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Quando l’adattamento linguistico è tutto: i 10 migliori

Lo so, lo so, i film si guardano in lingua originale. Non c’è bisogno che tiriate già fuori torce e forconi, è una cosa che faccio ormai abitualmente (più o meno). Su TheMacGuffin si è già dibattuto sulla questione a più riprese: c’è chi è assolutamente convinta dell’importanza della lingua originale; c’è chi ha cercato una via di mezzo per quanto riguarda i titoli. Ah, apro e chiudo velocemente una parentesi: tu, sceglitore di titoli e/o sottotitoli da itaGliano medio, sappi che c’è un girone all’inferno solo per te dove Gigi D’Alessio canta all’infinito mentre Giuliano Ferrara balla nudo la lap dance, sempre all’infinito. Parentesi chiusa. Comunque, io voglio tentare una terza via, spiegandovi subito il perché: quanti di noi sono cresciuti con i film doppiati? Aspetta un attimo che conto le mani alzate lì in fondo… bene, la risposta è tutti. Fino ai quindici, sedici anni direi, abbiamo sempre visto film doppiati, e ci sono frasi, nomi, espressioni e quant’altro che sono rimaste nel nostro immaginario. Ma sono rimaste in italiano, sono rimaste doppiate, con un adattamento dall’inglese, cambiando, per ovvie esigenze linguistiche, molto spesso quasi tutto dell’espressione originale.

Quindi ora vorrei imbarcarmi in un viaggio verso la nostalgia (spesso e volentieri demenziale) della mia, e spero vostra, infanzia. L’idea è quella di omaggiare dieci film dove i nostri traduttori hanno avuto il colpo di genio, e dove c’è una battuta che, trasposta dall’inglese all’italiano, non ha perso la bellezza originale (oppure è addirittura migliorata). Ah, direi che è superfluo ricordare che questa è una classifica personale che dipende direttamente dalla mia memoria (malata). Anzi, sarei curioso di sapere qual è il vostro miglior adattamento (o i vostri), perché sicuramente me ne sono dimenticato una vagonata. Ah, se solo avessi la memoria eidetica.

Vabbé, ho blabblato anche troppo, che dite, cominciamo? (Spoilerz alert, per quel che vale sapevatelo).

10 – “Figoso!” – Zoolander (Ben Stiller, 2001)

zoolander adattamento

Questo è proprio l’emblema di quel quid in più che i nostri adattatori hanno. Nella versione originale infatti, Derek Zoolander utilizza il termine “cool” a più riprese per definire persone, oggetti e situazioni. Noi invece l’abbiamo fatto diventare “figoso”. Avremmo potuto lasciare semplicemente la traduzione letterale (cioè “figo”), ma sfido chiunque a dirmi che non è meglio così, sia perché “figoso” è più fico di “figo” (oddio ne sto abusando), sia perché si adatta meglio al personaggio interpretato da Ben Stiller.

9 – “Eeeeeh puntualissimo!” – Ace Ventura – L’acchiappanimali (Tom Shadyac, 1994)

ace ventura adattamento 2

Quanto ci manca Tonino Accolla. Uno dei migliori doppiatori che abbiano prestato la voce al mondo cinematografico. Nonostante fosse ottimo anche per ruoli drammatici (basti pensare al suo Nero di Strange Days), Accolla diventava vulcanico con la comicità. Perché sarebbe stato troppo facile tradurre “like a glove” in maniera letterale. Invece, grazie al suo doppiaggio, il personaggio di Ace Ventura acquista un valore aggiunto nella versione italiana. Da “like a glove” (letteralmente “come un guanto” e quindi “in maniera perfetta”) a “eeeeeh puntualissimo” (detto con quel tono e quell’inflessione) non è un salto facile. Per fortuna che lui sapeva come staccare i piedi da terra.

8 – “Nessuno mi fa sanguinare il sangue sanguinante, nessuno!” – Dodgeball (Rawson Marshall Thurber, 2004)

dodgeball white adattamento

Oh, scusate, ma qui c’è ancora il nostro Tonino. La demenza del personaggio di White Goodman non poteva essere resa meglio, anche se Accolla non è il doppiatore canonico di Ben Stiller. In inglese rende benissimo, intendiamoci, ma passare dal semplice “nobody makes me bleed my own blood” a “nessuno mi fa sanguinare il sangue sanguinante” è comunque un piccolo tocco di genio.

7 – “Vi inculo con la sabbia!” – Tropic Thunder (Ben Stiller, 2008)

les grossman tropic thunder adattamento

Se c’è un personaggio incredibilmente riuscito in Tropic Thunder è proprio Les Grossman. Il cattivissimo produttore cinematografico interpretato da un fantastico (e inaspettato) Tom Cruise, è un grassone sboccato che insulterebbe un bambino africano perché chiede da mangiare. Quindi in teoria dovrebbe essere semplice tradurre le parolacce, gli improperi e le bestemmie. No aspettate, alle bestemmie non ci arriva. Errore mio. Dicevo, dovrebbe essere facile. Dovrebbe? In linea di massima sì, ma se sei al telefono con un gruppo di guerrieri vietcong che tiene in ostaggio il tuo attore di punta, chiedendoti riscatti milionari, e tu gli abbai un “I will fuck you up!”, come lo traduci? Perché l’adattamento letterale non è immediato. Ma qui arriva il colpo di genio, e invece di un più semplice “vi inculo alla grande” o “vi fotto tutti” si aggiunge l’elemento della sabbia. Ed è subito magia (anale).

6 – “Faccia di chiulo” – Quattro matrimoni e un funerale (Mike Newell, 1994)

quattro matrimoni e un funerale fiona adattamento

Non me ne voglia Howard Hawks, ma che questo film sia una delle commedie romantiche più belle di sempre è indubbio. British fino alla punta dei capelli, ogni personaggio è caratterizzato alla perfezione, riuscendo a restare nel cuore degli spettatori. Ma ce n’è uno che rappresenta al meglio l’ironia pungente e vagamente cinica dell’intera pellicola: Fiona. La regale Kristin Scott Thomas è la migliore amica del protagonista Charles, che non ha mai visto di buon occhio una delle sue fidanzate storiche, la lunatica Henrietta. Fiona infatti la chiama molto poco affettuosamente “duckface”, perché lei è una signora di classe quindi non si abbasserebbe mai ad usare parolacce. E quindi? Diventa “faccia d’anatra”? Nah, è terribile. “Faccia di culo” allora. Però… Fiona è troppo fine per usare la parola “culo”. E quindi ecco che arriva l’adattamento perfetto, tutto merito nostro: “faccia di chiulo”.

5 – “Una crostata ai frutti di bozzo” – Austin Powers in Goldmember (Jay Roach, 2002)

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Questa è stata faticosissima. Diamine, tutto il film è pieno zeppo di voli pindarici di traduzione, grazie all’uomo la cui voce mi causa scompensi sessuali, fisici e spirituali: Roberto Pedicini (il doppiatore di Kevin Spacey, per chi non lo sapesse). Quindi capite la mia difficoltà nello scegliere soltanto una frase. Dopo una lotta che farebbe impallidire il Colosseo, sono arrivato a questa. Austin viene affiancato da una spia che ha un enorme bozzo sotto il naso. Lui, essendo un demente cronico, non riesce a non fissarlo ripetendo la parola “bozzo” all’infinito (“mole” in inglese). Datogli il via libera per uno sfogo finale, termina il tutto con “I’m gonna chop it off, cut it up, and make some guaca-moley!”. Capite subito la difficoltà nell’adattamento. Ma invece, per l’assonanza “bosco-bozzo” ecco che a Pedicini si accende la lampadina e sforna questa genialata. E l’ha fatto per tutto il film, che è una cazzata ovviamente, ma chapeau.

4 – “Parchieggio perfieeetto!” – Ace Ventura – Missione Africa (Steve Oedekerk, 1995)

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Forza, ditemi che non l’avete mai detto appena finito uno di quei parcheggi da scuola guida. Vi sfido. Perché è innegabile, l’espressione è diventata subito cult. Grazie a chi? Aspetta… aspetta… ah già: TONINO ACCOLLA. Il nostro mostro sacro dell’adattamento se n’è uscito con l’ennesima perla, passando dal già utilizzato “like a glove” a “parchieggio perfieeetto”, detto con quel tono cazzaro che rende Ace Ventura uno dei personaggi più indimenticabili della comicità. Ciccia al culo a tutti.

3 – “Io ti spiezzo in due” – Rocky IV (Sylvester Stallone, 1985)

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Avete bramato il podio, ed eccoci qua. Spero senza troppa fatica. Altrimenti potete pure mandare una mail di lamentele a hank.scorpio@globexcorporation.org e sarete ricontattati al più presto. Bene, questa credo sia una frase che tutti nella vita abbiamo pronunciato almeno una volta. In Italia ha fatto storia più del film stesso, venendo abusata in lungo e in largo. Ma il punto è un altro: la frase di partenza era infatti “I must break you”, detta da Ivan Drago prima di uno degli incontri di boxe più irreali della storia del cinema. Sarebbe potuta semplicemente diventare “io ti devo spezzare”, o anche “io ti spezzo in due”. Ma Drago era russo, e i nostri doppiatori hanno visto la Madonna degli adattamenti linguistici e hanno sentito la storia che li chiamava. Ecco quindi la frase cult “io ti spiezzo in due”. Brividi.

2 – “Palla di lardo” – Full Metal Jacket (Stanley Kubrick, 1987)

full metal jacket palla di lardo adattamento

Inutile stare a ribadire quanto sia un capolavoro questo film. Quello che molti non sanno però, è che il povero soldato Leonard Lawrence aka “Palla di lardo” non si chiama così nella versione originale. Il micidiale e indimenticabile Sergente Hartman infatti lo etichetta in una delle prime scene come “Gomer Pyle”. Il nome deriva da un personaggio del The Andy Griffith Show, sitcom statunitense degli Anni ’60. Tipico scemo dalla mente semplice, Gomer non riusciva a smettere di sogghignare, stesso problema che ha il Leonard impersonato da Vincent D’Onofrio. Assieme a qualche altra sfiga. Capite bene come fosse impossibile per noi lasciare un riferimento culturale che in Italia non aveva assolutamente la stessa presa rispetto agli Stati Uniti. E quindi? Qualcuno diceva che molto spesso less is more, e allora cosa c’è di più semplice che attaccare il peso di una persona? Perciò, sempre per fare la storia, ecco a voi “Palla di lardo”. Adattamento perfetto.

1 – “Lupo ululà, castello ululì” – Frankenstein Junior (Mel Brooks, 1974)

frankenstein junior lupo adattamento

La prima posizione non poteva che essere questa. Perché è innegabile: l’adattamento linguistico di Frankenstein Junior è il colpo di genio finale. Ah, ovviamente il film in questione è anche un cult assoluto, tanto per cambiare. Ma vediamo subito l’epifania che i nostri traduttori hanno avuto. Il dottor Frankenstein… ah pardon, non si arrabbi, Frankenstin. Dicevo, il dottor Frankenstin, Aigor e Inga stanno andando verso il castello, quando un ululato fa spaventare la procace donnicciuola. Pensando ad lupo mannaro, ecco lo scambio di battute che l’assistentessa (così la Boldrini non mi trapana i maroni), fa scaturire:

Inga: Werewolf. (Letteralmente lupo mannaro).

Frederick: Werewolf? (Gioco di parole con assonanza, Victor ripete quello che dice Inga quando in realtà sembra che le chieda dov’è il lupo, “where wolf?”, traendo in inganno Igor).

Igor: There. (Igor si intromette indicando dov’è il lupo).

Frederick: What?

Igor: There wolf. There castle. (Anche qui letteralmente sarebbe “là lupo, là castello”, visto che Igor si accoda al modo di parlare che reputa strano degli altri due).

Frederick: Why are you talking that way? (Perché parli in quel modo?).

Igor: I thought you wanted to. (Pensavo lo volesse lei).

Frederick: No, I don’t want to. (No, non voglio).

Igor: Suit yourself, I’m easy. (Faccia come crede, io sono a posto).

Mi immagino la faccia del direttore del doppiaggio quando si è reso conto di dover creare l’adattamento per questo scambio di battute. Il terrore. Poi la lampadina si accende, il lupo ulula, quindi “ululà”, che assomiglia ad un dialettale “eccolo là”, ma il castello? Beh, a quel punto viene da sé: “ululì”. Il resto si scrive da solo, stiamo già passando alla storia:

Inga: Lupo ulula…

Frederick: Lupo ululà?

Igor: Là.

Frederick: Cosa?

Igor: Lupo ululà e castello ululì.

Frederick: Ma come diavolo parli?

Igor: È lei che ha cominciato.

Frederick: No, non è vero.

Igor: Non insisto, è lei il padrone.

Se siete arrivati fin qui vi ringrazio, sono un bimbo felice. Spero l’abbiate fatto senza fatica, perciò vista la lunghezza è meglio chiudere. Ah, non diciamolo ai puristi, ma certi nostri doppiatori, con il loro lavoro di adattamento, a volte migliorano il film originale. Shh, acqua in bocca!

P.S. Ricordatevi di fare un salto dai nostri amici di Cinefili Incazzati!!

Edoardo Ferrarese

Folgorato sul Viale del Tramonto da Charles Foster Kane. Bene, ora che vi ho fatto vedere quanto ne so di cinema e vi starò già sulle balle, passiamo alle cagate: classe 1992, fagocito libri da quando sono nato. Con i film il feeling è più recente, ma non posso farne a meno, un po' come con la birra. Scrivere è l'unica cosa che so e amo fare. (Beh, poteva andare peggio. Poteva piovere).
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