Film

Per favore non toccate le vecchiette, o di come Mel Brooks fece il botto

E pensare che, se non fosse stato per l’insistenza di Peter Sellers, che per un caso fortuito lo vide in anteprima, Per favore non toccate le vecchiette non sarebbe mai uscito: il produttore non lo trovava abbastanza divertente. E invece finì che si accaparrò un Oscar per la miglior sceneggiatura e entrò nell’Olimpo delle migliori commedie americane di sempre. Metacinema, se pensiamo alla storia che racconta Mel Brooks in questo film del 1968.

Per favore non toccate le vecchiette, tradotto malamente dal molto più dignitoso The Producers, è la trasposizione su celluloide delle peripezie di Max Bialystock, produttore di Broadway in declino che tira a campare seducendo ricche vedove che in cambio di qualche complimento accettano di finanziare i suoi spettacoli; la sua vita scorre sempre uguale tra velette e bollette da pagare, quando, ciliegina sulla torta, alla sua porta bussa Leo Bloom, timido ispettore del fisco deciso a dare un’occhiata alla sua contabilità. Naturalmente i conti non tornano, ma le doppie partite fanno balenare alla mente dell’impacciato contabile un’idea geniale: paradossalmente, per un produttore come Max sarebbe una fortuna portare in scena un fiasco. In questo modo infatti potrebbe tenersi i soldi delle vecchiette, dato che le percentuali sulle quote versate sarebbero irrisorie. Certo, in caso di successo la faccenda si complicherebbe non poco…

Leo è restio, il mastodontico Max niente affatto: e indovinate chi avrà la meglio? Tra una catasta di copioni improbabili ecco che spunta Springtime for Hitler, scritto dal nostalgico Franz, che non esce di casa senza elmetto e fascia al braccio, con l’intento di riabilitare il suo amato Führer. Aggiungiamoci un regista che si agghinda come Moira Orfei e un primo attore che si fa soprannominare LSD, e cosa mai potrebbe andare storto? Beh… tutto. Lo spettacolo si rivela talmente grottesco – le ballerine con i giganteschi bretzel dorati e i boccali di birra in testa sono da manuale – da far sbellicare il pubblico dalle risate; Springtime for Hitler resterà in cartellone per anni. Fortuna che in galera si può sempre mettere in scena Prisoners of Love.

Per favore non toccate le vecchiette non dimostra gli anni che ha: dalla prima scena, con arzille nonnine che ululano “stringimi e straziami”, fino ai secondini che decidono di partecipare all’ultima produzione di Max, tutto quanto vi farà venire il mal di pancia a forza di ridere. Del resto, sappiamo bene chi è Mel Brooks, e pure gli attori che si è scelto per il suo primo film: Zero Mostel nel ruolo dell’imponente produttore, e soprattutto Gene Wilder nei panni dell’impacciato ragioniere che decide di assaporare il brivido per una volta nella vita. Il contorno non è da meno: Kenneth Mars è un perfetto nazista ormai fuori tempo massimo, Christopher Hewett l’istrionico regista in mascara e tacco dodici, Dick Shawn l’attrice – ehm, attore.

Proprio qui sta la forza di Per favore non toccate le vecchiette: in un’epoca in cui il politicamente corretto nemmeno si sapeva come scriverlo, ecco che si può prendere in giro senza alcun freno uno dei periodi più bui della storia, e allo stesso tempo portare in scena delle macchiette che oggi farebbero inorridire i benpensanti e che invece, combinate a un sedicente elogio del Terzo Reich, rendono questo film una modernissima bomba di comicità. E ancora: segretarie biondissime e svampite, portinaie che più portinaie non si può, copertine di Linus consolatorie; Per favore non toccate le vecchiette è un distillato di risate.

Francesca Berneri

Classe 1990, internazionalista di professione e giornalista per passione, si laurea nel 2014 saltellando tra Pavia, Pechino e Bordeaux, dove impara ad affrontare ombre e nebbia, temperature tropicali e acquazzoni improvvisi. Ama l'arte, i viaggi, la letteratura, l'arte e guess what?, il cinema; si diletta di fotografia, e per dirla con Steve McCurry vorrebbe riuscire ad essere "part of the conversation".
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