Film

Regression: Hermione e i satanisti han fatto bisboccia?

Regression: quando un thriller della madonna si rovina con un finale troppo telefonato


Emma Watson. Cominciamo da lei e dal ruolo fondamentale che riveste nella vita di ogni adolescente della generazione fantasy, che poi spesso coincide con la generazione Harry Potter. Emma Watson è la donna dei miei sogni: mi innamorai di lei a dieci anni e tutt’ora conserva un posto speciale nel mio cuore. È per lei che l’altra sera ho attaccato Regression, confesso a Dio Padre Onnipotente.

Quello che mi aspettavo era un film usa e getta, un thriller che facesse il suo dovere intrattenendomi senza né farmi fare i salti sulla sedia, né impegnarmi troppo il cervello e bene o male questo ho avuto, ma andiamo per gradi, perché Regression poteva e doveva essere molto, molto di più.

Diretto dal buon Pablo Amenàbar, autore del celeberrimo The Others (citato spoilerato da Caparezza nella canzone Kevin Spacey), Regression ci racconta la storia di Angela, diciassettenne problematica, che denuncia abusi sessuali da parte di suo padre. Il caso, all’apparenza molto semplice, si scopre molto più complicato del previsto, tanto da portare a teorie sinistre sul coinvolgimento di una setta satanica nei pressi della città.

Ad occuparsene ci penserà il detective Kenner, interpretato dal sempre sublime Ethan Hawke (già visto, tra l’altro, in L’attimo fuggente, la Before Trilogy di Richard Linklater, Predestination e quel troiaio de I magnifici 7). A coronamento del tutto interverrà una strana forma di amnesia che impedisce al padre di Angela di ricordare alcunché, costringendo gli inquirenti a chiamare il dottor Raines, alias David Thewlis (il professor Lupin, tanto per rimanere in tema Harry Potter), esperto di ipnotismo regressivo.

Il fare cilecca

Il film parte alla grande: l’atmosfera – pur non essendo ambientato in una grande metropoli – è degna del miglior Se7en, la fotografia più funerea di un primo piano di Fassino ripreso da Dreyer, i personaggi sono tormentati e interessantissimi, gli attori sono tutti eccellenti e ci sono alcune sequenze veramente inquietanti. Lo spettatore arriva a metà film letteralmente col cuore in gola e gli occhi appiccicati allo schermo, cercando di capire dove diavolo si andrà a parare perché tutti, ma proprio tutti tutti, sembrano sospetti. A mano a mano che il caso si espande la cittadina diventa un microcosmo tenebroso, dove le vecchie pagine di cronaca riguardanti sette sataniche, tipicamente anni Ottanta/Novanta (e infatti il film è ambientato nel 1990), tornano alla mente. Però…

Però il finale. Il finale è qualcosa che ti fa cascare le braccia, lo sternocledomastoideo, il coccige, tutto quanto. Un finale che ti disintegra in mille pezzi, lasciandoti indignato col prossimo tuo, a ripetere “ma caaazzo…”. Non ve lo spoilero, ovviamente, ma l’indignazione è tanta e tale che verrebbe proprio voglia di farlo, per proteggervi da una delusione tremenda. Con un finale decente Regression sarebbe diventato senza ombra di dubbio uno dei miei dieci thriller preferiti, perché ha veramente tutto per lasciare il segno. Poi lo sceneggiatore deve aver buttato già un cabaret di cozze andate a male e probabilmente ha scritto le ultime pagine del copione in preda a coliche dolorosissime, perché nient’altro può spiegare un finale del genere.

Un film da guardare?

Il mio consiglio è sì, perché fino alla svolta finale Regression è veramente sorprendente, soprattutto per quanto riguarda i dubbi dei personaggi, i loro tormenti interiori (quello a proposito della religiosità è davvero interessante); la regia di Amenàbar eleva il tutto, tanto da portare comunque a un voto che è 3 stelline su cinque. Un peccato comunque, perché Regression – come già detto – poteva e doveva essere di più.

Hermione ha dunque fatto bisboccia coi satanisti? Non ve lo dico, ma di sicuro lo sceneggiatore deve essere uno di loro per rovinare tutto a questo modo.

 

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Federico Asborno

L'Asborno nasce nel 1991; le sue occupazioni principali sono scrivere, leggere, divorare film, serie, distrarsi e soprattutto parlare di sé in terza persona. La sua vera passione è un'altra però, ed è dare la sua opinione, soprattutto quando non è richiesta. Se stai leggendo accresci il suo ego, sappilo.
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