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Power Rangers – Il film | Se dev’essere trash, allora che sia grande trash

Power Rangers – Il film è la magia del trash tipicamente anni Novanta. Riviviamone la leggenda.

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Ci stanno per ricascare, lo stanno facendo di nuovo: tra non molto avremo un nuovo film dedicato al franchise dei Power Rangers. Nel 2017. Ebbene sì, miei adorati. Ma a noi non interessa: possiamo guardarlo come non guardarlo, amarlo oppure odiarlo, a noi è bastato questo, il capolavoro immortale datato 1995 e recante la firma imperitura del regista visionario Bryan Spicer (chi???).

I Power Rangers sono stati un cardine importante della vita infantile di tutti i nati tra anni Ottanta e Novanta. Giunti in Italia nel 1994, anno che verrà ricordato per il suicidio di Kurt Cobain, il gol di Savicevic in finale col Barcellona e l’arrivo in Italia dei sei rangers multicolore, hanno immediatamente spopolato tra tutti i marmocchi dell’età del sottoscritto. I Power Rangers sono diventati in fretta uno state of mind, capaci di attrarre anche il pubblico femminile inserendo furbescamente le due ranger Rosa (Kimberly) e Gialla (Aisha).

Cos’è successo poi?

Beh, siamo negli anni Novanta, se hai una serie di successo e non ne fai un film trash non sei veramente nessuno. E così eccoci, finalmente, con la solita produzione giappo-americana pronta a farci dilapidare i risparmi accumulati con tanta fatica dai nostri sventurati genitori. Perché noi quella dannata videocassetta e quelle dannate action-figure e quel dannato materiale scolastico griffato Power Rangers li esigevamo. Cazzo se li esigevamo.

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Nel film succede tutto molto a caso (una delle cifre stilistiche di questa tipologia di film): mentre i Power Rangers fanno una raccolta fondi lanciandosi col paracadute viene rinvenuto in un cantiere un gigantesco uovo viola, seppellito da Zordon migliaia di anni prima e contenente il malvagio Ivan Ooze. Il villain riesce a vendicarsi di Zordon, distruggendo la base dei Rangers e costringendoli ad andare sul pianeta Phaedos per ritrovare il potere dei Ninjetti e ritornare sulla Terra per fare il culo a strisce a Ooze con i nuovi megazord. Nel mentre il cattivone è riuscito a soggiogare gran parte della popolazione mondiale con il suo liquido/fango viola (l’Ooze, appunto) al fine di schiavizzarli e fargli disseppellire i suoi Titani Ectomorfici (ripetete con me “Titani Ectomorfici”, ma avete idea di cosa può scatenare un nome come questo sulla fantasia di un bambino?).

La vicenda si concluderà chiaramente con una bella sessione di botte da orbi tra robottoni giganti che volano fino allo spazio, il tutto condito da computer grafica degna della pubblicità Tassoni, mascheroni pongosi che sono una gioia per gli occhi di tutti i nostalgici, combattimenti fintissimi e attori cani che più cani non si può.

Eppure…

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Eppure questo film è bello, è una stilettata al cuore di tutti i bimbi grassi che sgranocchiavano patatine davanti alla tv sognando il loro ranger preferito, avvolgendo e riavvolgendo nastri di VHS in cui sostanzialmente infondevano la loro stessa vita. Perché alla base di tutto ci sta un’idea geniale: prendi adolescenti di bell’aspetto, conferisci a ognuno di loro un colore e una caratteristica ben distinta, gli fai combattere dei mostri a bordo di robot enormi e gli fai assemblare questi robot in altri robottoni ancora più giganti. Questo è genio. Questa è illuminazione.


Potrebbe ripetersi questa magia nel 2017?

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Dipende. Dipende da cosa se ne vuole la fare. La cosa peggiore sarebbe cercare di riadattare il mood ai tempi moderni in modo da piacere ai “bimbi di allora” (che ormai è il segmento di mercato a cui il cinema mira di più). Si potrebbe pensare di mantenere i vecchi standard, ma per i bambini di oggi, abituati a ben altro, risulterebbero goffi e stantii. Insomma, il puzzo di schifezza è dietro l’angolo, ed è per questo che oggi stiamo parlando di un prodotto quantomeno onesto col suo tempo e col suo pubblico.

Nel 1995 Power Rangers – Il film ci poteva (anzi ci doveva) stare, nel 2017 meh, vedremo, chissà, probabile di no.


Ode ad Ivan Ooze

Risultato immagine per power rangers il film 1995Ci sono film che abbiamo visto e rivisto, ma che sono stati dimenticati in fretta e furia, sommersi dalle sabbie del tempo, oppure sostituiti da altre pellicole più conclamate o che semplicemente ci hanno trasmesso di più. In mezzo a questi veli di memoria e nostalgia, uniti e picchiati insieme come fogli di papiro, ci sono volti, voci, battute, figure uniche e indimenticabili, residui di un mitologico tempo che fu, pagliuzze, sedimenti induriti e nascosti nell’ombra, splendidi come diamanti: uno di questi è Ivan Ooze.

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Ora lo ammetto: questo articolo è un gigantesco MacGuffin per parlare di lui, della sua incredibile presenza scenica, della memorabilità di ogni sua battuta, dei suoi siparietti. Uno di quei cattivi veramente cattivi, ma allo stesso tempo incredibilmente buffi, che ti stanno simpatici a pelle. Ricordo la scena in cui, una volta aperto l’uovo, si ricompatta e si presenta agli scagnozzi che lo hanno risvegliato, si scrocchia il collo e butta lì un:


Meraviglioso. Violaceo e meraviglioso.

 Ivan Ooze è il personaggio che dà al film quel surplus per non essere dimenticato, per restare indelebile nella memoria anche di chi – come il sottoscritto – non vede Power Rangers – Il film da una quindicina (sto ovviamente esagerando la cifra per non farvi sapere quanto di recente l’ho rivisto) di anni.

E poi i combattimenti coi Megazord, i Titani Ectomorfici, gli animali guida, i kimono colorati, le battute tristissime, i combattimenti finti come il rigore dato alla Juve: ma quanto era bello tutto questo?… cioè, intendevo quanto era brutto? Sì, insomma, ma quanto era schifosamente, indimenticabilmente trash?

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Federico Asborno

L'Asborno nasce nel 1991; le sue occupazioni principali sono scrivere, leggere, divorare film, serie, distrarsi e soprattutto parlare di sé in terza persona. La sua vera passione è un'altra però, ed è dare la sua opinione, soprattutto quando non è richiesta. Se stai leggendo accresci il suo ego, sappilo.
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