
Solo – Se hai troppo hype godi Solo a metà [NO SPOILER]
Solo: e se il futuro di Star Wars fossero proprio gli spin-off?
Ci era capitato due anni fa con Rogue One – A Star Wars Story, è successo di nuovo nel 2018, di fronte a Solo, diretto stavolta da Ron Howard: noi con un sorriso ebete che sbattiamo i piedini davanti allo schermo come bambinoni.
Cominciamo col dire che il lavoro di Ron Howard col personaggio di Han è stato pressoché perfetto: Alden Ehrenreich (diventato famoso grazie alla sua celeberrima gag con Ralph Fiennes in Ave, Cesare!) si cala nella parte tanto da non far dubitare nemmeno per un secondo di essere la versione giovanile di quello stesso personaggio che poi vedremo (abbiamo già visto, nda) in Episodio IV. Le espressioni studiate, la gestualità, la recitazione: si vede che il ragazzo ha studiato bene Harrison Ford.
La trama è piuttosto basica e serve a lasciare tutto lo spazio necessario all’azione e alle gag del duo dinamico Han-Chewie: su Corellia Han e Qi’ra (Emilia Clarke) sono giovani, belli, innamorati, vengono sfruttati e vogliono fuggire, bla bla bla, fino a quando vengono separati contro la loro volontà. Qi’ra rimane su Corellia e, pur si sloggiare, Han si arruola nelle truppe imperiali, promettendo di tornare a liberare la ragazza. Questo prima di conoscere il nostro adorabile Wookie.
Il giovane Han è esattamente come quello che già conosciamo: uno sbruffone dal cuore d’oro che riesce sempre a cavarsi d’impaccio con l’astuzia, la lingua lunga e la sua abilità di pilota. Fino a qui niente di nuovo, non fosse per l’interesse che lo spettatore affezionato prova per ogni prequel che si rispetti: come si sono conosciuti Han e Chewbacca? In che modo Lando Calrissian gli cede il Falcon? Cosa ha spinto il giovane Solo a diventare il contrabbandiere che un giorno caricherà sulla sua nave Luke e Obi-Wan? Perché Han Solo si chiama Han Solo?
Solo – A Star Wars Story aveva il compito di rispondere a queste domande e lo fa in modo egregio, esemplare: il ritmo è uno dei più forsennati di sempre eppure mai eccessivo; nessun personaggio viene lasciato indietro. La trama, seppur abbastanza prevedibile, è gestita alla grande e prosegue senza rallentamenti o bruschi strattoni, con nuovi personaggi memorabili (il droide L3 su tutti) conducendoci attraverso mondi inesplorati, bische clandestine, locali fumosi, yacht-stellari, rischiosissime rapine, pianeti a volte semplicemente sentiti nominare da qualche parte (dico solo “Kessel”).
Lo scopo? Divertire alla grande. Solo è un riuscitissimo mix di western, buddy-movie, film d’azione e formazione allo stesso tempo, che riesce a risultare (finalmente) leggero e conscio di se stesso, senza quegli eccessi retorici e quella (a volte) fastidiosa gravità che permea alcuni episodi della saga stellare.
Ovviamente non aspettatevi qualcosa all’altezza di Rogue One, perché Solo non lo è. È un ottimo film, ma l’epicità e la tensione di Rogue One non vengono quasi mai eguagliate, in quanto Solo è molto più scanzonato, caciarone e slegato dalla storia principale rispetto allo spin-off di Edwards.
La pecca principale è sicuramente la colonna sonora, fatto stranissimo in un film di Star Wars che solitamente costruisce buona parte delle sue fortune proprio sulle musiche: i momenti in cui la colonna sonora sorregge le immagini del film sono veramente pochi, non si notano temi memorabili dedicati ad Han e in generale ci si è accontentati di qualche richiamo un po’ troppo classico e banale.
Ci sentiamo però ci consigliare assolutamente la visione a tutti quanti, anche agli appassionati meno fanatici, perché si divertiranno un mondo con un film che – visto in prospettiva – potrebbe diventare anche un ottimo starting point per la visione della saga.
Sì, perché la domanda che mi ha lasciato questo secondo spin-off è: e se il futuro di Star Wars non fosse continuare di trilogia in trilogia, con episodi massacrati (come Gli ultimi Jedi) da una torma di fan oltranzisti con la schiuma alla bocca, ma espandere una storia ben consolidata con film singoli, realizzati da registi esperti di blockbuster come Edwards e Howard? Mi è venuto da pensarlo perché per la seconda volta ho notato come la mia quasi totale assenza di hype mi abbia permesso di godermi il film per quello che è, e abbia allo stesso tempo permesso al regista di creare un prodotto che non viene atteso al varco da un fandom di sciroccati che va a cavillare ogni singolo frame pur di smontare tutto e tutti.
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