
Pieces of a Woman: la sconfitta della vita
Si Pieces of a Woman è uno di quei film pesantoni, da presa male e addio allegria. Se qualcosa potrebbe andare male sicuramente lo farà. Però ha anche dei difetti, tipo che c’è SHIA LABEOUF (scritto giustamente tutto maiuscolo) perché devo vedere ogni suo cazzo di film.
Per affrontare la visione di quest’opera drammatica e straziante bisogna rimboccarsi le maniche ed essere pronti al peggio, rischiando di piangere e d’incazzarsi con il destino o, per chi crede, con il buon Dio.

Questa è la storia di una giovane coppia che sta aspettando una bambina e vive questo momento fatto di sentimenti con gioia, ansia, ed emozione, fino a che dopo una trentina di minuti succederà qualcosa di brutto. (Non parlo del titolo che spunta fuori giusto un po’ in ritardo).
Pieces of a Woman è un dramma molto al femminile su come si può reagire ad un lutto.
Descrive infatti come un evento improvviso possa devastare le nostre vite, lasciando cadere a terra i personaggi, togliendogli addirittura una qualche possibilità di redenzione.
Il piano sequenza iniziale serve, in modo cinematografico, per far vivere allo spettatore quasi una sensazione di claustrofobia che, minuto dopo minuto lascia capire che potrebbe succedere qualcosa di terribile e si ha la conferma di questo quando si sente la frase: “Tranquillo andrà tutto bene”.
Pieces of a Woman mette in risalto come i rapporti famigliari possono andare in crisi se vivono certe situazioni, ma soprattutto se non si è disposti a trattare sui propri valori, preferendo compiere anche consapevolmente certe scelte solo per non dare ragione all’altra parte.
Eventi che inevitabilmente si dovranno subire poi in modo passivo, subendone anche le conseguenze peggiori.

È impossibile quindi stabilire cosa sia il torto o la ragione, perché ognuno decide come comportarsi a seconda di quello che ha vissuto sulla propria pelle. Martha e Sean riversano il loro senso di colpa all’interno del loro rapporto, che nel panorama cinematografico può essere qualcosa di simile alla violenza emotiva che ha reso grande Storia di un matrimonio.
Martha, appartiene a una famiglia borghese che probabilmente è riuscita a diventare ricca e potente seguendo il motto del sogno americano.
Lui invece, fin dall’inizio, sembra essere uno di quei giovani disillusi che covano una certa rabbia che, addirittura, potrebbe esplodere. Ma paradossalmente il modo che sceglie alla fine per esprimere il suo disagio fa più male rispetto all’impazzire completamente con una pistola in mano.
Un capitolo a parte lo merita la prova di Vanessa Kirby, che le ha permesso di vincere la coppa Volpi a Venezia: è magistrale, ed esprime tutto il woman power che Hoollywood ama. Preludio di statuina agli Oscar?

Forse può sembrare un po’ morbosa e quasi sadica la regia di Kornél Mundruczó, visto che lo spettatore entra totalmente nel dramma, ma rimane senza la possibilità di scegliere chi sia il bravo e chi ricopre la parte del cattivo.
Tutti i protagonisti , compresa l’ostetrica, hanno agito seguendo il proprio istinto, senza mai immaginare che la situazione possa diventare così drammatica.
Tutti seguono il copione della propria ragione e del proprio istinto, dovendo reagire e ribattere a tutto quello che gli succede attorno.
Noi invece seduti davanti allo schermo ce lo immaginiamo che succederà qualcosa di tragico anche se abbiamo scelto questo film senza leggere la trama. L’atmosfera di festa iniziale e addirittura romantica, se la guardiamo con un po’ di sospetto ci apparirà immediatamente sotto un’altra luce, pronta a rivelarci che qualcosa sta per succedere. Quindi anche lo spettatore alla fine proverà quasi un senso di colpa, come se fosse lì dentro la scena impotente, con le mani legate e senza voce.
Alla fine tutti, noi compresi, usciremo sconfitti dalla visione di Pieces of a Woman, con un bel groppo in gola e un misto di rabbia e tristezza.
Vedere questo film diventa quindi una scelta coraggiosa e un percorso utile per attraversare e vivere un dolore. Forse per la sua pesantezza ideologica non sarà apprezzato da tutti, ma alla fine rimarrà dentro lo spettatore come testimonianza che nella vita può capitare di dover superare situazioni terribili.
Alla fine è inevitabile: quando la vita ci sconfigge, l’essere umano sa che cadrà a terra in mille pezzi, con le ossa rotte e l’anima ferita.