
Rosemary’s baby: horror fino in fondo?
Perla del suo genere
Nel 1968 Roman Polansky firma una delle sue opere più celebri e acclamate. Rosemary’s baby è un horror per certi versi atipico: in bilico tra una dimensione concreta e una psicologica.

L’argomento centrale è la maternità, un tema molto gettonato dal genere. Un momento delicato e dolce della vita di una donna che si presta al gioco perverso di questo genere filmico: in Rosemary’s baby la giovane madre soffre, si logora in preda a un terribile presentimento che, infine, sarà realtà.
La trama e alcune sequenze
Mia Farrow è Rosemary, una ragazza di campagna e moglie di un aspirante attore: Guy Woodhouse. La coppia si trasferisce in città e trova casa in un lussuoso palazzo. Immediatamente vengono accolti dai coniugi Castavet, due anziani vicini di appartamento, che si dimostrano estremamente gentili e disponibili. Tuttavia, ben presto la loro premura viene avvertita come eccessiva, soffocante per Rosemary, che non comprende invece l’aumento d’interesse nei confronti della coppia di Guy.
L’unica scena legata all’horror classico, bestiale, è quella in cui Rosemary viene fecondata. Questo avvenimento è preceduto da un’intrusione della signora Castavet: infatti mentre la giovane coppia sta cenando, la donna bussa alla porta per portare loro un dolce fatto in casa. Quest’ultimo, però, non è l’unico dono fatto alla coppia: inizia a insinuarsi nella nostra mente, come in quella di Rosemary, che tutto faccia parte di uno strano rituale, di cui ancora non sappiamo nulla. Quella sera la ragazza si sente poco bene e decide di andare a dormire. Il sogno che l’accompagna durante la notte è raccapricciante: completamente immobilizzata dal marito e dai Castavet, viene violentata da un’essere mostruoso, demoniaco, di cui riusciamo bene a vedere gli occhi iniettati di sangue.
Il giorno successivo Guy le rivela di aver fatto l’amore con lei, nonostante fosse incosciente. Ben presto l’incubo s’intensifica, infatti Rosemary scopre di essere incinta ma la gravidanza non è affatto come se l’aspettava.
Le atmosfere
Gli sviluppi della trama (alquanto essenziale) si concentrano all’interno del palazzo, seguendo l’evoluzione dei rapporti tra le due coppie; com’è proprio del gusto del regista Polansky. Il risultato è un’intensa immersione nella casa/intimità della giovane donna, che viene presentata chiaramente come il centro della nostra attenzione empatica.
I costumi seguono la moda di quegli anni: ostentano talvolta austerità e colori vividi e, nel caso dei coniugi Castavet, grande eccentricità. La vivacità della gamma di colori scelta appare in forte contrasto con la dinamica dei movimenti (poco brillante, statica) e la luce; infatti il sole appare spesso coperto o, in ogni caso, spento. La rassicurante luminosità associata allo stato interessante di donna qui è assente, come risucchiata in un antro infernale. Per questo lo spettatore è coinvolto in uno stato di perenne turbamento e paranoia, nonostante non accada niente di significativo in una scena.
Come accennato, il nostro centro empatico è Rosemary: tutto ciò che proviamo, sentiamo o vediamo (distorto o non) proviene direttamente dai suoi sensi. Ciononostante il film ci permette di essere scettici riguardo la sua salute mentale fino all’ultimo, quando finalmente viene svelata senza filtri la tremenda verità. Il punto centrale di tutto il racconto è il sogno rivelatore: sta a noi credere, a quel punto, se fosse un semplice parto di una mente paranoica, oppure la realtà.
In conclusione: un horror camuffato
Se non fosse per qualche scena esplicita (quella centrale del sogno e il finale) questo film potrebbe essere inserito nel genere del thriller, e ci potrebbe anche stare.
Detto ciò, sono presenti dei nobili cliché che, seppur presentati con leggerezza, sono legati all’horror. In primis abbiamo la strega, custode di malefici e amuleti (la signora Castavet) accompagnata da un aiutante (il signor Castavet), entrambi interessati a una giovane e attraente ragazza (Rosemary) che sarà vittima e mezzo per raggiungere uno scopo legato alla magia nera oppure, in questo caso, al culto satanico. Guy è marito e amico della giovane, l’unico coinvolto appieno nella storia che dovrebbe essere dalla sua parte; tuttavia viene corrotto dal potere del male, lasciandola sola a combattere. La vera svolta del film viene serbata nel finale: Rosemary dovrebbe salvarsi, tuttavia si arrende passivamente, decidendo anche lei di servire il male.