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Perché Ghost in the Shell non sarebbe mai dovuto diventare un film live action

Non è assolutamente bello trovarsi di fronte a questa situazione: un film acclamato a metà, ma che ha riscosso ingente successo tra il grande pubblico da un lato e un anime significativamente rivoluzionario ed altamente concettuale dall’altro. Obiettivo della trattazione: confronto diretto e schietto peggio di Russia-Germania a Leningrado. Al via il confronto tra i due Ghost in the Shell. Andiamo.

davide contro golia
Da un lato il gigantesco Golia a.k.a Ghost in the Shell anime, dall’altro il coraggioso Davide a.k.a Ghost in the Shell live action: sapete tutti come andrà a finire. E invece stavolta l’esito sarà diverso…

Onde evitare rivolte contadine o una nuova comune di Parigi premetto subitissimo che in quest’articolo sarà presente una quantità talmente abnorme di spoiler da rendere praticamente inutile la successiva visione di uno dei due prodotti dei quali si andrà a parlare. Preciso inoltre che questa non è né una recensione dell’anime di Ghost in the Shell né tanto meno una recensione del film, che trovate invece qui.

Prima cosa: perché confrontare le due produzioni? Tante sarebbero le risposte plausibili e motivate a questa domanda, tuttavia la nostra scelta ricadrà su un’unica motivazione: i due soggetti sono a tal punto simili (in alcuni tratti identici) da renderne necessario il confronto. Se la motivazione non vi soddisfa, allora prendete questo articolo come il grido vigoroso di un nerd al quale hanno tolto la connessione internet mentre stava per concludere la visione del quattrocentosettesimo episodio di Star Trek… di fila.

GESTIONE DELLE SCENE

Se esiste una qualsiasi cosa ben realizzata nel Ghost in the Shell film, questa è proprio la disposizione visiva delle scene. Il regista Rupert Sanders infatti ha saggiamente scelto di mettere in scena inquadrature praticamente identiche a quelle che troviamo nell’anime, permettendo al film di calarsi bene nel contesto e al contempo di creare un universo che tutto sommato, a primo impatto, spacca in due lo schermo. Sì, perché, tralasciando le sequenze introduttive iniziali, le prime vere e proprie scene in cui inizia a delinearsi il contesto restituiscono uno spettatore dalla mascella fratturata per lo stupore. I colori, gli ambienti e la rappresentazione del maggiore Mira Killian (Motoko Kusanagi nel prodotto originale) lasciano i conoscitori dell’anime completamente estasiati e ben speranti. In particolare la scena della caduta libera del maggiore dal grattacielo con contemporanea riduzione all’invisibilità è esattamente identica tra i due estremi del confronto per inquadrature e modalità rappresentative.

ghost in the shell caduta

ORDINE CRONOLOGICO E SCELTE NARRATIVE

Iniziano i problemi. Subito dopo la bella scena della caduta dal grattacielo arriva il primo grattacapo: le reminiscenze dell’anime contrastano con ciò che sta succedendo nel film, perché quest’ultimo segue un ordine cronologico diverso e sceglie di aggiungere liberamente sequenze che nel prodotto originale semplicemente non esistono. Motivo? Boh. Apprezzo che voi apprezziate la mia serietà nello scrivere, siete dei tesori. Cooooooooomunque, in un contesto differente aggiungere nuova narrazione a un remake o fare scelte narrative diverse non sarebbe stato un problema. Tuttavia, in un film che per il 92,3334% (percentuale calcolata scientificamente) è identico all’opera della quale è la derivazione, questa scelta risulta destabilizzante. Mi spiego meglio: io nerd che nei primi 3-5 minuti di film ho praticamente rivisto l’anime che mi ha fatto sbavare anni addietro, dispongo ora di una condizione mentale tale (ups, gioco di parole) da aspettarmi che il film non sia altro che l’anime ma con personaggi in carne ed ossa, cosa che difatti dovrebbe essere un film live action, o sbaglio?

E invece no, la narrazione prende una piega diversa, ciao ciao reminiscenze nerd e il film diventa una merda. Ma attenzione, colpo di scena! La trama torna sui binari originari e prosegue nella trattazione dei temi classici! Troppo tardi, il film rimane una merda.

AMBIENTI

Ho detto in precedenza che le ambientazioni delle scene iniziali lasciano estasiati, ed è vero, ma purtroppo non avevo ancora visto niente. Difatti col progredire della trama e col conseguente allargamento degli spazi emerge un contesto ambientale che nulla ha a che fare con l’anime. Il problema è che ciò che sembrava esaltante diventa esasperante: troppi neon, troppo buio, troppo fumo, troppo caos e troppo movimento sono tutti elementi che tolgono a Ghost in the Shell il caratteristico stile riflessivo e meditativo. La realtà ambientale del film sembra appartenere molto di più a qualcosa che sta a metà tra Blade Runner Tron: Legacy e si allontana fin troppo da quella metropoli giapponese grigia e cupa tipica dell’anime nella quale si sente in ogni scena il peso dell’esistenza. Ciò che mette in scena il film è invece una metropoli non cupa, ma buia che però rimane colorata e non è nient’altro che una rappresentazione dell’America super industrializzata.

Ma il cyberpunk? Il cyberpunk c’è a livello di contesto, ma gli ambienti ahimè sono un’esasperazione esaltata di questa corrente artistica, talmente esaltata da risultare opprimente e fastidiosa: sembra che il regista abbia dovuto a tutti i costi rendere ogni scena il più cyberpunk possibile, producendo un’inutile esagerazione.

cyberpunk

PERSONAGGI

Tolta la buona interpretazione di Scarlett Johansson, i personaggi sono tutti sterili e completamente privi di carisma: complice una sceneggiatura poco memorabile, nessuno dei protagonisti coinvolti nell’azione del film rimane impresso nella memoria di uno spettatore che si approccia per la prima volta all’universo di Ghost in the Shell. Nessuno tranne uno, che si salva in extremis. Sto parlando di Batou, interpretato da Pilou Asbæk: vuoi che l’interpretazione attoriale è stata senza ombra di dubbio la migliore di tutta la pellicola, vuoi che il personaggio di Batou è carismatico per definizione, ma l’omone ciecato è stato davvero l’unico personaggio che ha qualche possibilità di lasciare un segno sulla lapide mortuaria di questo film. Spero per il buon Asbæk che la prosperosa Scarlett lo abbia ricompensato con una serata piccante… dicevamo?

scarlett johansson Pilou Asbæk

AZIONE VS RIFLESSIONE

Ma film, che cosa combini? Prima di tutto, per chi non conosce l’anime: il capolavoro di Mamoru Oshii è costantemente caratterizzato da una profonda riflessione sull’io e sull’esistenza. Colonna portante di questa effigie dell’animazione è la perenne ricerca della propria identità, portata all’estremo in un contesto cyberpunk dove chi sei veramente sembra non importare, dove la distanza tra uomo e macchina, o meglio, tra uomo e cyborg diventa sempre più sottile giorno dopo giorno. Il possesso di una coscienza va ad identificarsi con il Ghost, questo particolare flusso che mantiene il cyborg tendenzialmente (o illusoriamente) umano, ma che allo stesso tempo lo rende schiavo di un contesto nel quale egli non sa nemmeno quale posto occupare. Il tutto è caratterizzato da intere sequenze dominate dalla potenza delle immagini e accompagnate unicamente dall’uso delle musiche, le quali lasciano spazio ad ampie finestre riflessive collocate in modo a dir poco intelligente nel corso dello svolgimento diegetico.

Mamoru Oshii è stato un maestro nel donare all’anime l’enorme qualità della compenetrazione tra coscienza e corpo, con tutti i pro e i contro che ne derivano. Detto ciò, immaginate questi concetti completamente svuotati o quasi del tutto inesistenti, toglietene la costruzione tramite dialoghi illuminanti e per finire riassumete tutto questo nella stupidissima frase “tu sei un ghost dentro la tua shell“. Fatto? Mooooolto bene, lo schifo che ne è derivato rappresenta il metodo con il quale il film tratta i temi originali presentati da Oshii nell’anime. Come stanno i vostri nervi? Molto male? Vi do il colpo di grazia finale e poi concludo: la “filosofia” del film viene completamente svelata dopo 3 minuti. Vi concedo qualche attimo di silenzio affinché le vostre grida riecheggino meglio.

ghost in the shell anime

Per il resto il Ghost in the Shell film è uno squallido film d’azione che preferisce mettere in mostra scazzottate e sparatorie al posto di immersioni sottomarine a carattere rivelatorio. Le scene d’azione sono lente e ripetitive e girate con un’alquanto dubbia abilità registica, per non parlare degli effetti speciali che, per quanto buoni, sono totalmente fuori contesto in quanto non necessari. Ma in fondo sono stati gli americani a bombardare il Giappone nel lontano ’45 no? Bene, a distanza di 72 anni lo stanno facendo di nuovo… cinematograficamente. La prossima bomba verrà sganciata direttamente su Death Note, siete pronti? LUNGA VITA AI BLOCKBUSTER!

Mario Vannoni

Un paesaggio in ombra e una luce calante che getta tenebra su una figura defilata. Un poco inutile descrivere chi o cosa sono io se poi ognuno di voi mi percepirà in modo diverso, non trovate?
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