Film

Revenge – La vendetta di una donna tutt’altro che tranquilla

Ma li fanno ancora i filmoni alla disperata ricerca di premi? Tipo quelli dove nelle pubblicità e nei trailer partono “Con il premio Oscar…”, “Dall’acclamato regista…” e robe simili? No così, giusto per sapere! Sarà che quest’estate mi sono dato ai cosiddetti filmetti; quelli che la gente critica senza mai averli visti, e che commenta con spocchiosità allucinante.

Vi ho visto eh, maledetti!

Sarà il caso anche del nostro film di oggi, Revenge? Ovvio che sì. Già tutti a dire “Eh ma, che è sta boiata?!”, “Non lo guarderò mai!”, “Che film stupido, ne fanno a centinaia così!”. Punto primo, avete visto le pellicole che circolano ora in sala? Punto secondo, che vi cadesse la lingua mentre parlate! Revenge, della giovane e promettente Coralie Fargeat, sarà stato capace di far tacere tutti questi professoroni? Scopriamolo insieme!

La maledizione di un fondoschiena da urlo

Da un rape and revenge movie, non ci si può di certo aspettare una trama complessa e cervellotica: Jennifer, ragazza splendida e sensuale, è l’amante di un ricco uomo francese, Richard, sposato e con dei compagni di caccia un po’ maiali. Una mattina, uno dei due, decide di stuprare la giovane Jenn, e l’altro, da buon omertoso, fa finta di nulla. Il peggio, però, deve ancora arrivare… e sarà proprio il suo principe azzurro a farla precipitare all’inferno.

Diciamolo subito, Revenge è un progetto estremamente interessante: è una parabola di una donna ingenua, sensuale e “colpevole” per eccesso di bellezza, preda di un gruppo di cacciatori brutali e ossessionati dal suo presunto, ma non troppo, fare provocatorio. Coralie vuole raccontare come Jenn sia, per l’uomo, peccatrice e mero oggetto svuota testicoli; uno sguardo angosciante, che fin dall’inizio riesce a creare un climax di tensione sempre più ascendente. Peccato, però, che Jennifer sia tutto tranne che lo stereotipo della ragazzina indifesa.

Con una prova attoriale molto corporale e “maschia”, Matilda Lutz è una gradita sorpresa in un film, che, oltre a essere un grande omaggio al genere, con chiari rimandi a Non violentate Jennifer (il nome non mi è nuovo), è stato un vero tour de force. Stavolta, la locandina italiana ci ha preso.

La Francia colpisce ancora

Mi duole ammetterlo, ma i francesi la sanno lunga. Dopo il bellissimo e disturbante Raw, horror cannibale diretto sempre da una donna, Julia Ducournau, ecco che Revenge mette in luce il talento e la bravura della nostra Coralie. Il film, come già accennato, oltre a una tensione spasmodica, ha un montaggio e un ritmo da far venire i calli per la costante masturbazione ed è fotografato in maniera splendida.

Una messa in scena curata nel minimo particolare, una violenza mai gratuita o forzata e… Le scene più crude e disturbanti, vi stareste chiedendo voi? Ci sono amici, eccome se ci sono; tutte di fortissimo impatto, dalla prima all’ultima. Il sangue scorre come un fiume in piena e il vostro stomaco verrà perforato come da un pallettone. Revenge è un’opera prima, di primissima fascia, che risorge dalle ceneri del cinema anni ’70 per ricordare a tutti chi è la donna ancora oggi, senza tutto quell’inutile perbenismo fasullo, ma attraverso il grande Cinema di genere. Roba quasi utopistica nel 2018.

Se poi ci aggiungiamo riferimenti biblici (come la mela del peccato), momenti allucinati e tamarissimi… Io sono solo più felice.

Funghi allucinogeni per gli sceneggiatori, grazie.

In mezzo a tutto quel gore che tanto mi piace e mi contorce le budella, ecco che i tasti dolenti devono essere toccati anche nel caso di Revenge. Sì, perché, in mezzo a tutta quella estetica pop ipnotizzante, spuntano come funghi allucinogeni le solite falle innegabili a livello di sceneggiatura. Io capisco la sospensione dell’incredulità, e qui la base di scrittura è molto solida, ma una persona gracile e ferita pericolosamente allo stomaco, può davvero sopravvivere senza acqua per due giorni nel deserto? Bitch, please.

Nonostante questo, in quel deserto che tanto mi ha ricordato, per le atmosfere, il recente The Bad Batch di Ana Lily Amirpour, Revenge è un’oasi rinfrescante, un film (quasi) tutto al femminile, che vi farà divertire nonostante non sia un capolavoro o il futuro vincitore a gli Oscar per la sceneggiatura.

Adrenalinico, surreale (non solo per i motivi giusti) e anche un po’ dissacrante; un prodotto studiato, d’intrattenimento e socialmente impegnato quanto basta. Perché è giusto supportare il Cinema di genere. Perché è giusto supportare il Cinema intelligente. Perché è giusto dare una chance a Revenge. Trust me.

Davide Casarotti

Antipatico e logorroico since 1995. Scrivo di Cinema da quando ho scoperto di non saper fare nulla. Da piccolo volevo fare il cuoco, crescendo ho optato per il giornalista; oggi mi limito ad essere pessimista, bere qualche birra con gli amici e andare al Cinema da solo. Giuro, non sono una brutta persona.
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