
Sulla mia pelle (On my skin). Alessandro Borghi dona la sua a Stefano Cucchi
Hola da Venezia! È Francesca che vi parla, la quale assieme a Sara seguirà tutta la dodici giorni veneziana recensendo per voi in anteprima i film più interessanti e salienti presentati alla Mostra del Cinema.
Metto le mani avantissimo: non sono una grande amante del cinema italiano degli ultimi decenni ma sto per pronunciare un grosso luogo comune, ovvero “l’aria sta cambiando”. Lo so, ormai lo si dice da anni, è quasi come gridare al lupo, ma davvero si sta notando da un po’ un trend positivo, sia nel ritorno del cinema di genere (è giusto in sala in questo periodo il particolarissimo zombie movie The End? L’inferno fuori del giovine Daniele Misischia), sia in un miglioramento generale del livello recitativo.
In genere uno degli elementi, infatti, che tendeva a rovinarmi i film italiani era la recitazione troppo affettata e teatrale, mentre sempre più spesso, grazie anche a nuovi volti – come l’amabile Luca Marinelli – si sta andando sempre più nella direzione di una recitazione naturale, immergente, convincente. È il caso di Alessandro Borghi che riesce nella magia di diventare Stefano Cucchi pur non assomigliandovi, tanto che le immagini di queste due persone finiscono per sovrapporsi e poi fondersi di fronte ai tuoi occhi fino a diventare una.
Il pregio più grande di questo film è proprio l’interpretazione impressionante di Borghi, un lavoro di cesello di un attore che si è preso profondamente a cuore un compito delicato e ha voluto donare a questa persona il suo corpo, la sua pelle, perché egli potesse tornare a parlare.
Non vi starò ad ammorbare sulla tematica del film, penso che tutti voi conosciate a grandi linee i fatti che ruotano attorno alla morte di Stefano Cucchi, la battaglia che dal lontano 2009 la sua famiglia affronta per avere giustizia. Presente in sala al momento della prima del film proprio la tigressa Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano che non ha mai smesso da allora di cercare risposte dalle istituzioni, nel film interpretata in maniera quasi altrettanto mimetica da Jasmine Trinca. Staranno già parlando tutte le testate dell’abbraccio in lacrime che Ilaria ha donato ad Alessandro Borghi subito dopo il film, sussurrandogli un “grazie”, quindi passerò oltre.

C’è chi dice che la pellicola di Alessio Cremonini sia troppo “schierata” dalla parte di Stefano Cucchi, contro le forze dell’ordine, ma io nel corso del film non sono stata di questo avviso. La pellicola non fa altro che mostrare i fatti ricostruiti attraverso le registrazioni, le testimonianze, le fotografie, senza prendersi la briga di mettere in scena arbitrariamente nessun passaggio “grigio” – i momenti del pestaggio anche nel film, come nella realtà, rimangono un grande vuoto e punto interrogativo. Non si lesina neanche nel mostrare Stefano come una testa di cappero (volevo proprio dire “cappero” ovviamente), se è per questo, dunque chiunque ritenga che ne venga data un’immagine addolcita, sbaglia di grosso.
Quello che il film ci comunica alla fine a livello empatico è quello che dovremmo già sapere tutti: le istituzioni dovrebbero tutelarci, a prescindere da quanto bravi boy scout siamo stati nel nostro passato. Non è rilevante. In questo senso, il lavorone svolto da regista e interpreti è soprattutto atto a rendere giustizia a Stefano Cucchi come essere umano, raccontarlo passo dopo passo a chi conosce la sua storia magari distrattamente, nello zapping tra un Tg e l’altro.
Nota di rilievo al fatto che Sulla mia pelle è una produzione Netflix, una delle diverse che negli ultimi anni sono state presentate sui grandi schermi del Festival di Venezia, nell’eterna lotta tra Bene e Male che vede il nostro festival battersi contro quello di Cannes (il quale ha dichiaratamente bandito le produzioni Netflix dalle proprie competizioni). Decidete voi, a vostra discrezione, dove stia il Bene e dove il Male.
Quindi anche se il film di cui parlo avrà una distribuzione in sala, potrete vederlo tutti caricato sulla piattaforma a partire dal 12 settembre, non appena terminata la Mostra del Cinema di Venezia.
Il film è toccante e intenso, ma sopra a ogni cosa è assolutamente da vedere per la mostruosa interpretazione da metodo Stanislavskij di Alessandro Borghi, che arriva a replicare persino il timbro vocale e il modo di parlare di Cucchi. Per una volta non abbiamo nulla a che invidiare a certe camaleontiche interpretazioni d’oltreoceano.
Stanis La Rochelle sarebbe fiero.