Film

Please Stand By: attenzione, il cinema indipendente è salito sull’astronave!

“Si sa che alla fine Star Wars e Star Trek sono praticamente la stessa cosa”.

“Non mi piacciono i film sugli alieni”.

“Sono tutti uguali, non sanno più cosa inventarsi“.

Sicuramente abbiamo già sentito questi discorsi, qualcuno avrà finto di mantenere la calma con un sorrisino stampato in faccia mentre qualcun altro sarà sclerato male. Io Star Wars l’ho abbandonato con l’uscita del settimo capitolo, Il risveglio della forza, avendo la sensazione che il bene s’incarnasse in un protagonista uscito da un episodio di Hanna Montana, mentre il cattivone di turno ha l’aria del vincitore del premio “Pirla dell’anno”. Le cose che invece so su Star Trek riguardano le orecchie a punta di Spock e le discussioni in The Big Bang Theory.

Ma quindi perché sto facendo esplodere una guerra dei mondi tra quale delle due saghe sia la migliore? Chiedetelo a Wendy Welcott, protagonista di Please Stand By.

La giovane, interpretata con una dolcezza unica da Dakota Fanning, sembra una ragazzina come tante, ma nasconde un segreto. Abbinare il colore del maglioncino con un giorno della settimana, organizzare compulsivamente i vari impegni o impazzire da un momento all’altro non sono solo le stranezze tipiche dell’adolescenza, ma sintomi d’autismo.

Lottando con i vari problemi che può causare questa malattia, cerca di condurre una vita normale, senza piangersi addosso. Quando la Paramount Pictures lancia un concorso per creare nuove storie di Star Trek, insieme all’aiuto del fan, Wendy accetta subito la sfida.

Le cose però si complicano quando i sogni si scontrano con la burocrazia e le difficoltà di un viaggio improvvisato. Sulla strada verso Los Angeles incontrerà dei veri e propri stronzi che si approfittano della sua ingenuità, o figure che quasi assumono ruoli paterni e materni, pronti a capire e dare aiuto. Uno di questi è Frank (Patton Oswalt), simpatico poliziotto conoscitore della lingua klingoniana.

Wendy pian piano riesce a sviluppare una nuova consapevolezza di se stessa, ribellandosi ai problemi, riuscendo a conoscere sempre più il proprio mondo.

Il tema della malattia viene trattato con molto rispetto, ma allo stesso tempo con una leggerezza tipica delle ballate rock che risuonano in sottofondo. Dakota Fanning riesce a portare in scena personaggi come questo con una naturalezza unica che si amalgama all’esperienza delle attrici Toni Collette e Alice Eve.

Ben Lewin segue la protagonista nel suo viaggio, girando un film a stretto contatto con la realtà. Ho voluto dare mezza stellina in più nella valutazione proprio perché questa scelta concettuale non viene mai tradita. L’ombra di un finale costruito in maniera molto favolistica effettivamente all’inizio esiste. Si rischia, forse, di avere quella sensazione di star per mandare giù controvoglia un dolcissimo boccone fatto di felicità e illusione, questa però improvvisamente svanisce con l’apparizione dei titoli di coda e la consapevolezza che il tutto non sia stato fatto con l’idea di vendere meglio il film.

Please Stand By è l’esempio perfetto di come è possibile raccontare storie credibili senza voler strafare a tutti costi. È un grido di speranza mescolato con classico mood tipico del cinema indipendente, capace di costruire un film semplice e sincero. Così realtà batte fantascienza 1-0 riuscendo a emozionare anche il pubblico più nerd.

Nicolò Granone

Simpatico, curioso, appassionato di cinema, sono pronto a esplorare l'universo in cerca di luminosi chicchi di grano da annaffiare e far crescere insieme a voi, consigliandovi ogni tanto film da scoprire qui alla luce del Sole.
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