
Polar: eccessività e indecenza senza misura alcuna
Una pellicola che racconta della pensione di un sicario provetto non è certo una pellicola che vuole prendersi sul serio. Polar infatti non lo fa, e proprio per questo è squisitamente gore. Distribuito da Netflix il venticinque gennaio, Polar, diretto da Jonas Åkerlund, vede protagonista Mads Mikkelsen come ex dipendente della Damocles, azienda specializzata in offrire un efficiente servizio di assassini. Duncan Vizla, nome in codice Black Kaiser, compie cinquant’anni e, politica della Damocles, viene mandato in pensione. Come liquidazione a termine del servizio lavorativo deve ricevere otto milioni di dollari che, la Damocles, capeggiata da una sadica macchietta di nome Mr. Blunt (Matt Lucas), non vuole certo sborsare. Per questo sguinzaglia contro Vizla i suoi compari assassini.
Per godere pienamente di Polar, tratto dalla graphic novel Polar: Came From the Cold di Victor Santos (Dark Horse), bisogna sospendere con cura la propria incredulità, sospenderla del tutto, anche per quanto riguarda l’iper violenza che viene raffigurata. Si tratta di un accanimento irreale, saturato ed eccessivo, Åkerlund è un po’ un Miike agli inizi e parecchio sotto livellato anche, ma sicuramente si diverte un sacco nel fare quello che fa.
Che il film voglia divertirsi del resto è abbastanza chiaro; un sicario che è un impiegato provetto, una banda di assassini evidentemente sopravvalutata, l’aggiunta di una vicina di casa angosciata che sembra messa lì per caso (Vanessa Hudgens, tra l’altro discreta nella performance), tutti elementi che rendono le due ore di film una valanga di incredibili insensatezze che possono fare solo due cose: disgustarvi o divertirvi.
In tutta questa baraonda sta comunque un perfetto Mikkelsen con lo sguardo da lupo, in una veste istintiva, solenne, che smorza tutto il caos colorato e saturatissimo che regna intorno a lui, regolando i conti negli stilemi del one-man army. Vizla funziona perché ben bilanciato nei temi di contraddizione e ossessione, con l’aggiunta di hint ben caricati relativi a qualcosa che sappiamo prima o poi dovrà venire a galla.
La pellicola riesce a catturarvi senza scampo quando vi rendete conto che, malgrado l’eccessività di alcune scelte, ormai siete entrati nel sistema, non potete di certo uscirne proprio adesso, chiaro.
La spinta arriva dalla curiosità, dal tuffo improvviso in un turbine di violenza che riesce a scandagliare con cura il ritmo e trasforma, se siete amanti del genere, questo ritmo in vero e proprio entusiasmo. La ricerca da parte dei sicari della Damocles di Vizla è rocambolesca, porterà questi indecenti serial killer a incontrare personaggi abietti e orripilanti, pezzi di carne parlante che loro renderanno ancora più malconci.
Questa parte è un po’ il cuore caldo del film: dobbiamo fare qualcosa, ma in ogni caso il risultato sarà un bagno di sangue e un gran casino lasciato dietro. Un film del genere è chiaro che proceda per immagini, per estetismi brutali ben calibrati. All’inizio in effetti si ha addirittura l’impressione di vedere una pellicola di almeno dieci anni fa, con un gusto eccessivo per scenette ben orchestrate e personaggi macchietta che tuttavia non voglio essere tali. Eppure qui non si tratta di un’operazione nostalgica: Polar non vuole essere un film che ricorda qualcos’altro, ma semplicemente una fotografia molto violenta, che, anche se non diventerà mai un film che vi porterete dietro, vi avrà sconquassato con cura ben due orette piene, piantandovisi nella corteccia, impedendovi di fare altro.
Se quello che Polar vuole fare è inserirsi in una perfetta scaletta pulp in questa operazione, fallisce probabilmente. La pellicola è complice di alcuni difetti, primo tra tutti il voler a tutti i costi riempire ogni spazio e rincarare la dose cercando in momenti di scorretta lucidità di provare a prendersi sul serio.
Ma si tratta comunque di un film abbastanza generoso nella sua indecenza, oltre il limite in una maniera deliziosa.