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La trilogia di Aldo Giovanni e Giacomo parte I – Tre uomini e una gamba

Diamo via al nostro riepilogone dedicato ad Aldo Giovanni e Giacomo, dove ripercorreremo la trilogia di pellicole comiche che hanno segnato l’infanzia della generazione ’80 e ’90.

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Se siete dei brontoloni criticoni che volete solo guardare film d’essai, ridere per un cambio di inquadratura con un riferimento a Metropolis di Fritz Lang o leggere un mattone polacco minimalista di scrittore morto suicida giovanissimo (copie vendute: 2), fatemi un favore, uscite da quest’articolo, chiudete la porta e lasciate i pop corn.

Oggi iniziamo lo speciale Aldo, Giovanni e Giacomo: il terzetto di comici che ha segnato gli anni ’90 e la mia generazione, grazie ai loro spettacoli, ai loro sketch televisivi e soprattutto ai loro primi tre film: Tre uomini e una gamba, Così è la vita e Chiedimi se sono felice.

Ma andiamo con ordine. Di chi stiamo parlando?

Il trio.

Parliamo di Cataldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti: tre attori andanti a formare un trio comico che, nato alla fine degli anni ’70, si è fatto le ossa partendo dal cabaret nei villaggi, passando dai teatri fino ad arrivare alla televisione e ottenendo il successo grazie a programmi come Mai dire gol, dove mostrarono appieno tutte le loro potenzialità comiche. In quel momento, grazie alla popolarità raggiunta, il loro spettacolo I corti viene trasmesso su Canale cinque. Era il 1996 e il sottoscritto aveva quindi cinque anni, eppure ho un ricordo sorprendentemente vivido di quel momento. Ne I corti il trio, oramai notissimo in tutta Italia come Aldo Giovanni e Giacomo… fa ridere, fa ridere proprio tanto. Sketch come I tre gemelli, spettatori in sala, In montagna e Il conte Dracula e Nico divennero fonte di decine di tormentoni ed entrarono prepotentemente nel panorama comico italiano.

La cosa che salta all’occhio degli spettacoli del trio è la loro spontaneità. A parte negli sketch in cui si trovano ad interpretare personaggi particolari, i tre trasportano loro stessi perfettamente sul palco. Aldo è Aldo, terrone ignorantello e sgrammaticato, sempre al centro delle prese in giro degli amici; Giovanni è Giovanni, pignolo so-tutto-io con la battuta sempre pronta e un ironia pungente e, indovinate un po’, Giacomo è Giacomo, ipocondriaco isterico con velleità da intellettuale. Il loro accento milanese, le loro continue scaramucce, la loro amicizia, i loro caratteri e le situazioni assurde, ma realistiche, in cui si cacciano sono gli elementi principali che determinano la loro vivacissima comicità.

Dall’esperienza maturata ne I corti il trio valuterà i tempi maturi per salire al piano di sopra.

Di quale piano sto parlando?

Beh, siete su MacGuffin, stiamo ovviamente parlando di cinema.

Tre uomini e una gamba

tre uomini e una gamba
Con 30mila lire il mio falegname  la faceva meglio. Non ha nemmeno le unghie

Diciamolo subito, in Tre uomini e una gamba si nota tanta influenza de I corti e, in generale, di quelle che sono le esperienze precedenti del trio comico.

Nonostante la trama sia unitaria, guardandolo si ha l’impressione di assistere a una serie di sketch comici, uniti dal filo di Arianna della trama molto semplice. I tre amici, commessi in un negozio di ferramenta dal nome improponibile (Il paradiso della brugola) sono in viaggio per Gallipoli. In Puglia Giacomo è atteso dalla promessa sposa (Luciana Littizzetto) e dall’arrogantissimo suocero burino, padre anche delle mogli di Giovanni e Aldo, che non fa che insultarli e umiliarli. Nel contempo, devono far pervenire a quest’ultimo il suo amatissimo botolo, Ringhio, e una gamba da 300 milioni di lire, scolpita dall’artista della transavanguardia Garpez.

Il viaggio, che dovrebbe durare una dozzina di ore, si rivela essere il MacGuffin della situazione perché, allungato spropositamente da eventi e peripezie varie, diviene il pretesto per la scoperta, da parte dei tre amici, di come nella vita si possa provare a guardare oltre il lavoro sicuro ma opprimente, oltre la vita familiare e le piccole noie di tutti i giorni.

Risate.

Ho parlato troppo seriamente fino ad ora? Avete ragione, non stiamo parlando né de I quattrocento colpi, né de Il posto delle fragole.

tre uomini e una gamba
Bello, bello, ma come abbiamo fatto a perdere 10 a 3?

Dei tre film che andranno a comporre lo speciale questo è sicuramente il meno maturo, perché legato alla forma degli sketch, perché meno unitario, per una regia che appare ancora un po’ rozza per certi versi, ma attenzione, attenzione: è sicuramente quello che fa più ridere.

Le disavventure dei tre iniziano con la morte accidentale del botolo Ringhio, ma ciò che davvero spariglia l’azione del film è l’incontro con Chiara (Marina Massironi), di cui Giacomo si innamorerà immediatamente.

Da qui iniziano una serie di eventi che oscillano tra il buffo, il surreale e il tragicomico. Il trio, diventato quartetto, in seguito ad un incidente deve cercare un meccanico, poi si trova ad una proiezione di un film Neorealista di tale Garpelli, poi all’ospedale per una colica renale, ad un bagno sulla spiaggia, a giocare una partita di calcio contro una squadra di marocchini (citando tra l’altro Marrakech Express) ecc. ecc.

Scopriranno via via la gioia di tornare un po’ bambini e allo stesso tempo la capacità di imparare a sognare, di non fermarsi alla monotonia di una vita che è capitata tra capo e collo un po’ così, senza che nessuno potesse fare qualcosa.

Ho ripreso a parlare seriamente? Lo so, lo so, ma mi piaceva l’idea di sottolineare come questo film, e quelli successivi, non faccia solamente ridere, ma sia un film con una dignità espressiva assolutamente da non sottovalutare.

Certo, tutte le scene che si susseguono sono da schiantare dal ridere e sono tra i punti più altri che la commedia italiana abbia mai raggiunto, ma sarebbe riduttivo fermarsi a quell’aspetto.

Impatto.

Perché, infatti, nonostante questo sia un sito giovanile e frizzante e questo sia un film comico, non riesco a parlarne in maniera leggera e scanzonata come dovrei, per quanto ci provi?

Ve lo dico io perché. Perché questo film è nostalgia purissima, distillata e prodotta in casa.

tre uomini e una gamba
Va bene, ma solo cinque minuti

Scatena risate a non finire, ma anche ricordi, è malinconico nei punti giusti, è riflessivo, è intelligente perché pesca con arguzia nel background del cinema nostrano e non.

Soprattutto mostra al pubblico dei rapporti semplici, ma autentici e puri. Chi non vorrebbe far parte di un trio di amici del genere? Chi non vorrebbe due compagni con cui dividere mille stronzate e, quando necessario, anche i sentimenti più importanti. Chi non vorrebbe fare un viaggio del genere? Chi non vorrebbe incontrare la propria metà della mela così, quando meno te lo aspetti?

Ho fatto una recensione confusissima, me ne rendo conto, ma ammetto di averla scritta così, a braccio, senza sapere bene dove andare a parare. Se non lo avete visto non vi avrò fatto venire voglia di guardarlo e se lo avete visto non vi avrò detto niente che già non sapete.

Avevo solo voglia di parlarne, perché questo film è quanto di più lontano ci sia da un capolavoro, ma ha quello che tutti i film dovrebbero avere: ha un quid, ha quel non so che, quella cosa che hanno i film e i libri che non ti sai spiegare. Quel qualche cosa che ti fa prendere quel film, te lo fa mettere nel cassetto e che ogni tanto ti fa dire:

“oh, ma se ci sparassimo Tre uomini e una gamba??”

tre uomini e una gamba

Riccardo Cavagnaro

Vede la luce nell'anno 1991. Da quando ha visto "Jurassic Park" all'età di 3 anni sogna segretamente di toccare un dinosauro vivo. Appassionato lettore, viaggiatore, ascoltatore di musica e bevitore. Tutte queste attività arricchiscono sicuramente il suo bagaglio culturale, ma assottigliano pericolosamente il suo portafogli.
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