
Spectral, ovvero Soldati vs Fantasmi (sì, avete capito bene)
Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti. Se Netflix è sinonimo di qualità quando si parla di serie tv (il più delle volte almeno), lo stesso non si può dire nel caso dei film. Se escludiamo alcune rare eccellenze (Hell or High Water, ad esempio), le pellicole offerte in esclusiva dal sito di streaming sono infatti tendenzialmente deludenti: nel peggiore dei casi si dimostrano delle cagate allucinanti (Death Note), nel migliore dei prodotti appena passabili (Bright). Spectral appartiene decisamente a quest’ultima categoria.

Questo action fantascientifico di Nic Mathieu, basato su un soggetto suo e di Ian Fried (trasformato in sceneggiatura da George Nolfi), inizialmente sarebbe dovuto uscire al cinema nel 2016 su distribuzione della Universal. All’ultimo momento però, qualcuno della Legendary Pictures (casa di produzione della pellicola) deve aver pensato: “Mi sa che questo Spectral non se lo filerà nessuno”. E così, un po’ come accaduto recentemente con The Cloverfield Paradox, si è deciso di evitare la distribuzione nelle sale (e il potenziale flop) e far approdare direttamente il film su Netflix.
Ambientato in un futuro non molto lontano, Spectral ha come protagonista il dottor Mark Clyne (James Badge Dale), ingegnere specializzato nella progettazione di attrezzature per l’esercito americano. Un giorno viene inviato a Chișinău (salute!), in Moldavia, dove è in corso una guerra tra Stati Uniti e ribelli locali. Il suo compito è indagare su una serie di strani fenomeni: alcuni soldati sono morti improvvisamente dopo aver rilevato delle apparenti anomalie con i loro visori speciali (realizzati dallo stesso Clyne). Durante un sopralluogo nel centro della città, lo scienziato e un gruppo di militari rimangono isolati, scoprendo che le anomalie non sono altro che creature sovrannaturali incorporee, invisibili a occhio nudo e capaci di uccidere con il solo tocco. Praticamente degli spettri.

Perciò questa è in sintesi la trama di Spectral: soldati americani che combattono contro un esercito di fantasmi in quel di Chișinău (di nuovo salute!). Direi che la ragione che ha spinto i produttori a ripiegare su Netflix sia parecchio evidente. Dopotutto sarebbe stato stupido aspettarsi un successo commerciale da una pellicola dalle premesse così assurde.
Oltretutto non si può neanche dire che il film sia particolarmente originale, considerato che copia spudoratamente aspetti della storia da decine di altre opere preesistenti. Esseri spettrali che uccidono le persone non appena le sfiorano? Si vedevano già in Final Fantasy: The Spirits Within. Gruppo di soldati più un consulente rimangono intrappolati in una zona ostile circondata da mostri? È praticamente la stessa trama di Aliens (e infatti anche qui abbiamo una bambina sopravvissuta che sa tutto). La prima scena d’azione poi, con i militari che arrivano in città su dei tank e perlustrano un palazzo disastrato, mi ha fatto venire in mente una sequenza di Doomsday di Neil Marshall.

Per quanto riguarda l’aspetto scientifico le cose non migliorano, visto che per tutta la sua durata Spectral tira fuori un mucchio di supercazzole (gli Americani direbbero mumbo-jumbo) pseudo-tecniche per giustificare svolte di trama. Roba del tipo “invertire la polarità di questo e quest’altro” per trasformare una telecamera che vede oltre lo spettro del visibile in una torcia e poter osservare i “fantasmi” senza visore. L’esistenza stessa di queste entità viene verso la fine spiegata in termini razionali, ma la soluzione, oltre ad essere abbastanza fantasiosa, si porta dietro un sacco di perplessità.
Eppure, se si riesce ad andare oltre questi problemi, alla fine Spectral non è poi tanto malvagio. La regia è più che buona, specie se consideriamo che è opera di un esordiente, e garantisce delle scene d’azione avvincenti e al cardiopalma, che strizzano un po’ l’occhio a quelle di Black Hawk Down. Non mancano poi sequenze che trasudano ignoranza da tutti i pori, come quando uno dei soldati unisce una decina di fucili protonici (o quello che sono) per creare un supercannone. Roba che levati, ma levati proprio!

Abbastanza convincente anche il cast, che annovera attori poco noti ma talentuosi. Come accennato prima, abbiamo infatti nel ruolo del protagonista il buon James Badge Dale, che molti forse ricorderanno per The Departed, Iron Man 3 e la serie tv The Pacific, e che qui riesce nella non facile impresa di far sembrare credibili (per quanto possibile) le balle scientifiche sciorinate dal suo personaggio. Al suo fianco troviamo la Emily Mortimer di Match Point e Shutter Island nei panni di un’agente della CIA, Max Martini (visto in Pacific Rim e nella trilogia di Cinquanta sfumature) in quelli del capitano della squadra e pure la leggenda vivente Bruce Greenwood. Inoltre, se aguzzate la vista, potreste vedere tra i soldati Clayne Crawford, ovvero il Martin Riggs della versione televisiva di Arma Letale.
Dove però la pellicola eccelle è negli effetti speciali. La Weta Digital, la società neozelandese già nota per il suo splendido contributo alla trilogia de Il Signore degli Anelli, ha infatti svolto un ottimo lavoro con la CGI e gli oggetti di scena. Gli effetti visivi sono tutti molto realistici, in particolare quelli che riguardano i “fantasmi”, la cui resa grafica è affascinante e di forte impatto. E il tutto assume una dimensione più notevole se consideriamo che il budget è stato di “soli” 70 milioni di dollari (un’inezia per un blockbuster moderno). Sicuramente girare la pellicola a Budapest (oserei dire sugli stessi set di Blade Runner 2049) ha aiutato la produzione a risparmiare un po’ di quattrini.

Non mi è dispiaciuto inoltre il messaggio pacifista che il film vorrebbe lanciare. Sì, perché al di là di tutte le tamarrate e assurdità messe in scena, dentro Spectral il buon Nic Mathieu piazza un metaforone sulle orribili conseguenze della guerra sulla popolazione civile. Di fatto non è difficile scorgere nelle entità le anime vendicative di tutte le vittime innocenti del conflitto. Un po’ elementare, ma comunque efficace.
In conclusione, Spectral è lungi dall’essere un’opera rivoluzionaria del genere fantascientifico. Ma prendendolo per quello che è, un’americanata divertente e ben girata, garantisce cento minuti d’intrattenimento a chiunque sia in cerca di qualcosa da vedere nei meandri di Netflix. A patto di saper spegnere temporaneamente il cervello.