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The Philadelphia Story: scandali di un’altra Hollywood

 The Philadelphia Story: scandali di un’altra Hollywood

Chi non conosce Philadelphia?

Non si deve essere necessariamente grandi esperti di geografia per conoscere i nomi delle città più importanti degli Stati Uniti d’America: grazie al cinema e alla televisione tutti siamo a conoscenza del fatto che da qualche parte nel vasto continente americano si ergono le vastissime New York, Los Angeles, Chicago, San Francisco e molte altre metropoli dai nomi familiari alle nostre orecchie. Senza dubbio tutti abbiamo sentito nominare la città di Philadelphia (lasciando da parte le connotazioni alimentari che questo nome può farci rimandare alla memoria) in quanto questa fa da ambientazione a una serie di famosi film dei generi più disparati: dal drammatico Philadelphia (per cui Tom Hanks si aggiudicò il suo primo Oscar) alla famosissima saga di Rocky, passando per il primo lungometraggio di David Lynch, Eraserhead (1977), la cui decadente ambientazione industriale sembra essere ispirata proprio alla città del Pennsylvania.

Tra questi film vi si trova anche una commedia, e non una qualsiasi, bensì una delle più celebrate e ricordate del “periodo d’oro” del cinema hollywoodiano, nonché un’opera altamente rappresentativa dell’America dei ricchi degli anni Trenta e Quaranta: The Philadelphia Story di George Cukor del 1940, uscita in Italia con il titolo di Scandalo a Filadelfia, in cui recitano tre delle più grandi star del periodo, impossibile non conoscerle: Katharine Hepburn, Cary Grant e James Stewart.

Un genere tutto americano

Questo film appartiene al genere delle cosiddette “commedie sofisticate“, dove il termine sofisticate non indica il fatto che tali film siano diretti ad un pubblico snob ed elitario al di fuori del quale diventa intellettualmente impossibile comprendere tali opere; al contrario queste risultavano generalmente grandi successi al botteghino, in grado di intrattenere un pubblico di tutte le classi sociali. Il termine indica infatti che la narrazione ruota attorno a personaggi alto borghesi, con scene girate prevalentemente in interni e con dialoghi brillanti ricchi di allusioni e di sottintesi.

Il genere trae origine dalla cosiddetta slapstick comedy degli anni ’20, basata su una comicità composta da gag e incidenti (come nei film di Charlie Chaplin o di Stanlio e Ollio), da cui però si distingue per una narrazione ed un intreccio molto più complessi e “sofisticati” e per fare un uso minore di espedienti narrativi basati sull’azione fisica e dinamica dei corpi degli attori; espedienti di questo tipo non mancano però nel genere, come è possibile vedere in alcune scene del film, come in quelle in cui un personaggio secondario, un simpatico vecchietto, ci rende partecipe della sua abitudine di far trasalire le giovani e avvenenti donne palpeggiandone divertito e noncurante i fondoschiena (cosa che peraltro ci rende testimonianza dal maschilismo imperante della società dell’epoca, altro che scandalo Weinstein).

Il vecchietto all’opera con una delle sue vittime

Nello specifico questa commedia è considerata come uno dei migliori esempi di un particolare sottogenere della commedia sofisticata, quello delle cosiddette comedy of remarriage, in cui una coppia divorziava per poter intrattenere delle relazioni con altri partner, per poi risposarsi, espediente usato per rappresentare una relazione extraconiugale, all’epoca non accettata nel mondo cinematografico statunitense.

La trama e lo scandalo

Katharine Hepburn interpreta la protagonista del film, Tracy Lord, una donna divorziata di ricca famiglia, piena di sé, decisa e manipolatrice, che riesce ad apparire perfetta quanto una dea a qualsiasi uomo si ritrovi davanti, ma allo stesso tempo viene fortemente criticata a causa del suo atteggiamento moralista e per la mancanza di un cuore comprensivo nei confronti delle debolezze umane. Tutte le sue azioni sono orientate a far sì che gli altri abbiano un’ottima opinione di lei, lasciandosi indietro tutte le persone che in qualche modo ostacolano la sua apoteosi a causa di una qualche debolezza: lascia il suo primo marito (Cary Grant) per il suo problema con l’alcool e non vuole invitare suo padre alle proprie seconde nozze (con un uomo che sembra perfetto quasi quanto lei) a causa del suo interesse per le giovani donne, interesse che questa non vuole far presente all’opinione pubblica.

Ad ogni modo, la storia è ambientata nei giorni precedenti il nuovo matrimonio, impedito in ogni modo dalle azioni del primo marito e dai suoi complici, due giornalisti, uno dei quali interpretato da un eccezionale James Stewart (che per questa parte riuscirà a soffiare l’Oscar ad attori del calibro di Henry Fonda, Laurence Olivier e Charlie Chaplin), che a causa di un flirt con la protagonista porterà infine a farle superare i propri vizi e la sua paura di non apparire come una divinità discesa in terra, provocando alla fine del film lo scandalo cui fa riferimento il titolo italiano, ovvero la sostituzione alle nozze del proprio fidanzato con l’ex marito.

philadelphia story

Un’attrice in declino

È interessante il fatto che per questo ruolo in Philadelphia Story sia stata scelta proprio la Hepburn, dato che questa affrontava un periodo particolarmente difficile della propria carriera a causa di una serie di partecipazioni a film decisamente impopolari, ma in particolare l’attrice ebbe diversi problemi dovuti al proprio atteggiamento con il pubblico e con la stampa con la quale a volte era rude e provocatoria. A seguito di questo declino della sua carriera, la Hepburn si adoperò per avere una rimonta, ed ebbe molto successo nell’interpretazione del personaggio di Tracy Lord nella versione teatrale di The Philadelphia Story.

Howard Hughes, partner della Hepburn all’epoca (come viene rappresentato in The Aviator di Martin Scorsese, in cui questa coppia viene interpretata da niente di meno che Leonardo DiCaprio e Cate Blanchett), intuendo che la commedia potesse essere il suo biglietto per tornare fra le stelle di Hollywood le comprò i diritti cinematografici prima ancora dell’esordio sul palco. Il film fu uno dei più grandi successi del 1940 e fu il film con il quale il pubblico cambiò atteggiamento nei confronti di Katharine Hepburn e ne decretò il successo per gli anni a venire. Berg, biografo della Hepburn, descrive come nel film del ’40 il personaggio di Tracy sia stato realizzato perché il pubblico «ridesse di lei, ma che in ultima analisi, simpatizzasse con lei» e che la Hepburn ha sentito fondamentale per “ricreare” la sua immagine pubblica.

Un espediente geniale

Philadelphia Story è generalmente considerato come un’opera di fondamentale influenza sul genere delle commedie romantiche dei decenni successivi, influenza che si ripercuoterà in particolar modo sulla struttura narrativa di questo genere: una narrazione mossa dalla necessità del ricongiungimento di una coppia a seguito di una rottura. Inoltre la genialità degli sceneggiatori fa sì che da un lato si esalti l’istituzione del matrimonio (argomento caro all’opinione pubblica americana) mentre dall’altro si possa mettere in scena un caso di divorzio (che poteva dare problemi di censura negli anni del codice Hays).

Giuseppe Scarantino

Studente di storia, amante della letteratura e della buona musica durante il giorno, supereroe multimiliardario, playboy ed amante degli eccessi durante la notte... o semplicemente uno a cui piace guardare molti film (ma in fondo va bene anche così)
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