Serie TV

Che fine ha fatto Scandal?

Ci sono poche certezze nella vita. Ce ne sono ancora meno nella precaria quotidianità del serial addicted. Il serial addicted sa che non ci sarà mai una gioia per i suoi personaggi preferiti. In Scandal mancano dal pilot datato 2012.

Il serial addicted formato Shondaland ha la certezza che no, nemmeno il gran finale di serie saprà ricompensare anni e anni di sofferenze con piccole soddisfazioni. Sua altezza reale Shonda Rhimes, protettrice dei più inflazionati drama televisivi e creatice delle più surreali svolte narrative , – Daenerys e i tuoi trentamila titoli, levatevi – mantiene il suo imperturbabile atteggiamento fino all’ultimo secondo di Scandal. Ad alcuni giorni dal gran finale urge riflettere su una serie che per sei anni ha dominato la scena dei presidential-drama televisivi.

Mettetevi comodi su un divano, preparate pop corn e accompagnateli al migliore vino che avete in casa. Olivia Pope ci ha insegnato anche a indossare sempre e comunque un outfit elegante. Vabbè, potremmo chiudere un occhio se siete in pigiama con postumi da maratona seriale.

Scandal Olivia Pope

La serie capitanata dall’assoluta protagonista Kerry Washington nelle prime sei stagioni ha abituato il pubblico a grandi colpi di scena, attentati frutto di pericolose organizzazioni segrete e relazioni difficili. Scandal, come ogni prodotto longevo, ha avuto molti alti e bassi, soprattutto nell’ultimo periodo. Beh, anche le ultime elezioni a stelle e strisce ci hanno ricordato che non sempre tutto fila liscio alla Casa Bianca, vero? La creatura di Shonda, in un certo modo, aveva previsto anche l’avvento di Trump. L’assurda figura del tycoon Hollis Doyle, in corsa per la presidenza in una delle elezioni della serie, è stato il colpo di genio di una delle stagioni più brillanti. A partire proprio dal finale della quinta stagione, però, il dominio incontrastato di Olivia Pope ha iniziato a dare segnali preoccupanti. Le sceneggiature hanno indugiato troppo sul romance dimenticandosi il sadico e silenzioso piacere degli intrighi all’ombra del potere.

Le metamorfosi scandal(ose) di Olivia

Ah, il potere! Se si dovesse scegliere una parola chiave per la settima stagione di Scandal, quella sarebbe l’opzione migliore. Nei primi dieci episodi, infatti, la narrazione si concentra completamente su Olivia sotto la presidenza di Mellie Grant. La Pope, ora a capo dello spietato B-613, si aggira per Washington D.C. con fare digrignante e livelli di antipatia ben sopra la media. Gli anni d’oro del suo studio di gestione delle crisi, dei gladiators-in-suits sono lontani. La grande protagonista, la carta vincente della serie, si stava trasformando nel più pericoloso nemico del prodotto televisivo stesso. L’involuzione della protagonista riassume i problemi di una stagione che soffre degli errori commessi in passato. Come è riuscita in così poco tempo la beniamina del pubblico a trasformarsi in una delirante figura assetata di controllo? Sono mancate le sfumature e questo non è sfuggito ai coraggiosi fan presenti fino all’ultimo.

Scandal Gladiators

Qualcosa, però, deve aver allarmato i criptici autori della serie che, più o meno prontamente, hanno dato una scossa alle loro sinapsi dormienti. Come? Con il più classico dei rimedi serial in salsa soap: un bel cross-over con Le regole del delitto perfettola creatura Shondaland più in forma del momento. L’incontro con la determinata Annalise Keating, infatti, cambia i piani, riportando sulla retta via la Pope. Beh, insomma: retta via con ancora qualche orrida tonalità alla Grey’s Anatomy. Lo show, tuttavia, dopo questi due episodi sembra iniziare a tratteggiare il giusto epilogo che (forse) porrà fine a tutti i dilemmi.

Una fine o un nuovo inizio?

La conclusione arriva al culmine di un rapido crescendo di tensione e trova proprio nel B-613 la svolta. Sì, tutto appare frettoloso e, a tratti, quasi riparatorio. ma funziona. Ogni personaggio è finalmente costretto a schierarsi, a concludere il proprio arco narrativo. L’unico modo per salvare la Repubblica, quei vulnerabili Stati Uniti che macchiavellicamente Olivia e i suoi alleati Abby, Quinn e molti altri hanno cercato di proteggere, è svelare la verità. Il B-613, organizzazione segreta per eccellenza, va smascherato anche a costo della propria vita. In un improvviso ma comprensibile tripudio di onestà a rimetterci la pelle sono proprio i buoni. Gli intrighi politici e i giochi di potere, dopotutto, non sono per tutti ma per coloro che sanno avventurarsi tra le zone grigie della moralità.

La soluzione non è frutto solo di bianco e nero e nemmeno un finale di stagione che tutto sommato porta a un nuovo inizio personaggi tormentati. Sopravvissuti a tresche amorose e minacce internazionali, sono ora pronti a nuove vite. Sono caduti diverse volte e si sono rialzati per portare a noi poveri Scandal-dipendenti il nostro guilty-pleasure preferito. Poteva andare peggio? Sì, decisamente. Pensate a chi ancora è preda dei deliri di Grey’s Anatomy, sempre più soap(orifero) con le sue tredici stagioni. Quindi, come ci è stato ben insegnato, sulle note di un brano qualsiasi di Stevie Wonder, salutiamo come un vecchio amico Scandal e tutte le sue mille assurdità che tanto abbiamo amato… e a volte pure odiato!

Federica Gaspari

Dal '95 è persa in una dimensione alternativa costellata di film e libri tra cui si aggira sbadatamente a bordo di una DeLorean. Nel tempo libero cerca a ingegneria la formula perfetta per rimanere in pari con le serie tv che segue.
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