Com’è la prima serie ambientata in Italia targata Netflix? E come si è relazionata con la Suburra di Sollima?
Il 6 ottobre Netflix ha distribuito Suburra: La serie, prima serie tv italiana prodotta da Cattleya in esclusiva per il colosso dello streaming statunitense (sarà trasmessa sui canali Rai nella primavera 2018). La serie si ricollega e fa da prequel ai fatti narrati dal film Suburra del 2015 di Stefano Sollima, a sua volta ispirato dal romanzo omonimo di Carlo Bonini e Giancarlo de Cataldi.
Prima di scendere nel dettaglio però cerchiamo di capire il perché di questa scelta da parte di Netflix.
QUANDO SI DICE UNA SAGGIA SCELTA
La N rossa è arrivata in Italia nel 2015 con una politica chiara e già vista in paesi come Messico, Spagna e Francia: conquistare il pubblico con le grandi distribuzioni mondiali e allo stesso tempo gettare le basi per produzioni originali made in Italy che fossero un domani esportabili all’estero.
Mi immagino quindi i dipendenti Netflix che cominciano a indagare sui gusti degli italiani e sulle tendenze del box office. E giù di cinepanettoni. No dai, va bene tutto ma i cinepanettoni no. Cosa c’era d’altro al cinema in quell’anno? Ah sì, Massimo Boldi, Pieraccioni, Abatantuono, Fabio de Luigi, Ficarra e Picone. Al che i nostri eroi cominciano a pensare seriamente al suicidio.
Ma quando tutto sembra perduto ecco tornare in albergo lo stagista che avevano mandato a vedere Suburra. Lui è entusiasta perché il film è forte, ha personalità, una gran regia e soprattutto ha una caratteristica fondamentale: è facilmente esportabile e digeribile per un pubblico internazionale, Gomorra insegna.
Divagazioni a parte, la scelta di un soggetto come questo è strategica, intelligente e fruttuosa sul lungo periodo. Anche la decisione arbitraria di fare un prequel l’ho trovata molto furba perché dà un limite temporale possibilmente, ma non necessariamente, raggiungibile. Mal che vada non dovranno preoccuparsi di lasciare una storia senza finale.
LA SERIE
Arrivati al punto dico subito che il prodotto finale mi ha convinto molto. Non è esente da difetti di fabbricazione, ok, eppure rientra in quella categoria di serie come 1992 che ti riescono a prendere anche se non senti il bisogno di guardarle tutte d’un fiato. Grande merito alla produzione che è riuscita a mettere sotto contratto una buona parte dei protagonisti del film originale: Alessandro Borghi, Giacomo Ferrara e Adamo Dionisi continuano a essere i protagonisti che tengono alto il valore della recitazione visto in Suburra.
A differenza del film, in Suburra: La serie, Aureliano Adami e Spadino intrecciano una strana collaborazione insieme al giovane Gabriele (Eduardo Valdarnini) che si trova catapultato in una Roma nascosta molto più oscura di quello che non avrebbe mai immaginato.
La trama si basa sui fatti successivi alle dimissione del Sindaco della Capitale e ai sotterfugi di Samurai (Francesco Acquaroli), il più potente criminale di Roma, che trama un’alleanza con le famiglie mafiose del sud Italia. Nelle vicende verranno coinvolti anche Sara Monaschi (Claudia Gerini), contabile del Vaticano e Alessandro Cinaglia (Filippo Nigro), politico idealista nella Commissione Edilizia del Comune.
Se siete amanti del genere non fatevi fermare dalle prime due puntate, fidatevi! Per un momento mi sono sentito come Bart e Lisa Simpson alla premiere di Guerre Cosmiche e invece alla fine tutto è filato liscio. Sia per la sceneggiatura, che lentamente ha preso corpo, sia per l’azione che gradualmente ha fatto emergere la parte più spietata e cruenta delle vicende.
Detto ciò è ora di tirare le somme: meglio il film o la serie?
SUBURRA vs SUBURRA
Lasciando da parte tutte le considerazioni da paraculo tipo Ma no come? Non si può paragonare un film a una serie! Sono due cose diverse, non ci sono più le mezze stagioni, bla bla bla mi sono chiesto quale dei due mi avesse colpito di più e quindi ho deciso di sparare voti a destra e a manca, giusto per alimentare le mie velleità da professore frustrato:
Sceneggiatura & Regia
Il racconto del film di Suburra mi aveva catturato fin dai primi fotogrammi. Quel “Sette giorni prima dell’Apocalisse” mi aveva fatto emozionare e riportato alla mente un certo film. Colpi di scena e dialoghi sono soppesati e orchestrati da un regista esperto come Sollima e la scrittura generale è abbastanza interessante, al netto di qualche personaggio un po’ stereotipato.
Di contro Suburra: La serie paga un inizio molto lento e un po’ noioso che però si riscatta con forza nelle puntate finali al cardiopalma. Non è ancora al livello del film però mi sono piaciuti i là dati ad una probabile seconda stagione. Sulla regia c’è poca competizione però è ben girata rispetto ad altre produzioni italiane.
In generale la serie lavora meglio dal punto di vista degli intrecci tra le varie trame che si legano tra loro in maniera quasi mai banale.
Suburra voto 8 / Suburra: La serie voto 7,5
Cast & Recitazione
Qui potrei parlare per giorni ma ve lo risparmierò e mi concentrerò giusto su chi non è presente in entrambe le produzioni. Claudio Amendola nel ruolo di Samurai proprio no. Sarà anche un bravo attore, ma dopo Giulio Cesaroni come puoi fargli fare il peggiore dei criminali? Per questo molto meglio il narcolettico Francesco Acquaroli, così come la Gerini nel ruolo della protagonista femminile, molto più centrale rispetto al duo femminile del film.

Nella serie inoltre ci sono due personaggi inediti, il politico Cinaglia e Gabriele, l’ultimo elemento del trio di giovani protagonisti, che idealmente prendono il posto dell’onorevole Malgradi e di Sebastiano. Le new entry si differenziano per due motivi: i ruoli sono più interessanti e meno scontati di quelli del film anche se gli interpreti non spiccano quasi mai per bravura.
Suburra voto 7 / Suburra: La serie voto 7,5
Colonna sonora
E qui, amici miei, si chiude la sfida. Ho voluto inserire questo preciso termine di paragone perché da questo punto di vista Suburra-film spadroneggia a suon di M83. La scelta della colonna sonora per me è uno dei grandi aspetti che differenziano i bei film dai film che ti rimangono impressi nella mente.
E Suburra è uno di quelli.
La sequenza della festino in villa è qualcosa di memorabile, senza contare il finale e altri momenti dove le note accompagnano e le immagini molto meglio di come potrebbe fare un qualsiasi dialogo. E purtroppo in Suburra-serie questo aspetto è presente sì, ma in maniera molto meno incisiva.
Suburra voto 9 / Suburra: La serie voto 6
A conti fatti la sconfitta non è poi così schiacciante e mi auguro che Netflix decida di rinnovare per una seconda stagione perché per ora rimane una buona occasione a metà dell’opera.
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