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Settembre e la fine degli amori estivi: storie drammatiche o a lieto fine?

Settembre ha mille pregi: l’aria, i colori, il lenzuolino di conforto, il mare che respira e l’odore del mosto. Ha però un difetto terribile (non è la scuola, non è Barbara D’Urso, non è la fine delle ferie).

È la fine degli amori estivi.

Un’adolescente su due sa di cosa sto parlando. I più vecchi? Anche voi. Ve lo ricordate, no? D’estate, in vacanza, innamorarsi del tipo di passaggio, di quello o di quella che poi prende il treno e vi saluta. Sarà capitato a chiunque una volta nella vita.

L’accento diverso, l’aria disinibita e spensierata, l’outfit libertino, la pelle ambrata, i capelli cotonati dal sale, i discorsi sulle stelle in quelle notti lunghe, giorni in cui tutto sembra così perfetto da garantire il massimo trasporto e la massima vulnerabilità alla passione. Vivere un amore estivo fa toccare il cielo con un dito, quanto meno fino al giorno in cui uno dei due saluta l’altro con qualche sottospecie di promessa che si frantumerà da lì a qualche istante sotto le rotaie di settembre che – ciuff-ciuff – sta già consegnato quell’amore alla fermata del mai più.

I più nostalgici ricorderanno gli amori estivi come i migliori che potevano capitare e piangeranno lacrime agrodolci sulle pagine ancora vergini della loro vita, i più cinici volteranno quella pagina pensando che alla fin fine un accento diverso sarebbe stato difficile da sopportare a vita, e che tutta quell’aria spensierata sarebbe volata via alla prima sveglia di un lunedì mattina, così come gli outfit libertini avrebbero ceduto il posto (insieme alla pelle ambrata e ai capelli cotonati dal sale) a chissà quale look anonimo e deprimente una volta che lo smog e lo stress prenderanno il posto del bel caldo sole amico.

Ma gli amori estivi sono tutti uguali? Quante tipologie ne esistono davvero? Ed è scontato che finiscano a settembre?

Principalmente, a mio avviso, sono riconoscibili 3 tipologie di amore estivo, per lo più distinti dalle caratteristiche del partner in questione. Infatti, se lui (o lei) è:

  • l’animatore/bagnino/ballerino/tuttofare/ecc del posto in cui si passano le vacanze;
  • un visitatore occasionale che abita a più di mille chilometri di distanza;
  • uno fidanzato/a con un’altra/o;
  • il tizio/a che ci ha provato prima con tua cugina/o.

La storia farà parte del repertorio di amori estivi n. 1, quelli da una bottarella e via (anche due, eh!).

Se invece:

  • è uno che suona la chitarra (conosce tipo due/tre accordi e canta principalmente mugolando di sera mentre tutti si ubriacano);
  • è uno che è ha la faccia triste e ti risponde a monosillabi;
  • è uno con cui condividi IL disagio;
  • abita nel posto in cui sei andata in vacanza ma normalmente non lo avresti cacato di striscio;
  • siete gli unici due su un’isola deserta.

La storia farà parte del repertorio degli amori estivi n.2, quelli carichi di poesia e buone intenzioni, che poi crollano inevitabilmente dopo la prima decade di settembre.

Se invece:

  • è amico di un tuo amico;
  • ha i parenti che vivono dove vivi tu;
  • sono tutti casi umani tranne lui.

Forse (dico forse) la cosa farà parte del repertorio di amori estivi n.3, quelli che “e vissero felici e sposati”.

Il cinema come sempre ci regala un mucchio di esempi. Io però li ho raccolti in ordine di annata, per non spoilerarne l’epilogo, sta a voi capire (e magari dirci) a quale tipologia appartengono.

 

Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (Lina Wertmüller, 1974)

Tipo quando nasce qualcosa con quello o quella che detesti, dopo magari aver detto pure una roba come: “Mai! Neanche fossi l’ultimo uomo sulla terra o ci ritrovassimo su un isola deserta”.

Giancarlo Giannini e l’indimenticabile Mariangela Melato sopravvivono su un’isola dopo un naufragio. Due opposti che si attraggono o in fondo c’è di più?

Dirty Dancing (Emile Ardolino, 1987)

Non potevamo non citare l’ovvio. L’intramontabile favoletta anni ’80 che racconta la classica storia di quando ci si innamora dell’animatore di un villaggio vacanze. Baby (Jennifer Grey) è un’adolescente borghese accompagnata dai suoi genitori e dal cliché di una sorella oca, che si innamora di Johnny (Patrick Swayze), il muscoloso ballerino che vorrà mettere la testa a posto durante le lezioni di danza con lei. Possono una manciata di giorni fatti di strusciatine e prese ad angelo cambiare le vite di un paio di tizi che non si sarebbero mai guardati prima? Forse sì, misurando il livello di romanticismo sulla scala della tensione erotica. In una parola: ribellione, il carburante di tutte le storie difficili da dimenticare.

Io ballo da sola (Bernardo Bertolucci, 1996)


Prima volta. Mondo nuovo. Luoghi bucolici, umanità come l’argilla grezza, la terra e le radici, carne, pelle, bellezza.

Bertolucci non si risparmia in questa storia dove Lucy, interpretata dalla splendida Liv Tyler, americana giovane e insicura, orfana della madre, si ritrova in Toscana alla ricerca di origini e identità.

The Notebook – Le pagine della nostra vita (Nick Cassavetes, 2004)

Qui, il malinconico Ryan Gosling interpreta Noah, innamorato perso della frizzante Allie (Rachel McAdams).

Un esempio di amore estivo fra i più comuni (e i più belli). Perché è successo un po’ a tutti quelli che hanno una seconda vita in un posto speciale in cui ti trasferisci durante l’estate, dove ti senti davvero te stesso e vivi le cose senza sentirti forzato a fare quello che fai durante i 335 giorni del resto dell’anno. O forse è il ragazzo che hai conosciuto a due passi da te che ti fa sentire così, quello che sai già che non rivedrai finito agosto, non solo per la distanza che vi separa ma per la vita che ognuno sceglie di vivere quando si fa autunno, o quando sono gli altri che la organizzano per te.

Adventureland (Gregg Mottola, 2009)

In questa storia leggera e divertente, Jesse Eisenberg interpreta James, un ragazzo che cerca di guadagnarsi i soldi per l’università facendo un lavoretto estivo in un luna park. L’apatica Kristen Stewart, ovvero Emily, condividerà con lui i vari casini famigliari e adolescenziali, durante quella tipica amicizia nata dal disagio che si trasformerà inevitabilmente in qualcosa di speciale.

Moonrise Kingdom (Wes Anderson, 2012)

1965. Piena estate. 12 anni. Lui scout. Lei musona. Un amore puro (nel senso di incontaminato dai cliché), una fuga, una tempesta, adulti idioti, piccole cose importanti. È il primo amore che non si dimentica, quello adolescenziale senza ancora una forma precisa, sagoma aliena, isola tutta da esplorare.

Mamma Mia! Ci risiamo (Ol Parker, 2018)

Ecco, qui siamo di fronte non a uno ma a ben tre amori estivi! La storia la conosciamo ormai tutti (qui un approfondimento), ma quello che ci interessa sottolineare è come spesso è proprio il caso, più che il nostro reale interesse, a determinare nascita e fine di storie così. Caso e intraprendenza, anche un po’ di sana follia, perché quando sei lontana dalla tua vita vera, chiamiamola estate o vacanza esistenziale, le botte di coraggio ti rendono particolarmente attraente, e tutta quell’aria avventurosa che ci si porta addosso regala più di ogni altra cosa la voglia di ricerca, il languirono di libertà.

Lucia Perrucci

La mia prima babysitter fu una Super 8. Non scherzo, mio padre mi teneva tra i rullini da sviluppare. Mia madre invece mi faceva sedere sui libri, secondo me non voleva che li aprissi, perché sapeva sarebbe stata la fine. Mischio storie e immagini da sempre, a volte mi fa girare la testa, a volte mi fa girare cortometraggi (che a volte mi fanno girare il mondo). Scrivo di cinema perché guardare non mi basta.
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