Film

Rewatch natalizi: Festa in casa Muppet

Oh oh oh! Buon Natale a tutti!

Non credo ci sia una categoria di film di cui ho fatto più rewatch nella mia vita dei film natalizi, al punto da saperli a memoria. Tra tutti questi, sicuramente occupa un posto speciale nel mio cuore – trafitto da un rametto d’agrifoglio, cit. – Festa in casa Muppet, che altro non è che uno dei tanti adattamenti (per me il più bello e divertente) del Canto di Natale di Charles Dickens.

Uscito al cinema nel 1992, è sempre prodotto dalla Disney, come l’ancora più celebre Canto di Natale di Topolino e anche il recente A Christmas Carol (si vede che la Disney ha il monopolio dell’immaginario dickensiano natalizio, ormai). La regia è affidata a Brian Henson, figlio del creatore dei Muppet, Jim Henson, a cui il film è dedicato. In lingua originale deve essere stato un bel trauma il cambio di voci dei Muppet, visto che Jim doppiava molti dei personaggi, Kermit la Rana su tutti – in Italia invece la nostra piccola rana è, allora come oggi, perfettamente affidata al buon Mino Caprio (avete presente Peter Griffin? Niles de La tata? Ecco).

Gli ingredienti principali della messa in scena sono quelli che chi conosce i Muppet avrà ormai assorbito. I simpatici pupazzi sono mescolati ad attori in carne e ossa – Ebenezer Scrooge, il personaggio principale, è per esempio interpretato da Michael Caine. Che, ora che ci penso, mi sembrava già un uomo anziano da bambina quando vidi il film. Oggi, invece, rispetto a Youth – La Giovinezza pare un ragazzino.

Dicevo: i personaggi umani convivono coi Muppet e non sembrano sorpresi della cosa. Questa è una conditio sine qua non nella sospensione dell’incredulità. I toni sono molto divertenti e distesi, l’ambientazione da cartolina vittoriana poi mette subito nello spirito natalizio, ma non mancano momenti paurosi come è giusto che sia quando si racconta Il Canto di Natale.

Come fa l’uomo più spregevole del mondo a diventare l’uomo più amato della città nel giro di una notte? La storia sicuramente la conoscerete, dunque possiamo concentrarci sul resto: particolarmente azzeccati, come erano pure nel Canto di Natale di Topolino, sono gli abbinamenti tra personaggi e Muppet, che pure mantengono il loro carattere d’origine: Bob Cratchit, il segretario di Scrooge padre del piccolo Tim, per esempio, è interpretato da Kermit la Rana (il cognome Cratchit è perfetto, come suono), e la moglie di Bob Cratchit ovviamente da Miss Piggy: lungi da essere la buona e remissiva Mrs. Cratchit del libro, ovviamente qua Piggy – così come le due figlie – è la solita maialina prepotente, super-innamorata di Kermit ma che non esita a comandarlo a bacchetta.

A proposito: come è possibile che una rana e una maialina si sposino e facciano figli? E perché i maschi sono rane e le femmine porcellini? Non dovrebbero essere metà e metà? Sono quelle domande che ti distraggono durante la visione del film mandandoti ai matti.

Non mancano le amate figure di contorno: i due gentiluomini che vanno da Scrooge a inizio film a chiedergli un contributo per i senzatetto sono “interpretati” dai Muppet Dr. Bunson e Beaker. Non vi suona nessun campanello? Il Dr. Bunson è quello verde, con gli occhiali ma senza occhi, Beaker è invece quello alto, cilindrico, con i capelli rossi e che MIMIMIMIMIMIMI!!! quando parla.

Se avete una minima conoscenza dei Muppet, ricorderete anche sicuramente i due vecchietti brontoloni: Statler e Waldorf. Pur di non dividerli, viene qua sdoppiato il personaggio di Robert Marley e dunque Scrooge all’inizio ha ben DUE soci in affari appena deceduti, che la notte di Natale gli faranno visita in catene.

Ma la vera novità, rispetto a tutti gli altri Canti di Natale, è la cornice narrativa: la storia viene infatti raccontata da Charles Dickens in persona, interpretato qua da… Gonzo il formichiere (quello viola col naso arrotolato). Egli segue mano a mano i personaggi in scena, non senza fatica, per raccontare la storia – tutti lo vedono ma nessuno sembra filarselo. Ad accompagnare Gonzo/Dickens, c’è Rizzo il Ratto, “nel ruolo di sé stesso” come recitano i titoli di testa, suo compagnuccio di gioie e sfortune durante la lunga traversata, il quale mangia dall’inizio alla fine del film (peggio di Brad Pitt). Rizzo era un Muppet relativamente “nuovo” quando è uscito questo film, diventato poi popolare e utilizzato anche nei prodotti successivi della scuderia.

Infatti questa versione del Canto di Natale, anche se un po’ meno da noi, è diventata molto popolare nei paesi anglosassoni, uno di quei film replicati a ripetizione nel periodo natalizio. Menzione speciale – è pur sempre un film Disney – alla colonna sonora: il film è un vero e proprio musical. Se vi capita di andare a Disneyland Paris nel periodo natalizio (che da quelle parti inizia verso il 2 novembre), riconoscerete anche diverse canzoni di questo film tra la musica “da passeggio”.

Ciò che mi hai mostrato… sono ombre di cose che devono accadere, o che potrebbero accadere?

Il Canto di Natale è, prima di tutto, una storia di fantasmi, che mescola il calore del Natale al gelo e dark della morte che incombe e non lascia scampo. È la storia, molto semplice, di un uomo costretto alla fine della vita a tirare le somme della propria esistenza e scoprire che il tempo per rimediare è contato.

Soprattutto, la storia dickensiana ha una metafora secondo me, che dovremmo ricordare tutti: le catene che ci forgiamo in vita, con atti di egoismo, ingordigia, aridità.

L’adattamento muppettiano è, che ci crediate o no, una delle versioni più belle, quella in cui l’atmosfera è particolarmente dosata e il messaggio passa alla fine forte e chiaro.

Se avete bimbi, non dovete assolutamente lasciarglielo scappare; ma se siete bimbi grandi e non l’avete mai visto prima, correte a recuperarlo.

Perché su ogni altra motivazione, la cosa più importante è che MIMIMIMIMIMIMIMIMIMIMIMIMI!!!!!!!!!!!!

 

PS: vi lascio alla mia gag preferita, “Questa è l’isola del Sole”: il gentile e remissivo Kermit/Cratchit viene immolato da quei vigliacchi dei suoi colleghi ratti per domandare a Scrooge se può aumentare il riscaldamento dell’ufficio. Il datore di lavoro minaccia di licenziarli, e improvvisamente pare che i ratti non sentano più freddo…

Francesca Bulian

Storica dell'arte, insegnante, fangirl, cinefila. Ama i blockbusteroni ma guarda di nascosto i film d'autore (o era il contrario?). Abbonata al festival di Venezia. "Artalia8" su YouTube, in genere adora parlare di tutto ciò che di bello e sopportabile gli esseri umani sono capaci di produrre.
Back to top button