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Supernatural e la convention Jus in Bello

Uno spettatore superficiale potrebbe chiedersi come diamine abbia fatto una serie come Supernatural a raggiungere quota 11 stagioni con rinnovo automatico per una 12esima il prossimo anno, quando tanti telefilm faticano ad arrivare alla terza.

Supernatural, del canale CW, in origine voleva essere una versione dark, fantasy e sovrannaturale (appunto) di Sulla Strada di Kerouac, con i due fratelli Dean e Sam (quasi omonimi dunque dei protagonisti del romanzo) Winchester, cacciatori di demoni, in giro on the road con la loro Chevrolet Impala nera per gli Stati Uniti alle prese con miti, leggende e creature da debellare.

La trama, in realtà, dalla quarta stagione in poi si amplia a dismisura e comincia da quel momento a includere uno dei temi che diventerà portanti, la mitologia biblica: viene introdotto quello che a tutti gli effetti diventerà, a furor di popolo, il terzo protagonista/mascotte della serie, l’angelo Castiel – riconoscibile e facilmente cosplayzzabile per l’impermeabile color beige che indossa costantemente.

Questo è praticamente ciò che c’è da sapere sul telefilm. Che cosa lo rende, dunque, tanto speciale rispetto a mille altri che ogni giorno la tv americana offre?

La risposta è presto detta: anche se Supernatural non raggiungerà mai il grado di fama di uno Star Trek, è perfettamente paragonabile a questa serie cult, e quasi erede di essa, grazie a una caratteristica: i fan.

Più di tutto, Supernatural si distingue per il rapporto della serie coi fan.

Ha al suo interno alcuni degli episodi più metacinematografici di sempre, di cui ne cito solo tre, inarrivabili: in The Monster at the End of this Book (4×18) i fratelli Winchester scoprono che qualcuno sta scrivendo una serie di libri su di loro – chiamata appunto Supernatural – su cui vengono organizzate convention. In The French Mistake (6×15) i fratelli si ritrovano catapultati nel nostro mondo e vengono scambiati per gli attori che li interpretano, Jensen Ackles e Jared Padalecki. In Fan Fiction (10×05), il 200esimo episodio, Dean e Sam infine capitano in una scuola superiore dove un gruppo di fan di Supernatural (la serie di libri di cui sopra, che esiste nella finzione del telefilm) sta mettendo in scena lo spettacolo teatrale tratto dal testo.

ATTENZIONE SPOILER!

Non è inoltre un mistero come gli autori del telefilm corrispondano spesso ai desideri dei fan. Uno degli esempi più recenti è la “canonizzazione” di una ipotesi serpeggiata nel fandom per anni: l’unico ruolo biblico “vacante” all’interno del telefilm, dopo Lucifer, Gabriel, Caino, Eva, etc. era ormai solo quello di Dio, che nella storia è fuggito, inorridito dalla piega della realtà, e nessuno sapeva dove si fosse cacciato. Bene: i fan avevano deciso, ma da anni, che il personaggio dello scrittore dei libri di Supernatural all’interno della trama ERA Dio (alla faccia del meta!), nascosto in piena vista.

Quest’anno, questa ipotesi è stata finalmente confermata dagli eventi della serie.

FINE SPOILER

Un telefilm che ha un rapporto così bello con i fan, perciò, non vive solo della sua messa in onda televisiva, ma è un vero e proprio mondo a sé, una famiglia – molti degli attori coinvolti in Supernatural hanno smesso praticamente di fare altro, vivono per quello – e a un certo punto diventa evidente che il fulcro, la dimensione centrale dell’esperienza non è tanto il telefilm, ma le convention.

Bene: una delle più belle, più note, più importanti convention su Supernatural, che attira fan da tutto il mondo, si svolge tutti gli anni in Italia: la Jus in Bello di Roma.

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Viene tenuta in un weekend di metà maggio – ha appena chiuso la sua settima edizione – nella location dell’Hilton Airport Hotel, e coinvolge tutto il cast principale: Jensen Ackles (Dean Winchester), Jared Padalecki (Sam Winchester), Misha Collins (Castiel), Mark Sheppard (Crowley), più altri attori che sono famosi per essere l’anima della convention pur avendo partecipato a non più di sei episodi – Richard Speight Jr. (Gabriel) su tutti – più interpreti variabili di anno in anno.

C’è da sfatare un grosso mito riguardo le convention sui telefilm: nell’immaginario, si pensa a sale piene di uomini nerd e sudati, simili al padrone del negozio dei fumetti nei Simpson. In realtà, il 98,7% dei fan partecipanti della Jus in Bello (e della altre convention su questo telefilm) sono femmine. Non è chiaro se il motivo vada ricercato nel fatto che Supernatural punta così tanto all’aspetto relazionale o forse solo per la mera ragione che la serie è la sagra dello gnocco, fatto sta che, in generale, il fandom femminile di qualunque prodotto (film di supereroi, film horror, film splatter, serie tv, libri) è uno zoccolo duro silenzioso quanto partecipativo. Persino Star Trek, che viene sempre dipinto dai media (e da The Big Bang Theory in particolare, altissimo portavoce ahimè del negazionismo riguardante il fandom femminile) come la quintessenza del prodotto estrogeno-respingente, in realtà deve molto del suo successo dei primi anni alle spettatrici. La fan donna, ancora adesso, è molto attiva sui social, è creatrice di fan art, fan fiction, montaggi video, le passioni diventano valvola di espressione creativa. E la convention è il momento in cui la nerd esce dalla tana e bypassa l’interfaccia che la tiene solitamente nascosta al mondo.

La Jus in Bello è frequentata da poco meno di un migliaio di persone, anche se potrebbero essere facilmente di più: ha un numero massimo di partecipanti consentiti e ogni anno a settembre avviene un vero e proprio Hunger Game pur di accaparrarsi i pass, che si dividono in Hunter (dà diritto a tutti gli autografi), Sinner (accesso in sala conferenze), Demon (autografi, sala conferenze) e Angel (autografi, sala conferenze, cocktail party e priorità in tutte le code). Esiste anche il Prophet Pass, una decina in tutto che ogni anno vengono messi all’asta e vengono battuti per non meno di 2000 euro, i quali includono anche le foto con gli attori (che, negli altri casi, sono acquistabili a parte).

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I panel in sala conferenze di questo particolare telefilm sono famosi per quanto gli attori sanno essere cazzoni e divertenti: interagiscono col pubblico, lo coinvolgono, giocano con loro e rispondono alle domande che vengono di volta in volta poste su qualunque argomento. Emerge un gruppo di adorabili idiosincratici che ha trovato in questo mondo un paese delle meraviglie inaspettato quanto strabiliante: da incorniciare il momento in cui Jensen Ackles e Misha Collins, nel panel di chiusura, hanno descritto il loro strano rapporto coi fan. Ve lo parafraso: “C’è un momento nel nostro lavoro in cui ti fermi e ti chiedi come caspita sei arrivato lì. Per esempio, a noi è successo oggi: una fan ci ha chiesto di scattare la foto tenendo un marshmallow in bocca come fosse lo spaghetto di Lilli e il Vagabondo. Quando volevo fare l’attore, mai mi sarei aspettato che mi sarei ritrovato un giorno a fare foto con un marshmallow. E, soprattutto, arrivare a non ritenerla nemmeno una richiesta così insolita. Altri fan però vengono da te e ti ringraziano per avergli salvato la vita, di averli aiutati a venir fuori dalla depressione. In un senso o nell’altro mai ti aspetteresti che il tuo lavoro abbia un tale impatto. Ed è per questo che ne vale la pena.

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La storia tra fan e oggetto della loro passione, proprio come quella tra il tifoso e la sua squadra, è fondamentalmente una storia d’amore; è un peccato che la parola derivi da “fanatic”, con un’accezione negativa alla Misery non deve morire. La verità è che l’ossessione aggressiva sta all’essere fan come picchiare il partner sta all’amore, o come le violenze da ultrà stanno al tifo calcistico: non è nemmeno da considerarsi una degenerazione plausibile. I fan, nella loro migliore accezione, sono persone sensibili e creative, che sbocciano in contesti in cui possono finalmente relazionarsi a persone colorate come loro, che siano le convention, il Lucca Comics & Games e tutte le altre fiere del fumetto e del cosplay, i raduni, o le piattaforme Internet dove nascono spesso amicizie più autentiche di quelle del pianerottolo. In un paese come il nostro, dove ci crediamo alla mano ma in realtà abbiamo sclerotizzato la distinzione tra ciò che è “serio” e ciò che è “stupido”, dove promuovere cultura in maniera divertente è peccato mortale, dove non ti puoi tingere i capelli di viola e pretendere pure di trovare lavoro, dove indossare una maglietta a tema Star Wars in ufficio potrebbe “destare una cattiva impressione” (ogni riferimento a persone e cose realmente esistenti non è del tutto casuale), l’evasione della realtà diventa non un problema ma l’unico modo per rimanere sani di mente. Essere se stessi con tutte le sfumature in un mondo che, di solito, incoraggia a diventare nient’altro che una copertina monocroma.


Se siete fan di Supernatural, fate assolutamente un salto su Supernatural (Ita)

E proposito di serie tv, date un’occhiata anche a Serie Tv News e Serie tv, la nostra droga.

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Francesca Bulian

Storica dell'arte, insegnante, fangirl, cinefila. Ama i blockbusteroni ma guarda di nascosto i film d'autore (o era il contrario?). Abbonata al festival di Venezia. "Artalia8" su YouTube, in genere adora parlare di tutto ciò che di bello e sopportabile gli esseri umani sono capaci di produrre.
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