Serie TV

She-Ra, ovvero la coerenza di un universo animato

Non è difficile ammettere che nell’ultimo periodo le serie animate stanno facendo mangiare la polvere a molte altre serie televisive, grazie a un’ottima scrittura e a un approccio multidimensionale ai personaggi.

Mi viene in mente l’ultimo arco narrativo di Lupin III, Steven Universe, e ovviamente quelle dedicate a un pubblico più adulto come Bojack Horseman o Rick and Morty (di cui sentiamo la mancanza). Questo vale anche per She-Ra and the Princesses of Power, il reboot della serie degli anni ottanta sbarcato su Netflix a metà novembre.

La nuova serie riparte da alcune basi della vecchia, eliminando però i riferimenti alla serie principale di cui era lo spin-off, He-Man ovviamente. Qui Adora, la protagonista, non è la perduta gemella del guerriero, ma un’orfana cresciuta dall’Orda, il gruppo guidato dal malvagio Hordak (anch’esso presente nella vecchia serie) che sta distruggendo Etheria. Adora diserterà dopo aver ritrovato la Sword of Protection, capace di trasformarla nella leggendaria guerriera She-Ra. Si unirà alla ribellione e accompagnata dai suoi nuovi compagnia, la principessa Glimmer e il mastro arciere Bow, si metterà contro i suoi vecchi compagni.

La serie, composta da tredici episodi, procede a un ritmo ben sostenuto. Considerando che questa prima stagione serve perlopiù a mettere insieme i personaggi e a unire qualche punto per costruire la quest vera e propria, non ci sono lacune ma soprattutto attimi di noia.

La serie è stata affidata a Noelle Stevenson, già autrice dei Lumberjanes e di Nimona, e di quest’ultima opera si vedono i riflessi nella struttura coerente e godibile della serie.

La forza di She-Ra sta infatti nel suo world building e nella caratterizzazione dei personaggi; dalla terribile e mefitica Fright Zone alla onirica Bright Moon, sede dei ribelli, ci sono paletti fantastici ben precisi che accompagnano lo spettatore. È in quest’atmosfera che si muovono piccole quest che si concentrano sì sull’importanza cruciale della guerriera She-Ra e la sua storia, ma anche su piccole sottotrame correlate che vengono messe in ballo un poco alla volta.

Ma soprattutto, i personaggi; per quanto riguarda i good guys alla fine maggior spessore lo ottiene il trio Adora/Glimmer/Bow (anche se come detto sopra non viene lasciato indietro niente di ciò che viene promesso).
Ma sono i villains a luccicare. Ci viene svelato lo stretto necessario per tenerceli sempre in mente, ma soprattutto perché le loro motivazioni sono semplici motivazioni in quanto tali. Catra, compagna di Adora fin dall’infanzia, come lei orfana cresciuta dall’Orda, si metterà contro She-Ra certo, contro Adora perché l’ha abbandonata, ma questo perché non solo viene manipolata, ma perché si lascerà manipolare. Crescerà dentro di lei la certezza di mancare di empatia, costruendo così la nemesi stessa di She-Ra.

Un approccio interessante sui personaggi e sul fantastico che accompagna lo spettatore verso la certezza, con tutte le sue aspettative, di una seconda stagione.

Diletta Crudeli

Classe '91. Pur avendo studiato Beni Culturali ed editing credo di saperne di più sui viaggi nel tempo e sulle zone infestate. Leggo un sacco di libri e cerco sempre di avere ragione, bevo tanto caffè, e provo piacere nell'essere un’insopportabile so-tutto-io. Per intrattenervi posso recitare diversi sketch dei Monthy Python.
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