Rick and Morty, o la serie animata migliore del decennio visto che siamo in linea con i tempi per dirlo, è tornata su Netflix dopo due anni di pausa dall’ultimo episodio. Nuovi cinque episodi della nuova stagione della serie prodotta per Adult Swim da Justin Roiland e Dan Harmon sono disponibili sulla piattaforma dal 22 dicembre.
L’attesa ha ripagato l’appetito e la brama per nuove ciniche e fantascientifiche (accoppiata vincente, ancora, una delle migliori del decennio!) avventure di Rick e del povero e terrorizzato Morty?
Sì, assolutamente.
Seguirà qualche spoiler, espressioni di giubilo e qualche teoria.
La prima cosa da sottolineare è che per quanto possa sembrare che in questi nuovi episodi accada ben poco, a parte le solite scorribande intergalattiche, rigurgiti distopici e pessimismo un tanto al chilo, in realtà fin dal primo episodio, Edge of Tomorty: Rick Die Rickpeat, è chiaro quanto la situazione sia mutata in seguito agli avvenimenti della terza stagione.
– Dad? There’s a way we do this now.
– Morty, would you please accompany me to Forbodulon Prime for death crystal?
Gli Smith hanno cominciato a emanciparsi da Rick ed è evidente proprio da questo primo episodio, dove Rick, ucciso su Forbodulon, viene sbalzato da una rigenerazione all’altra per raggiungere di nuovo il suo Morty mentre quest’ultimo gestisce da solo la sua avventura (aka problemi).
– Sometimes we’ll do classic stuff, other times we’ll do whatever!
Rick continua a rompere la quarta parete, Rick continua a trascinare Morty in qualsiasi avventura senza un preciso criterio; in generale lo spirito sci-fi in questa quarta stagione è ancora ben nutrito e molto preciso e accurato. Roiland e Harmon ci hanno fatto aspettare un sacco ma hanno fatto in modo che ogni episodio fosse puntuale e, ovviamente, crudele.
Nel primo episodio appunto i death crystal, cristalli che possono mostrare il modo in cui morirai (e cambiando il presente si cambia il futuro, è risaputo), che Morty utilizzerà per conquistare Jessica, in The Old Man and the Seat abbiamo il tema dell’intrusione in una dimensione precisa, in questo caso il gabinetto personale di Rick e forse una delle puntate più ispirate di questa stagione. One Crew over the Crewcoo’s Morty che è una lunga rapina nella rapina a là Ocean’s d infine i due episodi finali, che danno altro su cui speculare riguardo il nuovo ruolo di Rick all’interno della famiglia Smith: Claw and Hoarder: Ricktim’s Morty (con un drago doppiato da Liam Cunnigham) e Rattlestar Ricklactica.
Rick and Morty fa quello che gli pare e piace ed è questa la sua forza. Forse ci aspettavamo di veder comparire Evil Morty in questa quarta stagione: niente da fare. Eppure non si può nemmeno essere certi che niente sia davvero importante. Se già imperversa la teoria che i continui universi fascisti in cui Rick viene sbalzato nel primo episodio siano una scia di Evil Morty quello che traspare da questi primi cinque episodi è il fatto di come siano mutati i rapporti tra Rick e il nipote e in generale all’interno di tutta la famiglia.
Vogliamo parlare della teoria di Beth Clone? Possiamo farlo certo, considerando che nell’ultimo episodio ci sono stati schiaffati in faccia back-up che Rick possiede di varie conoscenze tra cui uno di Jeffrey.
Sotto il cinismo e le battute Roiland e Harmon nascondono inganni che ci sbatteranno in faccia al momento opportuno e questo lo sappiamo perché abbiamo imparato che non dobbiamo aspettarci niente di preciso, che il caos regna e prospera nell’universo ma che i piani di Rick sono sempre molto accurati e che c’è Un Morty più intelligente di tutti gli altri (e queste cose ce le hanno insegnate proprio nella prima stagione).
Del resto sono in programma settanta episodi di Rick and Morty e se ancora non si riesce a intravedere una forma precisa di quello che giace sotto le insidie fantascientifiche e nemmeno una silhoutte di quello che potrebbe accadere anche soltanto dopo questa mid season è chiaro che il materiale di Rick and Morty è infinito e sempre effervescente.
Rick and Morty quindi vince sempre e vince facile?
Assolutamente no, è chiaro che alcuni episodi possano risultare deboli (vedi il parere di Rick su Claw and Hoarder) ma in generale questa è la serie animata che prospera grazie alla certezza di una buona storia, articolata, divertente e che mai vuole imboccare uno spettatore abituato a storie già rimasticate. We’ll do whatever, appunto.