Amici, siamo quasi giunti alla fine!
Non vi prendete male nessuno sta per lasciarci le penne, Mr Luciani ha semplicemente incaricato la sottoscritta di chiudere lo Speciale dedicato a Dario Argento con gli ultimi due articoli in programma. Questo vuol dire che per ben due mercoledì di fila avrete doppia razione di Tavella. Fate partire la Ola.
Mr Luciani vi ha illustrato la Trilogia degli animali, quindi mi sembra scontato che a me tocchi trattare l’altra trilogia firmata dal Maestro.
Ma lo faccio molto volentieri per amore di quelle creature affascinanti e sinistre che hanno popolato per secoli le leggende e la letteratura di svariati popoli, per poi approdare al cinema e nei nostri Halloween in versione più sexy e battonesca. Mi sto riferendo a loro, le regine della notte, le STREGHE.
Dario Argento, ispirato da una sezione del Suspiria de Profundis di Thomas de Quincey, ha deciso di dedicare proprio a loro la sua Trilogia delle Tre Madri, accantonando il thriller per cimentarsi con l’horror soprannaturale.
I tre titoli che compongono la trilogia sono messi anche in ordine di oggettiva bellezza: Suspiria (1977) primo capitolo e uno dei capolavori della produzione argentiana, Inferno (1980), secondo e godibile capitolo ma non all’altezza del suo predecessore. Infine dopo ben 27 anni Argento gira il capitolo finale: La terza Madre (2007), film orrendo che non sembra neanche girato dallo stesso regista. Eh, la senilità deve aver fatto male al caro Dario visto che ha scelto davvero di chiudere in un modo davvero pessimo, facendo palesemente capire di non averne più per le balle di spaventarci.
Chi sono le Madri? Sono tre cattivissime e antichissime sorelle dedite alla stregoneria che viaggiano il mondo alla ricerca di ricchezza e poteri sempre maggiori, seminando la morte al loro passaggio, anzi forse sarebbe meglio dire che sono loro stesse la personificazione della Morte.
Le donne commissionarono all’architetto italiano Emilio Varelli, di progettare e costruire per loro tre dimore, poste in tre luoghi diversi del mondo: Friburgo, New York e Roma. È da queste dimore che le Tre Madri dominano il mondo con dolore, lacrime e tenebre.
Direi a questo punto di partire presentandovi queste tre amabili signore.
La prima strega di cui vi voglio parlare è la mia preferita, Mater Suspiriorum (la Madre dei Sospiri), l’unica delle tre sorelle di cui si conosce il nome, Elena Markos ovvero La Regina Nera. Facciamo la sua conoscenza nel primo capitolo della trilogia: Suspiria. Penso di aver già rotto a sufficienza le palle con il suddetto film in “Un grosso e incazzoso NO al remake di Suspiria” quindi non voglio ripetermi nel dirvi quanto sia imbarazzantemente ben fatto o che cosa lo renda un Horror con l’h maiuscola.
La Markos è la più anziana ed inquietante delle Tre Madri. Direttrice dell’Accademia di Danza di Friburgo, ha come poteri l’invisibilità, l’illusione e telecinesi. Non la vediamo fino a fine film. Avete capito bene, la più inquietante delle streghe si vede sì e no 5 minuti. Eppure a mio parere è sicuramente quella meglio riuscita della trilogia.
Per tutta la pellicola senti costantemente il suo fiato sul collo, emette solamente sospiri ma non riesci a vederla. Ti senti in suo potere. E vi assicuro che ho patito tanto quanto la protagonista del film, Sally Benner, se la trova face to face nel combattimento finale. Per il ruolo della Markos, Argento ha raccattato per le strade di Roma una vecchina a cazzo e questo me lo fa stare ancora più simpatico. Non si è mai preoccupato di aver grandi nomi nel cast dei suoi film, anzi per lo più era solito ingaggiare attori americani e italiani semi sconosciuti o addirittura membri della sua famiglia. Sinceramente non aveva bisogno di una recitazione stellare, tanto era figo quello che riusciva a fare con la cinepresa.
Mater Tenebrarum (la Madre delle Tenebre) è la più cattiva e giovane delle Tre Madri. Non si conosce il suo vero nome ma sappiamo che la sua dimora è situata a New York. Incappiamo in lei in Inferno, il film che ci spiega per benino tutta la storia delle Tre Madri che vi ho già brevemente accennato ad inizio articolo. Il secondo capitolo non è ai livelli del precedente, ma a mio parere resta comunque un buon manifesto del modo di fare cinema del regista. Opinione forse non condivisibile, dato che la pellicola ha suscitato un sacco di dibattiti e discussioni, non essendo il classico film che mette d’accordo tutti i fan del Maestro. Argento stesso ha preso parte al dibattito affermando che Inferno è uno dei lavori di cui va più fiero.
E sulla resa visiva andiamo d’accordissimo visto che riprende molto le meravigliose tecniche usate già in Suspiria. Ma per quanto riguarda la trama e personaggi siamo decisamente un gradino sotto.
Anche la cara Madre delle Tenebre, che doveva essere così crudele e spietata, mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca. Non posso però non menzionare la scena in cui la strega si trasforma nella Morte, soprattutto perché è stata personalmente curata dal grandissimo Mario Bava, che ha collaborato con Argento anche per gli effetti speciali del film.
Mater Lacrimarum (la Madre delle Lacrime) è la più gnocca delle tre. Il suo nome è sconosciuto, ma la sua dimora sappiamo essere a Roma. Appare in ben due dei tre film: Inferno e La terza Madre. Ok, state pronti perché ora inizio a fare la ragazza acidella: i fan di Argento hanno a lungo insistito affinché girasse un ultimo capitolo incentrato su Mater Lacrimarum, e Argento, 27 anni dopo, ha mantenuto la promessa fatta ai fan. E ha fatto LA CAZZATA.

Si sarebbe dovuto fermare ad Inferno, tanto la strega bona l’avevate già intravista, non si sentiva il bisogno di un ulteriore capitolo.
E invece no ha chiamato la sua figliola Asia, per affidarle la parte dell’archeologa americana tormentata (?!) che apre la classica urna che non va aperta e si trova a dover affrontare la strega finendo per farci sghignazzare tanto è convincente il film. L’atmosfera incubo-fiabesca, presente negli altri capitoli (che poi era uno dei punti di forza di entrambi) qui è totalmente assente, la pellicola potrebbe essere riassunta dicendo che regna il caos narrativo più totale.

Rispetto ai due capitoli precedenti c’è un dislivello pazzesco sotto tantissimi aspetti: regia, fotografia scenografia, sceneggiatura, ma specialmente mancano lo stile unico argentiano e la componente fondamentale dei suoi film: la suspance. La strega è molto bella ma non ti rimane di certo impressa per il suo personaggio. Esce le zinne, rimane solo questo. Male male.
Non continuo con ulterori acidate e vi do appuntamento con il gran finale a mercoledì prossimo, in cui tratterò una tematica che mi ha sempre affascinato tantissimo nei film del Maestro. Avete qualche idea su cosa voglia proporvi? Scervellatevi da bravi fino alla prossima settimana.
Se gli horror sono la vostra passione, fate un salto dai nostri amici di Film esageratamente da paura!