Film

Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: storia di un fan tradito (due volte)

Classificazione: 2 su 5.

In genere io non soffro della sindrome da carenza di Tom Bombadil (o SCTB). Quando guardo un film tratto da un libro o da un fumetto non mi metto a polemizzare per ogni singola differenza rispetto alla materia d’origine. Certo, può capitare di provare una leggera delusione nel vedere che nella trasposizione cinematografica vengono tagliate parti che ritenevo fondamentali o semplicemente belle, ma se la pellicola è comunque ben fatta allora non mi lamento e mi gusto lo spettacolo senza problemi.

Tuttavia esiste un caso in cui proprio non riesco a passare oltre. Trattasi dell’adattamento di una popolare serie letteraria per ragazzi che io adoro (per non dire amo) e di cui non sono affatto riuscito ad apprezzare la versione filmica. E no, non si tratta di Eragon, benché condivida con quell’aborto la casa di produzione, la 20th Century Fox (sarà un caso?). Sto parlando dei due film Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo: Il ladro di fulmini e Il mare dei mostri.

Percy Jackson
Esatto, vi beccate due recensioni al prezzo di una!

Scritta dall’ex professore americano Rick Riordan (“Zio Rick” per gli amici), la saga di Percy Jackson è stata un autentico caso letterario, con più di 40 milioni di copie vendute in tutto il mondo e decine di premi vinti. Fantasy adolescenziale di ambientazione contemporanea, immagina che gli dei greci esistano davvero e che si siano trasferiti negli Stati Uniti e ha come protagonista Percy appunto, un semidio figlio di Poseidone. La serie principale, composta da cinque libri, ha avuto due seguiti, Eroi dell’Olimpo e Le sfide di Apollo, e si svolge nello stesso universo narrativo di altre due saghe scritte da Riordan, le trilogie di The Kane Chronicles e Magnus Chase e gli dei di Asgard. E in tutto questo non mancano racconti cross-over (altro che Marvel Cinematic Universe!).

Rick Riordan
Qualcuno faccia un monumento a quest’uomo!

Benché il primo romanzo, Il ladro di fulmini, fosse uscito in America nel 2005, io ne venni a conoscenza soltanto nel 2010, quando finalmente fu pubblicato in Italia. Giusto in tempo per l’uscita del film. Da buon studente del Liceo Classico, ho sempre avuto un debole per la mitologia greca perciò, spinto dalla curiosità, lo comprai. E ne rimasi folgorato.

La scrittura di Riordan è semplice ma avvincente, ed è intrisa di un umorismo semplicemente irresistibile. Sul serio, in ogni pagina c’è almeno una battuta o una situazione per cui è impossibile non mettersi a ridere a crepapelle. Ma ciò che rende questi libri veramente unici è l’assoluta fedeltà ai miti greci, unita alla cura con cui questi vengono riadattati al contesto moderno, spesso in maniera ironica. Così abbiamo l’Olimpo trasferito sull’Empire State Building, i Lotofagi che gestiscono un casinò di Las Vegas, Circe che è proprietaria di un centro benessere e così via.

Minotauro
Ah, c’è anche il Minotauro!

Mi aspettavo di trovare tutti questi elementi anche nel film, fiducioso nei confronti del regista Chris Columbus, che aveva già portato sullo schermo, fedelmente e con successo, i primi due Harry Potter. E invece mi scoprii a bestemmiare.

Non fraintendetemi, la pellicola è discreta. Se non avete letto i libri e vi piacciono le avventure fantastiche con protagonisti dei teenager potreste anche trovarla passabile. Ma rispetto al favoloso romanzo di Riordan costituisce un tradimento bello e buono, a partire dalla trama. Benché riprenda a grandi linee la storia del libro, l’adattamento infatti si prende numerose libertà narrative. La più palese è nell’età dei protagonisti: nella versione cartacea sono tutti dei ragazzini (Percy ha 12 anni), mentre nel film sono più grandi, all’incirca sedicenni. Ma questo è ancora il meno.

Come sarebbe? C’è dell’altro?

Nel libro i tre personaggi principali – Percy, Annabeth e Grover – devono affrontare diverse peripezie in giro per l’America. Nel film alcune di queste vengono modificate, molte completamente eliminate e altre addirittura inventate (come lo scontro con l’Idra). La rappresentazione del Campo Mezzosangue (il rifugio dei semidei) è inoltre parecchio differente rispetto alla descrizione di Riordan: mancano ad esempio le dodici “case”, ognuna dedicata a un diverso dio, in cui dormono i giovani eroi, sostituite nella trasposizione da abitazioni personali. Molto diverso è anche il finale.

A prescindere da tutte queste modifiche, che potrei anche sopportare facendo uno sforzo di volontà (ho già detto che non soffro della SCTB?), ciò che non perdono al film è di aver stravolto due degli aspetti che più amavo del romanzo: l’ironia e la mitologia.

Percy Jackson
Anche Percy è sconvolto

Ho già accennato a quanto la serie di Percy Jackson sia ricca di umorismo. Ebbene, nella pellicola di questo umorismo c’è ben poco. Se nel libro (quasi) tutto è trattato con leggerezza, qui il tono generale è molto più serio e quelle poche battute e scene divertenti presenti a stento strappano qualche risata. Anzi, a volte sono davvero stupide.

Le cose non migliorano quando ci si concentra sulla mitologia greca. Quello che dovrebbe essere il punto focale del film è paradossalmente il suo tallone d’Achille (giusto per rimanere in tema). Tanto è preciso lo Zio Rick nel gestire personaggi e situazioni provenienti dai miti e nell’inserirli in modo plausibile nella contemporaneità, quanto sceneggiatore e regista appaiono svogliati nel replicare la formula. Tutto ciò che rimanda ai racconti dell’Antica Grecia, dai mostri ai luoghi iconici, viene rappresentato in maniera superficiale, eccessivamente semplificata, a volte addirittura sbagliata (un esempio su tutti: essendo il film ambientato in primavera, Persefone non dovrebbe trovarsi negli Inferi, bensì sulla Terra).

Persefone e Ade
“Tesoro, non dovresti essere fuori a portare la primavera?”

L’impressione generale è che abbiano sacrificato fedeltà e approfondimento in favore della pura e semplice spettacolarità, limitando l’elemento mitologico, centrale nei romanzi, a una fredda “tappezzeria” dinnanzi a cui mandare avanti una storia che più scontata e commerciale non si può.

Forse l’unico aspetto (quasi) riuscito della pellicola è il cast. Il trio di protagonisti formato da Logan Lerman (Percy), Alexandra Daddario (Annabeth) e Brandon T. Jackson (Grover) non eguaglia in carisma quello Harry-Ron-Hermione dei film di Harry Potter, ma convince abbastanza. A brillare soprattutto è proprio Lerman, perfetto nel ruolo del giovane semidio. Notevole è anche il cast di supporto, che annovera un sacco di Attori con la A maiuscola nei panni delle diverse divinità e creature mitologiche, dal Chirone di Pierce Brosnan al Poseidone di Kevin McKidd, dalla Medusa di Uma Thurman allo Zeus di Sean Bean (in uno dei rari casi in cui non muore).

Zeus e Poseidone
Non ti possono uccidere se sei un dio

Per quanto abbia avuto un moderato successo commerciale, Il ladro di fulmini non ha avuto (prevedibilmente) una buona accoglienza da parte della critica e soprattutto dei fan. Forse è per questo che si è aspettato un po’ prima di procedere con il secondo capitolo, Il mare dei mostri, uscito ben tre anni dopo (un’eternità per una saga per ragazzi).

PJ_Mare_dei_mostri
Il trio è tornato (con qualche aggiunta)

Diretto non più da Chris Columbus, ma dal semi-esordiente Thor Freudenthal, questo secondo capitolo per certi versi lo apprezzo di più rispetto al precedente. Innanzitutto perché il regista ha avuto l’accortezza di inserire personaggi che, pur essendo presenti già nel primo libro, non avevano trovato spazio nella rispettiva trasposizione: sto parlando in particolare del Signor D, alias Dioniso (un divertentissimo Stanley Tucci) e della figlia di Ares Clarisse LaRue (Leven Rambin, più bella della sua controparte cartacea, ma ugualmente stronza).

Clarisse
Ci credereste che nel libro è un cesso?

In secondo luogo, Il mare dei mostri è più fedele nello stile e nell’atmosfera ai romanzi di Riordan, a cominciare dall’ironia, qui molto più presente. Dalla serie vengono anche ripresi molti elementi che erano stati ignorati da Il ladro di fulmini, come la Foschia e la barriera protettiva del Campo Mezzosangue. Infine è più in linea con il mondo dello Zio Rick il riadattamento dei miti greci alla modernità: il caso più evidente è nella rappresentazione di Ermes (Nathan “Castle” Fillion), che diventa proprietario di una società di spedizioni postali (e che possiede l’immancabile caduceo con George e Martha, i due serpenti parlanti, altra chicca presa fedelmente dal libro).

Ermes
Quando vogliono, sanno anche accontentare i fan

Peccato solo che la sceneggiatura di Marc Guggenheim stravolga ancora una volta la trama del romanzo, addirittura in misura maggiore rispetto al primo film, e continui a banalizzare la mitologia greca. Se nella prima metà le numerose libertà possono ancora essere giustificate con la necessità di adattarsi al finale della pellicola precedente, già nella seconda parte le differenze si fanno molto meno tollerabili. A irritare è soprattutto il fatto che l’impresa di Percy e dei suoi amici è stata eccessivamente condensata, tant’è che la parte del lungometraggio ambientata effettivamente nel “Mare dei mostri” occupa uno spazio infimo. Si perdono così quasi tutti gli episodi che nel libro costellano il viaggio, come Circe, le Sirene e Scilla (con tanti saluti alle analogie con l’Odissea).

Ma il peggio lo riserva il finale, con quella che è decisamente una delle più stupide licenze che si potessero prendere: Crono che, seppur per neanche cinque minuti, ritorna in vita. Un evento che nella serie avviene solamente alla fine del penultimo libro (quando si dice voler bruciare le tappe!). A rendere ancora più ridicola la faccenda è l’aspetto di Crono, che sembra uscito da una puntata dei Gormiti. Davvero imbarazzante.

Crono
Poi uno non si deve incazzare!

Inutile dire che Il mare dei mostri ha avuto un’accoglienza anche più fredda rispetto a Il ladro di fulmini, sia dalla critica che dal pubblico. Per i fan poi è stata la prova definitiva che la saga di Percy Jackson era finita in mani incapaci di replicarne la magia sul grande schermo. Tutto questo, insieme allo scarso successo al box office, ha definitivamente stroncato qualunque possibilità di veder continuare la serie al cinema. E forse è meglio così.

Magari gli studios ci riproveranno in futuro, quando capiranno come trasporre al meglio l’universo dello Zio Rick. Più recentemente si era parlato di una possibile serie prodotta da The CW (la stessa rete responsabile del DC Television Universe), anche se forse si tratta solo di un rumor. Quel che è certo è che le storie che hanno appassionato per anni i lettori saranno sempre impresse nelle pagine dei libriE lì nessuno le può toccare.


P.s. se siete fan di Percy Jackson, fate un salto dai nostri amici di Percy Jackson Series – Italy!

Fabio Ferrari

Classe 1993, laureato al DAMS di Torino, sono un appassionato di cinema (soprattutto di genere) da quando sono rimasto stregato dai dinosauri di "Jurassic Park" e dalle spade laser di "Star Wars". Quando valuto un film di solito cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno, ma talvolta so essere veramente spietato. Oltre che qui, mi potete trovare su Facebook, sulla pagina "Cinefabio93".
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