Film

Shakespeare fa più danni che la grandine – Oscar insanguinato

Una volta ho chiacchierato con uno che negli anni Settanta aveva intervistato Vincent Price e mi raccontò di quanto l’uomo fosse gigione anche durante una semplice conversazione; reinterpretava pezzi o scene con tutti i crismi: voce bassa, sopracciglia alzate e tutto. Si potrebbe dire manieratoimpostatoesageratoistrionico ma il termine che ritorna sempre è proprio quello, gigione, a rendere bene l’idea di un’intensità che è a un passo dallo sfociare nel ridicoloTheatre of Blood (titolo originale di quello che da noi, con la solita inventiva, è stato chiamato Oscar insanguinato) è un film su questo: la recitazione e il gigionismo.

Basta leggere le due righe di trama della pagina Wikipedia per ritrovare l’aggettivo: Edward Lionheart, un attore teatrale gigione, purista e di antica impostazione, decide di vendicarsi dei critici che hanno snobbato le sue interpretazioni negandogli un importante premio teatrale.

Quanti sono i critici che hanno scritto male di lui, tanti sono i delitti che l’animale da palcoscenico (creduto morto), fedele al motto “la vendetta è un piatto che va spaccato in faccia”, mette letteralmente in scena, ispirandosi ai grandi drammi shakesperiani: l’accoltellamento del Giulio Cesare, la decapitazione di Cimbelino e così via (anche i cani cucinati e fatti ingurgitare a forza fino al soffocamento del Tito Andronico, il più sadico di tutti).

Tale modalità permette di utilizzare e allo stesso tempo omaggiare, alla luce della sua carriera (siamo nel ’73), l’istrionismo dello stesso Price che, come il personaggio che interpreta, è stato a lungo disprezzato da buona parte della critica per i suoi toni e per film i nei quali compariva (i grandi classici della Hammer), fino a quando non è stato rivalutato con i classici onori pre(e post)morte (Edward mani di forbice).

Come bisogna recitare? Come si deve recitare Shakespeare? Il dibattito esiste fin dalla notte dei tempi e Oscar insanguinato è il film che lo illustra al meglio; c’è una recitazione espressionista, ci sono i critici snob che spesso e volentieri non comprendono in tempo reale i meriti artistici, c’è un pubblico popolare che si diverte agli spettacoli di Lionheart (popolare era la maggior parte del pubblico shakespeariano). E anche il film stesso è popolare (sarebbe un horror, con quel gigione di Vincent Price!) ma allo stesso tempo parla di Shakespeare, quindi un tema alto, culturale, qualunque cosa significhi.

Momento sublime è la declamazione del celebre monologo di Amleto, toccante anche con la voce di Emilio Cigoli, che nulla ha da invidiare alle interpretazioni di Laurence Olivier o Alec Guinness (stessa scuola di grandi gigioni).

Uno degli sfortunati critici teatrali (proprio quello che soffocherà dopo aver ingurgitato il pasticcio dei suoi adorati cagnolini) è interpretato da Robert Morley, altro celebre caratterista di grandi e pessimi film, ma che rientra perfettamente nel tema per i suoi importanti e lodati trascorsi teatrali sulle assi dei palcoscenici inglesi. Inutile dire però che Vincent Price si mangia tutto il film, da bravo, esasperato e onnipresente gigione.

Matteo Macaluso

Nato d'uomo e di donna classe 1993. La natura gli dona una strana erre moscia con cui un giorno conquisterà le masse. Lettere Moderne a Genova. Quando si parla di western perde il senso dell'umorismo. Crede in un solo dio: enricoghezzi.
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