Quando il sequel ti arriva tra capo e collo, ma non ne sentivi affatto il bisogno
L’epoca dei sequel fuori tempo massimo
Perché parlare di sequel oggigiorno? Perché questa è l’epoca dei seguiti fuori tempo massimo, ovvero dopo 10-15-20 o addirittura 30 anni dal capitolo precedente.
Pensiamo alla programmazione recente e la vedremo costellata di roba come Star Wars VII, Indipendence Day: Rigenerazione, Poltergeist 2, Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo, Blade Runner 2, Trainspotting 2, Alice attraverso lo specchio, Jurassic World, Il cacciatore e la regina di ghiaccio, Animali fantastici e dove trovarli, eccetera eccetera. Non tutti sono usciti, e quindi bisogna frenare il giudizio per non scadere nel pre-giudizio (capitan Ovvio è il mio maestro shaolin), ma viene da chiedersi: perché?

Perché ad Hollywood assistiamo da anni a un famigerato crollo dell’inventiva? Perché per vedere un film originale, con una storia avvincente e non scontata bisogna sempre andare nell’indie-indie-indie-pendente?
La cosiddetta Crisi delle Idee pare aver colpito più di tutti la categoria degli sceneggiatori di blockbuster che, a quanto pare, o scarseggiano o non vengono fatti lavorare. Per quale delle due propendiamo? Decisamente la seconda visto che per le case di produzione conviene sempre e comunque puntare sull’usato sicuro: sfornare il sequel di un film di successo piuttosto che scommettere su un progetto nuovo e ambizioso è (sempre stato) commercialmente più vantaggioso. Il pubblico intanto è bue: basta attirarlo con un brand che già conosce et voilà, il successone fracassa botteghino è sfornato. Questo significa che il risultato sia sempre un film convincente? In tutta onestà quasi mai (il nuovo Star Wars è, a mio avviso, una delle rare eccezioni che mi hanno convinto).
Ecco dunque che siamo noi spettatori a trovarci in eredità un pacco e mezzo di filmetti fracassoni ad alto budget che nel migliore dei casi li guardi e te li dimentichi, nel peggiore recano sodomitica violenza a pellicole alle quali magari eri anche legittimamente affezionato.
I sequel inutili
Non che il fenomeno del sequel a tutti i costi sia tipico dei nostri giorni. Da sempre abbiamo assistito alla produzione indiscriminata di tutto ciò che è seguito: basti pensare alle saghe infinite di Rambo, Rocky, Alien, Predator, Nightmare, Halloween, Transformers, Jurassic Park, Fast & Furious (eccovi la nostra recensione dell’ultimo, aberrante, capitolo), saghe supereroistiche (che prima della genesi del MCU hanno sfornato anche sonore porcate come Spiderman 3), e chi più ne ha più ne metta.
Un conto dunque è il sequel giustificato: hai un buon prodotto di partenza, idee solide per proseguire e una storia che può legittimamente andare avanti. Il problema però è tirare per i capelli qualcosa che oggettivamente costituisce un blocco unico, esempio: come fai a fare un sequel di Donnie Darko? Come fai a fare il sequel di 300? Capisco che in questo caso ci sia la graphic novel su cui basarsi, ma il caro Snyder (autore anche di film che nuocciono al genere cinecomic come Batman v Superman, oppure film interessanti come Sucker Punch) avrebbe dovuto accontentarsi della prima pellicola da denti sul marciapiede e stivalata sulla nuca.
Stesso discorso (a parte che il primo è una gran figata) per Sin City – Una donna per cui uccidere, film scialbo e sostanzialmente inutile, che, pur facendo parte di un genere che amo come il noir/exploitation e avendo una graphic novel su cui basarsi, non convince affatto.

Prequel, remake, reboot, newquel, spin-off e mannaggia a chi m’ha messo al mondo
Ok, sentite il bisogno di un dizionario?
Vi aiuto io: leggete pure “paraculate”. La sfilza di anglicismi qui sopra si possono appunto riassumere con questa italianissima definizione più che calzante. Oppure, se abbiamo un’improvvisa voglia di perifrasi, “Operazioni commerciali atte a spremere un brand fino all’ultima goccia senza far sembrare che non abbiamo uno straccio di idea originale”.

Uno dei generi più floridi per queste paraculate sono gli horror, e allora giù di Halloween: The beginning, Non aprite quella porta di Nispel, Nightmare (quello del 2010, che si classifica di diritto tra i 10 horroracci più brutti degli ultimi tempi), Lo sguardo di Satana – Carrie, oppure il genere supereroistico, ad esempio la Dark Knight Trilogy di Christopher Nolan, gli Amazing Spiderman di Webb, personaggi come Hulk o lo stesso Spiderman interpretato da Tom Holland, che sono stati/verranno rimaneggiati per essere inseriti nel MCU (solo per questioni di diritti, non temete).
Attenzione, non si sta dicendo che tutti questi film citati siano delle merde, ma che questo è un trend ormai assodato e che catalizza le grandi uscite della ultima Hollywood. Pare infatti che i blockbuster più attesi non possano essere slegati da una logica di continuità con qualcosa d’altro, sia un film, sia una serie, un fumetto, un romanzo, un biopic e cazzi e mazzi.
Le eccezioni vengono quasi sempre da opere di autori come Scorsese (The Wolf of Wall Street), Tarantino (The Hateful Eight), Iñárritu (Birdman e The Revenant), lo stesso Nolan (Interstellar), Woody Allen (Cafè Society) e pochi altri, che riescono a far fracassi al botteghino facendo sempre e comunque il loro film.
Gli inutilissimi sequel dei classici Disney
Non voglio tediarvi, ma prima di lasciarvi vorrei ricordare a tutti voi quegli inutilissimi cartoni usciti solo in home-video che proseguivano le storie di classici Disney del calibro de Il re leone, Aladdin, Bambi, Mulan eccetera eccetera.
Come dimenticare gli aberranti Il ritorno di Jafar, Il re leone 2: il regno di Simba, Bambi 2, Il gobbo di Notre-Dame 2 – Il segreto della campana e via di seguito con una lunghissima lista? Ok che eravamo bambini e che quindi bastava piazzarci di fronte i nostri eroi per tenerci buoni, ma rivisti oggi sono davvero insopportabili, soprattutto per il frequente cambio dei doppiatori originali, che non si prestavano a queste commercialate fatte unicamente per vendere videocassette (ah, le care, vecchie VHS) ai marmocchi petulanti come noi.
Una piacevole e spassosissima eccezione? Il re leone 3: Hakuna Matata, ovvero la storia del primo, ma rivissuta dal punto di vista di Timon e Pumba.
Grazie per avermi seguito fino a qui col mio sproloquio. A voi temerari che siete giunti fino a qui posso fare una confessione intima: tenetevi forte, ecco il sequel che attendo più di tutti………..