E soprattutto, guarda con occhi pieni di meraviglia al mondo intorno, perché i più grandi misteri sono nascosti nei posti più impensati: tra letteratura e cinema, la poetica di un autore che ha lasciato il segno.
Da piccola divoravo libri su libri. Sicuramente leggevo molto più di ora, soprattutto con molta più passione: quando finivo un bel libro provavo sempre quella sensazione un po’ triste e commossa, quella di quando si dice addio ad un amico (sensazione che ora provo di rado, proprio vero che crescendo si peggiora). C’è uno scrittore in particolare che è stato una costante della mia infanzia: Roald Dahl. A lui devo molto, tantissimo: i suoi libri (insieme a quelli di Bianca Pitzorno) sono stati la linfa della mia fantasia, i maestri del mio scrivere, la gioia delle mie serate invernali. Spero che la vostra infanzia sia stata sufficientemente felice da esservi imbattuti nei libri di Roald Dahl; se così non è stato, vi esprimo la mia solidarietà e vi consiglio di farli leggere ai vostri attuali/futuri/ipotetici figli per non ripetere il crudele errore dei vostri genitori.

Tra l’altro la vita stessa di Roald Dahl è stata sensazionale e avventurosa tanto quanto i suoi romanzi: gallese di origini norvegesi, lavorò in Africa, fu pilota della RAF durante la seconda guerra mondiale e spia segreta per Winston Churchill; a guerra finita si trasferì negli Stati Uniti e scoprì la sua vena da scrittore. Fu anche co-inventore della valvola WDT (Wade-Dahl-Till), utilizzata per contrastare gli effetti dell’idrocefalia, patologia che aveva il figlio Theo; fu inoltre celebre sceneggiatore, sia dei film tratti dai suoi racconti sia di Agente 007 – Si vive solo due volte.
Dahl venne ri-scoperto in Italia negli anni Ottanta grazie alla Salani e divenne cult. Cosa rende speciale la sua scrittura? La sua creatività, il suo umorismo, i suoi intrecci ben costruiti e, sopra ogni cosa, il punto di vista: è quello dei bambini! Ecco perché tanto appeal sui giovanissimi: sa parlare come loro. E poi perché no, un pizzico di horror che non guasta mai. Insomma chi ritiene i libri di Dahl dei giochetti infantili si sbaglia di grosso. In generale chi ritiene la letteratura “per ragazzi” letteratura di serie B è un hipsterino borghesuccio snobino che puah, non parlateci neanche e lasciatelo a leggere Sartre.

Ma siamo sul MacGuffin, parliamo di cinema. Vista l’indiscussa popolarità e bellezza dei suoi romanzi, le sue storie sono diventate terreno fertile per diverse e brillanti trasposizioni cinematografiche. Eccole qui, accuratamente selezionate per voi. Ci scommetto che alcune non ve le aspettavate, a partire da…
1984, regia di Joe Dante, tratto da I Gremlins (1943)

Nel 1943 Roald Dahl scrisse un racconto in cui un bambino di nome Billy riceve in regalo per Natale un tenero mogway, strano animaletto la cui cura deve seguire tre regole precise: mai esporlo alla luce, mai farlo bagnare, mai nutrirlo dopo mezzanotte. Chiaramente queste tre regole verranno infrante una ad una, dando il via ad una storia mezza horror e mezza comica. Da questo libro Dahl ricavò una sceneggiatura per un progetto avviato con la Disney che non vide mai la luce; ci pensò Chris Columbus a creare un soggetto e una sceneggiatura molto fedele al libro, dando la vita a Gremlins, piccolo capolavoro anni ’80 sulla linea di Ghostbusters: una geniale commedia-horror.
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James e la pesca gigante
1996, regia di Henry Selick, tratto da James e la pesca gigante (1961)

Prodotto da Tim Burton, questo film è una combinazione di live action e stop motion tutto sommato ben riuscita, con tante citazioni a Nightmare Before Christmas e un’ atmosfera onirica pazzesca. James è un bimbo orfano di 7 anni con un sogno: scappare dall’Inghilterra, dove vive orrendamente con due zie malefiche, e andare in America. Ci riuscirà grazie a una pesca gigante in cui si è riuscito a infilare, che galleggia nell’oceano. Il come non ve lo dico: guardatelo!
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Chi ha paura delle streghe?
1990, regia di Nicolas Roeg, tratto da Le streghe (1983)

Le streghe, quanto amore per questo libro, il mio preferito. Non nascondo che quando vidi il film rimasi un po’ delusa (è da esperienze del genere che si inizia a dire “…ma il libro è meglio!”). Anjelica Huston, tetra e comica al punto giusto, alza da sola il livello generale e compensa anche topolini animati dalla dubbia verosimiglianza. Carino, ma si poteva fare di meglio.
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La fabbrica di cioccolato
2005, regia di Tim Burton
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Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato
1971, regia di Mel Stuart
entrambi tratti da La fabbrica di cioccolato (1964)
Il più pop, il più fantastico, il più sensazionale e geniale: La fabbrica di cioccolato è un libro che incanta davvero tutti. Delle due versioni, ahimé, ahinoi, la più nota è quella di Tim Burton, che a mio avviso è una cagata pazzesca, per dirla alla Fantozzi. Johnny Depp risulta particolarmente fastidioso e fuori luogo (sia chiaro che io amo Johnny Depp, ma ecco, tipo questo è un grande NO). Poi quei colori da Candy Crush danno fastidio agli occhi. Molto ma molto meglio la versione vintage del 1971, con un Gene Wilder azzeccatissimo. È degli anni settanta, è un musical, non è privo di difetti, ma lo preferisco.
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Matilda 6 mitica
1996, regia di Danny DeVito, tratto da Matilde (1988)
Solo puro amore e nostalgia per questo film! Tra tutte le trasposizioni cinematografiche eleggo Matilda 6 mitica la migliore, sorvolando sulla traduzione del titolo in chiave primi SMS da tredicenne dei primi anni Duemila. Abbastanza fedele al libro, questa pellicola ha delle trovate comiche eccezionali e un ventaglio di attori perfetti nel loro ruolo, caratterizzati al meglio. Bellissimo il cattivo di turno, la signorina Trinciabue, che si allena al lancio del peso e del martello usando bambini al posto di martelli e pesi; bellissima la voce narrante esterna, che da al tutto un tono fiabesco adorabile; bellissima anche la protagonista, bambina deliziosa, prima ragazzina “so-tutto-io” a non starmi sulle palle. Bellissimo Danny DeVito nei panni del padre odioso che emana trash e malavita da ogni sua cellula. Bellissimo il messaggio del film (e del libro): La giovane mente di Matilda continuava a fiorire, nutrita dalle voci di quegli scrittori che avevano mandato in giro i loro libri per il mondo, come navi attraverso il mare. Da questi libri veniva a Matilda un messaggio di speranza e di conforto: tu non sei sola.
2009, regia di Wes Anderson, tratto da Furbo, il signor Volpe (1970)
Primo lungometraggio d’animazione di Wes Anderson in stop motion, questo film è in linea con tutta l’estetica e il gusto del regista americano. Mr. Fox è un avventuriero, una specie di ladro gentiluomo, un elegante professionista del furto che crescerà tra mille imprevisti e avventure insieme al figlio, più impacciato e con meno savoir faire. Da Dahl si è ripreso praticamente solo il soggetto, tanto breve è il racconto: la sceneggiatura è stata sapientemente arricchita, per arrivare ad un prodotto più che buono, godibile da bambini e adulti. Consigliatissimo.
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Il GGG – Il grande gigante gentile
2016, regia di Steven Spielberg, tratto da Il GGG (1982)
Roal Dahl e Steven Spielberg stanno bene insieme come pane e nutella, uova e asparagi, pistacchio e cioccolato (tutte metafore alimentari… coincidenze? Io non credo, lo spuntino chiama). Torna il protagonista orfano e sfortunato, in questo caso la piccola Sophie; torna lo sdoganamento di certi stereotipi, dove anche un gigante (figura in cui Dahl si ritrovava molto data la sua altezza sopra il metro e novanta!) può essere un eroe positivo; torna sopratutto la forza dei sogni, dell’immaginazione e della gentilezza, che sia in Spielberg che in Dahl sono temi portanti.