Film

Sharon Tate – Tra incubo e realtà: non fermerete la mia voglia di trash!

Caldo torrido? Stanchi della solita monotonia che uccide il cinefilo moderno?

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“Devo trovarmi un vero lavoro”

Ora che ho la vostra attenzione grazie a questo slogan molto simile a una pubblicità progresso, posso parlare di quanto possa essere difficile godersi un bel film in questo periodo. Non voglio mentire, io da sempre odio l’estate: con tutto quel sole, quel caldo… Gente felice che si gode la vita… Insomma quella roba lì. Dove sono la pioggia, la nebbia e le grandi stagioni di Cinema? Fate conto che le sale della mia zona non vedranno mai proiettato Midsommar. Tranne Spiderman – Far From Home, quello girerà per ancora una quindicina di mesi.

Non il programma cinematografico della vita.

Cosa mi rimane da fare? Oltre ad arrendermi a un terribile destino, intendo. Andare alla ricerca di titoli strambi, assurdi e un pochino trash per sopravvivere fino all’arrivo di novembre. A salvarmi da tutto questo mio crucio e capriccio arriva in soccorso la Koch Media: l’8 di agosto uscirà Sharon Tate – Tra incubo e realtà; fin qui nulla di strano. Storia famosissima, tutto pronosticato e pronosticabile… se solo non fosse per il fatto che a interpretare la vittima della Manson Family sia Hilary Duff. Hilary fucking Duff. Margot Robbie chi, scusate?! Dovevo assolutamente vederlo.

Un bacio virtuale per la copia inviatami in anticipo. Ora “parliamo” del film.

Amatoriale sì, trash pure (ma non troppo)

Lontanissime parenti

Come suggeritoci dal fantasmagorico titolo, Sharon Tate – Tra incubo e realtà si rifà agli avvenimenti dell’agosto del 1969 provando ad aggiungere quel quid in più: l’elemento paranoia. Infatti, nella visione dello sconosciuto Daniel Ferrands, la bella e conturbante attrice di Los Angeles soffriva di schizofrenia da stress e visioni della propria morte poche ore prima degli efferati omicidi. Il tutto nella sua bella villa in compagnia di amici bellocci e poco svegli. Non suonava nemmeno così male come idea. Eee no, non troverete un giovane Polanski nella pellicola. 

Purtroppo non possiamo girarci troppo intorno. Ingoiamo subito la pillola: il film è una gran bella cagata. Ma non di quelle cagate inguardabili che non potreste digerire nemmeno con una vagonata di Brioschi, bensì una pellicola dal sapore amatoriale con la quale è anche difficile essere puntigliosi su ogni aspetto. Suona troppo come una coincidenza il fatto che Sharon Tate – Tra incubo e realtà esca proprio in (quasi) concomitanza con l’ultimo progetto di Quentin Tarantino Once Upon a Time in Hollywood: non potrò mai, per alcun motivo e per rispetto, mettere a paragone i due film (anche perché si tratta di due mondi completamente differenti), ma il leggerissimo filo conduttore che li unisce sta nel coraggio del “reinterpretare” il fatto di cronaca nera. Zio Quentin, ci metto la mano sul fuoco, saprà ancora una volta riscrivere la storia e partorire qualcosa di unico; qui invece Sharon Tate è paranoica, allucinata e letteralmente fuori controllo. Peccato che a interpretarla sia Hilary Duff.

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Idea ottima e intrigante di partenza, rovinata da un’eroina Disney-channelliana regina del trash più becero. L’eterna bambina ce la mette tutta, tanto che sulla copertina scrivono “La Duff è IPNOTICA”, ma il risultato è da mani nei capelli: mai dosata e senza freni, contando che anche esteticamente non ci combina un cazzo con la Tate. Cof cof… Non che il resto del cast se la cavi tanto meglio… Cof cof…

C’è un grosso “Ma” in tutto questo macello

Eppure, tralasciando il disperato tentativo della nostra amica Hilary di sembrare un’attrice, Sharon Tate – Tra incubo e realtà è quello che un amante del V/H/S consumato come me va cercando: un home invasion di second’ordine. Tra jumpscares poco riusciti, scricchiolii e figure inquietanti nascoste nell’ombra la banda della Manson family non inquieta, ma intrattiene; il film non ha sostanzialmente nulla da trasmettere ed è giusto così. Uno slasher come mille altri e come nessuno proprio per la presenza fugace (qualche secondo cronometrato) di Charles Manson.

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B-movie consapevole e stracolmo di difetti, girato da una mano non particolarmente ispirata o geniale, ma che scorre benissimo nei momenti “horror. Ed è incredibile come nonostante la mia vena da spocchioso stronzetto finto intenditore di Cinema non riesca a inveire contro questo Sharon Tate – Tra incubo e realtà, un film disastroso ma che riguarderei per farmici due risate. Sarà colpa di tutto questo caldo infernale, sarà che mi ha ricordato le belle serate in compagnia passate a spulciare i buchi di trama di The Purge… però sento di essermi affezionato a una pellicola che non diventerà mai cult, che verrà divorata dal mito di Tarantino e che ha usato After Effects per gli effetti speciali. Forse è il caso che mi faccia vedere da uno bravo.

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Se anche voi non volete farvi sfuggire una visione unica ed irripetibile, qui il link per l’acquisto del film su Sharon Tate.

Davide Casarotti

Antipatico e logorroico since 1995. Scrivo di Cinema da quando ho scoperto di non saper fare nulla. Da piccolo volevo fare il cuoco, crescendo ho optato per il giornalista; oggi mi limito ad essere pessimista, bere qualche birra con gli amici e andare al Cinema da solo. Giuro, non sono una brutta persona.
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