
Il cigno nero: la morte come punto di svolta
ATTENZIONE!
Questo articolo esplora il finale de Il cigno nero e propone un’interpretazione alternativa.
Brace yourselves, spoilers are coming!
Il cigno bianco volteggia, delicato e candido. Ma dentro di esso, latente, il turpe cigno nero aspetta il momento giusto per uscire allo scoperto.
Se avete visto Il cigno nero – uscito nel 2010 e conosciuto anche col titolo originale Black Swan – ricorderete sicuramente la scena finale, un momento di climax elevatissimo: Nina, l’elegante e fragile ballerina del New York City Ballet interpretata da un’insuperabile Natalie Portman, cade ricoperta di sangue durante l’ultimo atto di una drammatica e inquietante versione de Il lago dei cigni, il famoso balletto composto da Ciajkovskij. Accompagnata dagli applausi e dalle ovazioni del pubblico, Nina, finalmente libera dalle sue ossessioni, sospira morendo I felt it. I felt perfect… I was perfect
Ma siamo davvero sicuri che la morte del cigno bianco sia anche la morte della protagonista?
In realtà, se esaminiamo alcuni dettagli con un occhio più attento, ci rendiamo conto che l’intero film non è altro che un processo di evoluzione della personalità di Nina, che non termina necessariamente con la sua morte.
Al principio vediamo una ragazzina legata all’opprimente madre, la quale la porta a sentirsi immatura, insicura, troppo fragile per affrontare da sola le difficoltà. A causa di questo rapporto morboso, Nina sviluppa un disturbo ossessivo compulsivo e un’instancabile ricerca della perfezione, tratti del carattere che segnano profondamente anche la sua carriera di ballerina.
Nel corso della vicenda assistiamo a un cambiamento interiore
L’aggressività repressa di Nina comincia a emergere, complici le strategie manipolative del direttore artistico del balletto, Thomas Leroy (Vincent Cassel). Conscio delle potenzialità represse della giovane e deciso a tirare fuori il suo lato oscuro e perverso, Leroy la mette sotto pressione con allenamenti sempre più stremanti e la seduce, invogliandola a esplolare la propria sessualità. Inoltre, la pone in competizione con Lily, una ballerina impersonata dalla sensuale Mila Kunis, meno talentuosa di Nina ma dotata del fascino necessario per ottenere il ruolo del cigno nero.
La tensione psicologica è tale che Nina inizia ad avere forti squilibri mentali
Si convince che Lily voglia prendere il suo posto nel balletto. Ha tendenze autolesionistiche e violenti scatti d’ira durante i litigi con la madre, in cui cerca di dimostrare di un essere più una bambina. Vede terribili allucinazioni in cui crede di trasformarsi in un vero cigno, con tanto di piumaggio nero che cresce da sotto la pelle.
Il culmine della psicosi di Nina si verifica nei camerini, durante lo spettacolo
La giovane, accecata dalla rabbia, rompe uno specchio e con un frammento uccide Lily, e rientra in scena. Al termine dell’atto, però, quando rientra in camerino, trova la rivale viva e vegeta, che le fa i complimenti per l’interpretazione. Nina comprende perciò di aver vissuto l’ennesima allucinazione. Lo specchio del camerino però è apparentemente rotto e la ragazza si rende conto di essersi ferita al ventre. Capendo che Lily non ha mai cercato di soffiarle il posto e che le sue convinzioni sono frutto delle visioni, Nina realizza che il vero nemico è sempre stato lei stessa.
A questo punto, non le resta altro da fare che tornare in scena e interpretare il proprio ruolo, fino alla fine.
E qui prendiamo in considerazione il particolare della ferita
Stando alle dichiarazioni dello stesso regista, Darren Aronofsky (artefice anche di Requiem for a Dream e Noah), non è lo specchio a frantumarsi, ma la stessa personalità di Nina subisce una frattura. E la posizione della ferita e dell’alone di sangue non sono per nulla casuali: il taglio sul basso ventre e la perdita di sangue non sono reali, ma simboleggiano il cambiamento da ragazzina a donna. Grazie al sorprendente lavoro di sceneggiatura e fotografia, il confine tra realtà e illusione è molto labile.
In quest’ottica, anche l’uccisione di Lily e il suicidio di Nina acquisiscono tutto un altro significato
Per Nina, “uccidere” Lily rappresenta il superamento del desiderio di perfezione; il “suicidio”, così plateale e associato alla morte del cigno, non è altro che la necessità di eliminare il lato fragile e infantile per diventare finalmente una donna.
Nina perciò non muore ma vive un suicidio simbolico, un momento di assoluta catarsi che segna la rottura di un’illusione di un’adolescenza che faticava a terminare.
Con la morte del cigno bianco spariscono le inquietudini e le paure, lasciando spazio a un cigno nero emancipato, senza inibizioni. Forse non del tutto stabile, ma chiaramente più consapevole.
Cosa ne pensate di questa teoria? Fateci sapere il vostro parere!