
Pitch Black: Come iniziò la saga di Riddick

Primi Anni Duemila. Mentre mezza Hollywood si baloccava con le nuove tecniche digitali in kolossal immaginifici sempre più gargantueschi e spesso poveri di contenuti, nelle sale di tutto il mondo passò abbastanza in sordina Pitch Black, un piccolo slasher fantascientifico a budget nullo che di lì a poco si sarebbe costruito una piccola cerchia di fan, rendendo così possibile l’avvio di una trilogia composta da The Chronicles of Riddick e Riddick. Ambientato in un futuro non specificato, il film segue l’odissea spaziale di una nave costretta a un atterraggio di fortuna su un misterioso pianeta deserto. I superstiti capiranno ben presto che il corpo celeste pullula di pericolose creature aliene, e saranno costretti ad affidarsi alle abilità del pericoloso criminale Riddick per sopravvivere.
Diretto da David Twohy, sceneggiatore di Il fuggitivo, Pitch Black è un godibilissimo film d’intrattenimento, a metà tra Alien e Tremors, che strizza addirittura l’occhio a John Carpenter per quanto concerne la scrittura dell’antieroe Riddick interpretato da Vin Diesel, un assassino privo di morale e dotato di forza smisurata che però nasconde un cuore sotto la scorza da duro. Il grande pregio del film è quello di giocare sulle tensioni che nascono tra i variegati protagonisti sul pianeta. La scrittura dei personaggi è tutto sommato stereotipica ma ben delinea le loro differenze caratteriali e culturali, rendendo interessanti le modalità con cui essi si approcciano all’ostilità del pianeta.
La presenza carismatica di Vin Diesel non deve trarre in inganno: Pitch Black non è un concentrato di testosterone e adrenalina ad alto ottani, ma un film estremamente sobrio e quadrato, che limita l’azione a poche scene per favorire i dialoghi e i rapporti personali in vista della lotta finale per la sopravvivenza. Tra gli altri pregi va sicuramente menzionata la spettacolarità visiva del pianeta, fondata su nette e suggestive differenze di luce blu e aranciata, anche se a mio parere la fotografia abusa un po’ troppo della sovraesposizione cromatica, appiattendo così i contrasti delle immagini.
Visti i costi contenuti, la CGI è parecchio limitata, ma incredibilmente funzionale e di certo non peggiore di quella sfoggiata da certi “capolavori” più costosi usciti in quello stesso periodo. Per altro pure il design degli alieni, semplice ma accattivante, si aggiunge alle altre dimostrazioni di come, pur con poco budget e dettagli minimali, si possa comunque creare grande atmosfera.
Pitch Black segna il primo ruolo di spicco di Vin Diesel, allora emergente pur essendosi fatto notare in roba come Salvate il Soldato Ryan, che ci presenta un personaggio diverso dagli eroi tutti d’un pezzo, solitari e piuttosto banalotti che la star di Fast and Furious si ritroverà a interpretare negli anni successivi; un personaggio talmente riuscito e carismatico, quasi alla maniera di Mad Max, da acquistare vita propria.
In definitiva, consiglio questo film ad ogni amante delle botte da orbi fatte bene e a chi subisce il fascino di una fantascienza contaminata con l’horror; un intrattenimento orchestrato con poca grana ma tanta passione, che magari non colpirà al cuore o arricchirà la vostra cultura cinefila, ma di certo l’accompagnamento perfetto per una serata tra amici a base di pizza e leccornie varie.