
Ritorno al bosco dei 100 acri, ovvero Ewan McGregor e la cocaina
Bei tempi eh, quelli quando eravamo dei piccoli mocciosetti e guardavamo le videocassette di Winnie The Pooh: una cosa molto amarcord e lacrimosa. La storia oggi è un’altra però, perché viviamo nell’era dei film live action e in cui anche i sequel dei cartoni animati vengono girati per noi bimbi cresciuti e non per i bimbi attuali. E da qui parte Ritorno al bosco dei 100 acri: sostanzialmente è un sequel della storia originale di Winnie Pooh in live action. E c’è Ewan McGregor. Eh vabbè.

Non so, sinceramente McGregor in ‘sto film mi ha messo parecchia ansia. Innanzitutto perché è un bravo attore e in questo film fa cagare, ma non poco, cagare al punto da portarti a pensare che sia ritardato. Ma su questo non lo biasimo neanche troppo, dato che tutti in questo film sembrano sotto effetto di cocaina. Allora sarà per quella sua faccia, ormai rugosa ed emaciata, e quel mezzo sorriso che fa ogni tanto in alcune scene che è troppo finto ed è assolutamente inquietante. Ma ovviamente non sono qua a parlare dell’interpretazione di Obi-Wan Kenobi, sto divagando. Quindi,
com’è ‘sto Ritorno al bosco dei 100 acri?
Dipende da come lo si guarda. Se vogliamo fare i critici esperti di cinema, e quindi analizzarlo con un minimo di senso, il film è una merda, davvero grossa. Non c’è nemmeno spazio per il dibattito: è un aborto cinematografico sotto ogni aspetto. E difatti, a mio modesto parere, l’errore nel girare questo film è stato proprio il mezzo: il live action. Se anziché essere film Ritorno al bosco dei 100 acri fosse stato un cartone animato, probabilmente ne staremmo parlando in tutt’altra chiave. Questo perché la pellicola ha una caratteristica molto forte a suo vantaggio: è dolcissima, che fa aprire il cuore. Il problema è che mentre ti si apre il cuore ti si apre anche la valvola della bestemmia nell’osservare le schifezze che hanno fatto.

Guardate questi pupazzi, guardate quanto sono belli, guardate quanto il fatto che siano di pezza li renda ancor più coccolosi. Guardate Ih-Oh, che farebbe intenerire anche Jack lo squartatore. Ora guardate Winnie Pooh: quanto cazzo è inquietante? Cosa sono quegli occhi piccoli e distanti, quell’inespressività, quel naso, aiuto! Capite? Questa è all’incirca la costante strutturale del film: da un lato la dolcezza immensa, dall’altro lo schifo cinematografico che fa venir voglia di piangere. Il risultato è che piangerete in ogni caso.
E comunque io voglio che mi spieghino una cosa, perché io adesso sto facendo ironia, ma per quale sensato motivo Winnie Pooh ha sempre il naso che sembra vagamente infarinato? Lo vedete lì, con ‘sti occhi piccoli e il naso infarinato… e io cosa dovrei pensare? Meno male che i bambini sono innocenti.

Che poi Ritorno al bosco dei 100 acri ha anche dei bei temi di sfondo, certo, già visti e rivisti, però son pur sempre temi sani ed educativi, o che comunque forniscono un bell’insegnamento ad un bambino. Io, per esempio, farei assolutamente vedere questo film a mio figlio. Poi non ho un figlio quindi questo è un altro discorso. Per citarne alcuni: si parla tanto del dare il giusto valore alle cose che lo meritano; si parla di affetto coniugale e familiare; si parla del riscoprire il proprio sé bambino; si parla dell’alienamento causato dalla carriera lavorativa che sottrae tempo e importanza alla famiglia; insomma, temi già sentiti milioni di volte ma che non fanno male. E poi cosa ci aspettavamo? Winnie The Pooh è del 1926, è chiaro che le tematiche siano un po’ invecchiate.

Un’altra cosa figa che hanno fatto è stata usare il doppiatore originale di Pooh, ed è una cosa che si nota subitissimo per chi Winnie The Pooh lo ha visto almeno una volta nella vita. Ancora amarcord, lacrimo.
Ma voi, giustamente, vi starete chiedendo perché allora ho dato 3 stelle belle piene a questo film. Credo sia perché una volta uscito dalla sala dopo aver visto Ritorno al bosco dei 100 acri non sono riuscito per niente a denigrarlo. Mi spiego: il film, come ho detto, mi aveva fatto cagare ampiamente, ma nonostante ciò ero uscito dalla sala con un bella sensazione e, soprattutto, felice. Che, ora, si può uscire da una sala cinematografica felici per diversi motivi, ma Ritorno al bosco dei 100 acri mi aveva reso felice in modo inconsapevole. Sarà che spesso durante il film, seppur per battute stupide e gag già viste troppe volte, mi ritrovavo a sorridere in modo spontaneo; sarà che Winnie (nonostante fosse inquietante) e gli altri personaggi del bosco mi mettevano addosso una sensazione piacevole di per sé; sarà quel palloncino rosso che, di nuovo, è inquietante perché ricorda It, ma rappresenta davvero una bella immagine. Quindi, in sostanza, il motivo per cui ho dato 3 stelle a questo film è che sono una checca. Però almeno sono una checca felice. Una frase davvero brutta.
Indico una petizione per far avere a tutti un pupazzo di Ih-Oh gratis tra le proprie braccia da coccolare.