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Quando la provincia uccide: 7 film dove nei piccoli paesini si muore male

Dai, non prendiamoci in giro: quante volte siete finiti in quel paesino sperduto di estrema provincia dove tutto è così tranquillo, le caprette fanno ciao e poi in realtà si fanno riti satanici, ci si accoppia tra fratelli e si vota Cuperlo alle primarie del PD? Ora che ci penso ho appena riassunto una puntata tipo di Game of Thrones. Ma andiamo oltre.

Sì, perché il nostro caro vecchio Cinema ha più volte intorbidito la sua macchina da presa in mezzo a province idilliache che così non erano, luoghi ameni che, spesso e volentieri, sanno affettare peggio della giungla cittadina e respingono il foresto come un bagnino di Albenga quando gli chiedi se può aiutare tua nonna a entrare in acqua. Perciò andiamo a vedere quali sono i migliori film dove la provincia ha una crostata in mano e un machete dietro la schiena. Ah, “migliori” significa ovviamente “quelli che mi ricordavo”.

Ultimi avvertimenti: non è una classifica; metterò i film in ordine cronologico; eviterò spoilerz; non ci saranno film come Fargo o American Beauty perché manca una prospettiva esterna alla provincia assassina; non metterò horror, perché credo meriterebbero una classifica a parte (tipo Non aprite quella porta, Le colline hanno gli occhi, Wolf Creek e compagnia sterminante). Direi basta, così facciamo in fretta e posso tornare a chiedermi che fine abbia fatto Sam Worthington.

Non si sevizia un paperinoLucio Fulci (1972)

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Estrema provincia della Basilicata. Bambini che muoiono come mosche. Barbara Bouchet in un nudo integrale che mi fa ancora sudare tra le dita dei piedi. Tomás Milián giornalista mandato sul posto che si mette a investigare. Un paesino rurale che ha giusto qualche problema con peccato, religione e quel senso di chiuso che rimane quando non ti togli il pigiama durante la sessione invernale. Non si sevizia un paperino ha tutto e di più, guardatelo e ringraziate di non essere nati lì.

Coefficiente provincia assassina: Michele Misseri e Massimo Giuseppe Bossetti che duettano con “Un amico in me”.

The Wicker Man – Robin Hardy (1973)

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Qui ci infiliamo proprio nel torbido vero. Hardy mette magistralmente in scena uno scontro sulla religione drastico, facendoci praticamente tifare per il gesuomane integralista. Perché quando un poliziotto scozzese va a investigare in un isola delle Ebridi, dato che è sparita una ragazzina, e trova gente che copula nei prati, bambini che venerano peni e, soprattutto, nessuno che sa chi sia la scomparsa, beh, bisognerebbe scappare subito. Invece no, questo non ha mai visto un film e persevera nella ricerca nonostante quel senso di terribile rigetto che gli abitanti hanno verso di lui. Guardatelo e aspettatevi di tutto, poi annullate la vacanza in Scozia.

Coefficiente provincia assassina: Scientology, però con il suo quartier generale a Capri.

La fabbrica delle mogli – Bryan Forbes (1975)

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Ecco, il film inizia proprio facendoti già capire che le cose andranno male: la famiglia di quel dono dell’Universo a noi (Katharine Ross) si trasferisce da Manhattan nella amena e tranquilla periferica Stepford, Connecticut. Solo che le mogli di Stepford sembrano dei droni precompilati, capaci solo di vivere come una casalinga americana anni ’50. Mancano giusto le pacche sul culo a ripetizione. Anche qui il senso di straniamento si accumula pian piano, mentre noi e la Ross precipitiamo verso l’inevitabile verità. Che Thanos non ha fatto nulla di sbagliato, ovviamente.

Coefficiente provincia assassina: Grattachecca e Fichettolandia.

La casa dalle finestre che ridono – Pupi Avati (1976)

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Il terrore silenzioso di questo film è palpabile. Soprattutto perché è ambientato nell’estrema provincia di Ferrara, tra i fiumi delle valli di Comacchio, in un paesino così carino e coccoloso… Però anche tu, caro protagonista, se vai a restaurare un affresco macabro di un folle pittore morto suicida in circostanze misteriose, cosa puoi aspettarti? Ora, non dico che te la stai andando a cercare, perché c’è l’amore per l’arte e tutte ste cose qua, però, figlio mio, metti in conto che potrebbe esserci qualcosa sotto. Ecco, magari non ci saremmo aspettati tutta quella roba ma… beh, guardate e capite. La visione è sconsigliata a chi passa le vacanze in paesotti piccini picciò dove fanno i tortellini.

Coefficiente provincia assassina: Bruno Barbieri che prepara un mappazzone.

Velluto blu – David Lynch (1986)

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Vabbè dai. Questo è IL film sulla provincia apparentemente idilliaca che nasconde tutto il torbido del mondo. La macchina da presa che va sottoterra, le formiche aggrovigliate, insomma, Velluto blu ha ogni elemento possibile, persino uno splendido Kyle Machlachclhlan che ritorna nella sua cittadina natale giusto per scoprire un orecchio mozzato e una pistola che sparerà. Però Lynch nel film ha fatto un po’ casino con la Coca-Cola, ma questa è un’altra storia. Se ancora non l’avete visto siete brutte persone.

Coefficiente provincia assassina: Van Gogh che non sa fare i regali di compleanno.

Hot Fuzz – Edgar Wright (2007)

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Per il sottoscritto il miglior film di Edgar Wright. Ecco, l’ho detto, ma ormai siete arrivati fin qui, vi tocca finire l’articolo. Il nostro Simon Pegg viene spedito dall’invidia dei suoi superiori a fare il poliziotto a Sandford, ridente e fastidiosamente tranquilla cittadina nel Gloucestershire. Sandford… Stepford… la cinefilia di Wright è di una bellezza folgorante. Ti amo, Edgar. Comunque, il grande e irreprensibile Pegg (non sapevo facesse anche lo sceneggiatore) deve fare i conti con un paesino idilliaco in cui non succede assolutamente nulla. E quindi, dato che avete capito dove si va a parare, verrà fuori di tutto. Recuperatelo immediatamente, lesti.

Coefficiente provincia assassina: la P2, ma con a capo Guido Bagatta.

La isla mínima – Alberto Rodríguez (2014)

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Che filmone gente, folgorato subito appena l’ho visto. Due ragazze spariscono in un paesino sperso tra le paludi del Guadalquivir. Due detective vengono mandati da Madrid a indagare, trovandosi avvolti in questo angolino andaluso così poco incline ad averli tra le pelotas. Ci sarà poca pietà, ma rimarrete estasiati da ogni frame del film. Ecco, magari le prossime vacanze in Spagna continuate a prenotarle al mare, non si sa mai.

Coefficiente provincia assassina: e se fosse arrivato prima questo di True Detective?

Ok, dato che 7 è il numero massimo di ogni cosa, la possiamo chiudere qua. Se decidete di recuperarvi tutti questi film non abbiate timore: andate pure in quel paesino sperduto tra le valli, di sicuro tornerete interi e con un rinnovato amore per la vostra città. Sempre che non siate voi gli abitanti del paesino sperduto. In quel caso, beh, vi ho sgamati, col cavolo che ci torno.

Edoardo Ferrarese

Folgorato sul Viale del Tramonto da Charles Foster Kane. Bene, ora che vi ho fatto vedere quanto ne so di cinema e vi starò già sulle balle, passiamo alle cagate: classe 1992, fagocito libri da quando sono nato. Con i film il feeling è più recente, ma non posso farne a meno, un po' come con la birra. Scrivere è l'unica cosa che so e amo fare. (Beh, poteva andare peggio. Poteva piovere).
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