Film

Primo trailer di “Luca” della Pixar: stereotipi, sì, ma per lo più giusti

Habemus finalmente un primo, breve trailer per Luca, il film Pixar diretto da Enrico Casarosa. Lo aspettiamo con grande fomento in primis perché siamo sempre stati grandi fan dei Pixar Animation Studios, in secundis perché il regista è italiano, infine perché il film stesso è ambientato in Italia e per giunta nemmeno in una location così scontata: la riviera ligure.

Sì, il campanilismo ci muove, ma anche un senso di risarcimento: non sono molto frequenti le incursioni nel nostro paese da parte Disney, che sembra aver avuto sempre e solo una predilezione per i cugini francesi (Gli aristogatti, La bella e la bestia, Il gobbo di Notre-Dame, Ratatouille, solo per citare i principali) e a noi ci ha sempre filato poco.

Persino il classico Pinocchio del 1940, adattamento del più celebre romanzo per bambini in lingua italiana, subì a suo tempo un totale “washing” di tutti gli elementi di italianità o toscanità e fu ambientato in una sorta di contesto svizzero-austriaco-tirolese.

Infami.

Non ci sono classici Disney ad ambientazione italiana, solo una occasionale e macchiettistica incursione in un ristorante italiano in Lilli e il Vagabondo.

Ok, è una delle scene più famose della storia del cinema, ma direi che non è sufficiente.

Vi viene in mente Romeo, il gatto romanesco de Gli aristogatti? Purtroppo neppure quello è da contare, visto che nella versione originale non è italiano, ma irlandese e si chiama Thomas O’Malley.

Poi ci sarebbe Cars, con la Cinquecento Luigi e il suo compare Guido, un cameo di Schumacher a rappresentanza Ferrari e una fantomatica località italiana chiamata “Porto Corsa” in Cars 2, che pare più Montecarlo che non la costiera amalfitana.

Ecco, direi basta. I riferimenti finiscono più o meno qui.

Quindi, lo stupore è grande all’idea di avere un intero film in cui il nostro territorio ha invece un ruolo per la prima volta di primo piano. Non una delle solite grandi città che prestiamo spesso ai film hollywoodiani – Roma, Venezia, Napoli – e nemmeno una scelta scontata come Portofino, ma una zona molto meno battuta dal cinema, seppur turistica al massimo: quella delle Cinque Terre. In cui un paesaggio unico al mondo si unisce a un’urbanizzazione peculiare, al cibo, all’agricoltura, alla pesca. La zona per eccellenza dei “contadini vista mare”.

Per me che scrivo in questo momento l’emozione è esponenziale, essendo io ligure e molto abituata a questi luoghi. Su YouTube ho già postato un video dove mi soffermo proprio sull’analisi dei vari passaggi del breve trailer, che danno tocchi di realismo al tutto:

Qui aggiungo che, come la Parigi di Ratatouille, la riviera ligure sembra in Luca non fungere da semplice scenario della storia, ma svolgere quasi un ruolo di protagonista accanto ai due principali, il duo di ragazzini/tritoni sotto copertura.

Diverse persone hanno trovato un parallelo tra questo film e Chiamami col tuo nome, altra pellicola mainstream degli ultimi anni in cui la campagna attorno a Crema diventava luogo dell’anima al centro stesso della narrazione. E il parallelo diventa tanto più stretto sapendo che, in origine, il romanzo da cui è tratto Chiamami col tuo nome è ambientato anch’esso proprio nella riviera ligure.

Anche se Luca non arriverà a essere una storia d’amore tra i due giovani Luca e Alberto – un po’ troppo minorenni – è già chiaro dal trailer che la natura segreta dei protagonisti, apparentemente mostri marini camuffati da esseri umani, sarà anche evidente metafora del rapporto col “diverso”, costretto a nascondersi per poter essere accettato. Che può essere interpretato in chiave arcobaleno come etnica come letterale. I due ragazzi, infatti, sembrano doversi confrontare con un’umanità non molto accogliente, quella di un piccolo borghetto chiuso e diffidente. Un normale borgo ligure, insomma.

I liguri, notoriamente, sono oltre ogni ideologia: odiano chiunque venga a rompere loro il belino, senza discriminazione di sorta.

Ho letto, come dico nel video, diverse lamentele in merito a presunti stereotipi presenti nel materiale promozionale che, paradossalmente, da genovese non ho patito così tanto. Non posso negare che esistano, come però esistono in qualunque film Disney – fanno stereotipi sugli americani, vuoi che non ne facciano sugli europei? Ma mi è sembrata, comunque, una evoluzione intelligente dello stereotipo.

Sì, l’Italia non è quella di oggi, ci sono i classici uomini baffuti in coppola e le veciusse con lo scialle che stendono i panni, e sì, si beve caffè espresso si mangia gelato si corre in Vespa e si gioca a Scopa, ma a parte questi aspetti più banali si toccano anche altri stereotipi ben più circostanziati: la focacceria, il pesto, le architetture fantasiose delle casette colorate a picco sul mare. Tutte qualità che tutto sommato trovano riscontro, puntuale, nella realtà.

Questa è una foto vera, di Manarola.

Ho apprezzato molto, per esempio, che anziché proporre il cliché generalista dell’italiano amichevole e compagnone, qua trovi campo invece lo stereotipo “giusto”, ovvero quello del ligure serio, introverso e sospettoso. Tanto che un sacco di pagine regionali stanno molto scherzando sul fatto che, nel trailer, si veda un classico esempio di (non) accoglienza ligure, finalmente rappresentata con giustizia a livello internazionale.

Del resto, Casarosa non solo è italiano ma è genovese, quindi conosce quantomeno bene il capitale umano del territorio.

Più lontano dalla realtà locale è sicuramente l’elemento fantasy: incredibilmente, in Liguria esiste più una mitologia a tinte fosche legata alla terra e ai boschi – fate, fantasmi, streghe, draghi, basilischi -, che non al mare. Il mare nella leggenda ligure è spesso, invece, un elemento quasi amichevole: quelle poche storie che trattano di mostri marini o spiriti delle acque li dipingono come numi tutelari, pronti a intervenire per aiutare gli esseri umani. Non esiste, oggettivamente, un timor panico verso le creature marine come quello rappresentato nel trailer.

I due sirenetti di Luca potrebbero inscriversi perfettamente in questa tradizione, ma la loro natura è in questo caso più vicina a leggende del meridione italiano, come quella di Partenope a Napoli o di Colapesce in Sicilia – un giovane pescatore dotato del potere di nuotare a grandi profondità. Quindi c’è da immaginare che, nonostante la precisione dei luoghi rappresentati, si andrà a pescare (battuta involontaria) anche dal patrimonio culturale di altre regioni italiane.

Pure il nome del paese in cui si ambienta Luca, e che si evince dai quotidiani visibili in una scena del trailer, è d’invenzione e una specie di mash up: “Portorosso”, evidente mix tra paesi come Portovenere e Monterosso, la più grande delle Cinque Terre.

Il film dovrebbe uscire in sala, se tutto va bene, nell’estate 2021, il che ne fa una delle tante grandi incognite visto che mentre scriviamo ancora non sappiamo se i cinema saranno aperti a quel punto e se lo saranno in tutto il mondo. A differenza di un Black Widow, appare poco difficilmente spostabile proprio in virtù della sua ambientazione: non avrebbe molto senso far uscire un film tanto “estivo” dopo settembre.

Quindi, per ora, la mannaia di Disney + gli pende, in parte, sulla testa, e speriamo che la possa scansare perché questa per l’Italia è una grande occasione, quasi un unicum. Se ci si riflette, infatti, non sono molti i casi in cui un film Pixar è tanto geograficamente connotato. Accantonando gli esempi già citati sopra, quello a cui fuor di dubbio si avvicina di più per tematiche e atmosfere è sicuramente Coco – anch’esso zeppo di stereotipi, ma bellissimo. C’è soltanto da sperare che Luca possa rappresentare per la Liguria quello che Coco è stato per il Messico.

Noi rimaniamo in trepidante attesa di capire quale sarà il suo destino e, nel frattempo, sogniamo il momento in cui anche noi potremo tornare a tuffarci nel mare blu in libertà. E, in una bella sera d’estate, andare al cinema.

Che siamo tritoni in incognito o meno.

Francesca Bulian

Storica dell'arte, insegnante, fangirl, cinefila. Ama i blockbusteroni ma guarda di nascosto i film d'autore (o era il contrario?). Abbonata al festival di Venezia. "Artalia8" su YouTube, in genere adora parlare di tutto ciò che di bello e sopportabile gli esseri umani sono capaci di produrre.
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