
Star Trek Beyond: cosa c’è oltre? Il nulla
“Spazio, ultima frontiera…”
No. Dai, sono davvero così banale da cominciare la recensione di Star Trek Beyond in questo modo? Beh, visti gli sforzi fatti dal film per risultare un buon prodotto mi volevo accodare all’andazzo generale. Ecco, mi sono già giocato il 99% dei lettori, che staranno bestemmiando in Klingon perché sono un hater gratuito eccetera eccetera.
Di verità però ce n’è una sola: io non sono un Trekkie. Per problemi anagrafici non ho mai visto la serie, anche se sono sempre stato affascinato dal suo mondo e rimpiango di non averla vissuta tutta “in diretta”. Quindi ero andato a vedermi con piacere entrambi i film diretti da J.J. Copione Abrams e, complice la quasi totale ignoranza sull’argomento, mi era piaciuto anche il secondo. Lo so, non urlate, ho capito dopo cos’era successo, mettete a posto torce e forconi.
Perciò eccoci a Star Trek Beyond, terzo capitolo del reboot/remake/relaqualunque della saga. Gei.Gei. nel mentre doveva curarsi un brutto caso di strizzite oculare acuta (chi sa, sa) e quindi la regia passa a Justin Lin. Justin Lin. Justin Lin… Eppure l’ho già sentito, cos’è che ha diretto prima? Purtroppo Wikipedia mi viene in aiuto, sparandomi negli occhi una sequenza di Fast and Furious da far accapponare la pelle. Respiro profondo. Ma il beneficio del dubbio va comunque dato, dopotutto si sarà fatto le ossa girando scene d’azione, quindi Star Trek Beyond sarà adrenalinico da questo punto vista. Lo sarà vero?
Vabbé, è inutile girarci intorno, bisogna andare beyond e vedere cosa è successo, quindi ci saranno spoilerz necessari. Perciò avanti con me, intrepidi guerrieri.
Forse l’avrete già capito, ma a me Star Trek Beyond non è piaciuto. Cioè, riformulo, mi è piaciuto poco. E credetemi, io odio andare al cinema e uscire con gli zebedei tritati nel mixer. Ma purtroppo succede. Perciò qual è il macroproblema del film, fondamentalmente? La sceneggiatura. Simon Pegg ci ha provato, ma la sensazione che sia un compitino svolto perché altrimenti la maestra ti metteva la nota è troppo forte. Tutta la vicenda scorre in maniera troppo semplicistica. L’Enterprise viene attirata subito in una trappola, ci casca a piè pari, si schianta sul pianeta sconosciuto, tutti si riuniscono mentre l’uomo-churro trova subito l’arma di distruzione di massa, torna nel Cubo di Rubick 3D tentando di emulare l’Isis ma viene prontamente fermato.
Durante tutto Star Trek Beyond non si ha mai l’impressione che le cose possano andare davvero male, che Kirk e compagnia cantante non riescano a farcela o possano rischiare la pelle (che pare fatta dello stesso materiale di Tom Cruise in Mission: Impossibile – Rogue Nation. Sarà sempre colpa di Pegg). L’apporto di Spock, cioè Spock, che forse nell’immaginario collettivo è più iconico di Kirk, è inutile, una macchietta pseudo-comica messa sullo sfondo. Tutto è abbozzato, messo lì per imbastire una storia che si regge a stento sulle sue gambe. Se siete cultori di anime sappiate questo: Star Trek Beyond è un filler.
Poi verso metà film ho capito una cosa. C’era un ragazzino due sedie dopo di me, aggrappato alla poltrona quando Kirk spinge l’astronave giù dalla scarpata, o quando uno degli uomini-churros attacca la tizia di Kingsman pucciata nella farina. Ecco l’illuminazione. Star Trek Beyond è un film per ragazzini. Ho guardato il bimbetto per un po’, e mi sono reso conto che la sua tensione era genuina, che temeva sinceramente che l’equipaggio non ce l’avrebbe fatta. E un po’ l’ho invidiato, perché io stavo pregando che la noia mortale finisse il prima possibile.
Sì perché è inutile negarlo: è tutto troppo facile. Proprio come accade in 22.11.63 ogni svolta di trama è lì pronta e impacchettata, facilmente intuibile almeno dieci minuti prima. E ci sono alcuni passaggi davvero da “seee vabbé”. Esempi?

La tizia-churro che tradisce Kirk and friends, che le mancava giusto un cartello sulla schiena per farcelo capire.
Krall che recupera il manufatto alieno in un nanosecondo, proprio dalla tipa che si è fusa con un facehugger. Alieni, facehugger. Vabbé, avete capito. Le risate.
Manas che, nello scontro con Jaylah, le prende il ricevitore per il teletrasporto (se ho cannato il nome non lapidatemi) e lo lancia ai piedi di Kirk. Ma che, davvero?
Tutta la liberazione degli ostaggi è di una banalità assurda: Krall resta praticamente a guardare quando ha uno sciame di astronavi pronte a massacrare ogni suo nemico. Ma la moto di Kirk fa così paura che è meglio correre subito via, non si sa mai.
Anche il colpo di scena su Krall è gestito malissimo, potevano evitarsi il suo commento sulla Franklin e forse sarebbe stato d’effetto. Così invece si capisce immediatamente chi sia.
Da quando la Franklin si schianta a quando Kirk lancia Krall nello spazio quanto passa? Un po’ no? Bene, allora perché Spock e McCoy non sono atterrati nel mentre? Non sapevano come e l’hanno capito solo quando si sono magicamente trovati nel punto in cui Kirk stava per lasciarci le penne?
Ah, grazie anche per l’avanti veloce finale sulla ricostruzione dell’Enterprise, non si era capito.

E poi chi vogliamo prendere in giro, film come Star Trek Beyond devono avere un cattivo carismatico. Anzi, ogni film con un cattivo dovrebbe. Krall non lo è, Krall è un cattivo frignetta. Krall ce l’ha con la Federazione perché secondo lui l’ha abbandonato (ma in quel pianeta le frequenze radio non erano disturbate?) e quindi vuole compiere uno dei più grossi genocidi della storia galattica. Oltretutto contro gente che lo reputa un eroe. E lui non può non saperlo, perché sono anni che gli ha hackerato i computer. Pensa solo se gli rubavano la merenda, come minimo annullava l’intero universo.

Manca qualcosa? Ah già, quasi mi dimenticavo di Justin Lin. Niente, non c’è storia, sarà che un Fast and Furious non l’ho mai visto ma in questo film la sua regia è pessima, e proprio nelle scene d’azione. Confusionarie, troppo veloci e poco fluide, spesso e volentieri rischiano di farti perdere passaggi importanti o momenti cruciali, perché sei troppo preso a capire dove diavolo sta andando con quella macchina e perché la sta muovendo come Barney Gumble dopo una serata al bar di Boe.
Perciò alla fine resta l’amaro in bocca. Star Trek Beyond lascia il tempo che trova, diventando un dimenticabilissimo film di un indimenticabile franchise. Abbozza tutto senza mai incidere, prova a far ridere senza riuscirci davvero, cerca il pathos ma non lo trova. Peccato.
Live long and prosper? Decisamente, ma speriamo non così.