Non possiamo non ritenerci pienamente soddisfatti da quest’ultima edizione del Ravenna Nightmare Film Festival. Le aspettative erano alte e, alla fine, sono state abbondantemente ripagate.
Gli incontri con gli ospiti si sono rivelati davvero interessanti (se non divertenti, parlando di Jean Jacques Annaud, il primo ospite del festival). I film in concorso hanno tenuto ad un ottimo livello la media del Nightmare Fest presentando lavori che, anche dove non particolarmente originali, hanno comunque dimostrato di avere frecce al loro arco.
Ma sabato 2 novembre arriva finalmente l’ospite più atteso delle giornate, lo testimonia la sala praticamente stracolma di persone. Arriva Liliana Cavani, regista di ben tre adattamenti della vita di Francesco d’Assisi (tra cui quello ormai iconico con Mickey Rourke), di leggendari lavori per la TV fatti con la RAI (come Galileo, De Gasperi, Einstein) e di capolavori come La pelle, Al di là del bene e del male, Il portiere di notte, portato al festival per venire proiettato nel suo bellissimo restauro, come precedentemente annunciato. Alla regista viene conferita la Medaglia al valore realizzata dalla mosaicista Dusciana Bravura.
Terminato l’incontro (di cui presto si tornerà a parlare in questi lidi) i rappresentanti del festival, visivamente entusiasti del risultato più che positivo che il festival sta conseguendo in questi giorni, annunciano i vincitori. Premiati i rappresentanti, verrà proiettato il capolavoro della Cavani.
Per i corti vince l’Anello d’argento Skin (cortrometraggio statunitense di Guy Nattiv incontrato sulla figura di un ex skinhead).
Purtroppo su questo non possiamo dire molto, ma sui successivi ci facciamo subito un paio di parole insieme!
IL VINCITORE DELLA CRITICA: MacGuffin approved!
Con questo, il Nightmare Fest va a premiare in particolare la miglior regia. La scelta era ardua, in quanto molti i film che avrebbero meritato questa attenzione. Possiamo pensare al bel The Wind, intenso thriller ad ambientazione western, al meraviglioso noir punk 9 Doigts (fortemente legato ai classici del muto, ai capolavori di Carol Reed, Aldrich e Welles, al noir francese di Melville) o al mockumentary messicano Feral, film ispirato a fatti realmente accaduti, che racconta la tragica storia di un uomo che tentò di portare alla civiltà tre ragazzi cresciuti allo stato brado (come il Victor narrato da Truffaut nel capolavoro Il ragazzo selvaggio).
Ma il vincitore ha comunque il nostro assoluto beneplacet: stiamo parlando di Les Garçons Sauvage. Possiamo dirvi solo che questo è uno dei film più bruciati e assurdi che vi capiterà mai di vedere, non a caso ispirato al classico di William S. Burroughs (Il pasto nudo, La scimmia sulla schiena, Nova Express) “I ragazzi selvaggi“. Il grande sforzo tecnico e artistico di questo film (girato in pellicola da 16mm) meritava, di sicuro il riconoscimento conferito.
E noi siamo ben lieti di trovarci d’accordo col Nightmare Fest, nonostante le eccellenti esclusioni sopracitate. Ma si sa, purtroppo il premio è uno solo. O quasi…
ANELLO D’ORO AL MIGLIOR LUNGOMETRAGGIO (IL VINCITORE DEL PUBBLICO): una riflessione necessaria
Questo premio è stato scelto dal pubblico, che, dopo le proiezioni, segnava il voto su di una schedina con voti da 1 a 5.
Il vincitore di questo premio è Nathan’s Kingdom. A ritirarlo l’attrice protagonista, Madison Ford. Il film tratta di un tema molto delicato: prendersi cura di una persona sullo spettro dell’autismo. Laura si occupa del fratello maggiore Nathan e lavora come attrice per mantenersi. Seguiamo una fase molto difficile di questa relazione fratello-sorella, in cui lo stress si accumula e la rabbia rischia di esplodere da un momento all’altro, portandola a fare del male al fratello.
Ok, ragioniamo un attimo su questa vittoria.
Lo sforzo per realizzare il film anche in questo caso è stato enorme. L’operazione, inoltre, era molto interessante, in quanto ruotava attorno ad un attore realmente sullo spettro dell’autismo. Jacob Linch è molto bravo e ha saputo interpretare benissimo il disagio del suo personaggio, il caloroso amore-odio per la sorella e l’ardente desiderio di trovare la sua “isola che non c’è” (il suo regno) per rimettere a posto ogni cosa. Madison Ford, inoltre, ha saputo rendere il fortissimo dilemma della sorella: una vita già difficile di suo, complicata dalle azioni del fratello che la portano a passare dei guai o a perdere il lavoro.
La disperzione scopre il lato peggiore di questa ragazza, il lato più egoista che finisce per mettere anche lei in una condizione di distacco, simile a quella del fratello. L’argomento, come detto, non è facile e il film con tolleranza lo affronta bene.
Questa riflessione è necessario farla, perché se si leggesse solo la trama, questo film sembrerebbe quasi un pesce fuor d’acqua al Nightmare Fest. In realtà, pur non avendo le atmosfere oppressive di Muere Mostro Muere, il taglio folle di Les Garçons Sauvage e nemmeno l’audacia registica di IRA, questo Nathan’s Kingdom meritava un certo riguardo da parte di tutti noi.
Non è un film perfetto, i limiti si vedono. Sicuramente non è quella visione che vi cambierà la vita, non è neanche il miglior film che si potesse fare sul tema, comunque potrebbe portarvi facilmente a fare delle riflessioni. In fondo per certi temi ci vuole un certo incoraggiamento per comiciare.
Detto questo, ci apprestiamo ad assistere all’ultima giornata di Nightmare Fest. Questa domenica vedrà presentazioni di eccellenza, come Hail Satan? (direttamente dal Sundance) e Roberto de Feo che chiuderà il Nightmare presentando il suo The Nest.