Otto finalisti. Due premi. Una menzione speciale. È Venezia? Cannes? Il Sundance? Mica stiamo parlando di bruscolini, questo è lo Shoefiti Film Festival, un grosso festival, lui te schiaccia, te sei ‘na merda in confronto (cit.). Ed è successo veramente. Nel senso che il MacGuffin (cioè la sua estensione grande grossa ciula e goffa aka il sottoscritto) era presente in giuria alla serata. Giuria di un certo livello, con professionisti del settore: insegnanti di Cinema, produttori, sceneggiatori, più il pirla che scrive baggianate sul web. Ma oh, il contratto parlava chiaro, hanno dovuto accettare la cosa.

E quindi com’è andato tutto sto Shoefiti? Sarò anche di parte ma in quel della Cavallerizza Reale occupata di Torino la sala era piena, i corti in gara di ottimo livello e pure l’organizzazione non era così male. E chi ha organizzato poi? I Divanos, ovviamente. Un gruppo di matti studenti di Cinema che ha tentato la follia: mettere in piedi un festival low-budget di cortometraggi e tentare di dare vita a un progetto nel mondo della Settima arte. Sono arrivati più di 100 corti, direi che non è male come prima edizione.
Ma veniamo alla ciccia, come direbbe Galeazzi. Che voi siete affamati lettori cinefili e volete sapere chi ha vinto e perché. Magari avendo un link al corto stesso. Sono sotto i 20 minuti, state tranquilli.
Orsù, squillino le trombe e trombino le squillo (pessima questa), il corto che si porta a casa il premio della giuria è V Storone (The Edge) della russa Alexandra Averyanova.
Qua vi potete gustare il trailer. Ci ho provato ad averlo tutto, ma quando ho sentito la parola “gulag” ho capito che non era aria.
V Storone è una storia di inesausta routine, una somma di piccole cose in grado di concedere un barlume di felicità. La ricerca della semplice perfezione, l’attesa verso qualcosa che passa senza nemmeno guardarci, ma che sappiamo ritornerà e per il quale siamo disposti a sacrificare tutto. La protagonista è come noi, incastrati nei nostri riti ridimensionati come un criceto felice di correre sulla ruota. Se recuperate tutto il corto andate oltre i titoli di coda, mi raccomando.
Bene, dopo il giusto applauso alla Santa Madre Russia tocca al premio del pubblico, quello scelto appunto dagli spettatori presenti. Se lo guadagnano due italiani: Ilenia Locci e Fabio Loi, arrivati alla selezione finale con Engine of Time: eccolo qui.
Il corto è un’allegoria dello scorrere del tempo, un’esplosione di colori che vanno a rintoccare con i battiti dell’orologio terrestre. La storia senza storia si dipana lentamente, così come noi percepiamo il passare delle stagioni, intervallate da simboli, allegorie e metafore. Il tutto si amalgama alla perfezione con la splendida voce del narratore: Riccardo Peroni. Che, per chi non se ne fosse accorto, è la voce del Joker nella serie animata di Batman (e di Oscar in Dragon Ball, per essere precisi). Pianti di nostalgia e applausi allo stesso tempo.
In teoria i premi sarebbero terminati, ma io qua sono padre e padrone perciò voglio fare una menzione speciale al corto La gita delle Officine Pinelli (sempre arrivato nella selezione finale). Qua potete vederlo e, visto che raccontarvi di cosa parla sarebbe come dirvi che ne Il sesto senso Bruce Willis è Keyser Söze fin dall’inizio (battuta riciclata dalla serata, chiedo venia per chi era presente), vi metto il commento sotto spoilerz da bravo bambino.
[su_spoiler title=”Spoilerz”]Sono riusciti a raccontare un tema così attuale e così stuprato dai media nel modo migliore: non raccontandolo. Sottolineando quanto ormai siamo abituati a tutto questo, quanto una tragedia umana di queste proporzioni non ci sfiori minimamente. E sapete la cosa migliore? L’hanno fatto senza pietismo, senza quel becero buonismo da salotto radical chic che tanto va di moda. Davvero complimenti: idea forte sfruttata bene.[/su_spoiler]
Mi sa che non c’è più molto da dire, dubito vogliate sapere dei bagordi successivi allo Shoefiti, dei baccanali volanti, delle danze leggiadre e delle promiscuità dilaganti. Voi siete qua per sentir parlare di Cinema. Però, magari, sapendo che dopo ci sono stati cocktail a prezzi estremamente modici e con le dosi degli ingredienti sballate verso la cirrosi epatica potrebbe venirvi voglia di fare un salto l’anno prossimo. Perché sembra che i Divanos non si vogliano fermare. Ma nemmeno il MacGuffin. E dateci torto.
Ah, passate dagli amici Divanos sulla loro pagina Facebook già che ci siete. Tanto avete già fatto 30.