The Americans, una storia di spie nella Guerra Fredda ?
Il KGB è forse l’agenzia di spionaggio che più è stata capace di entrare stabilmente nella cultura pop. Innumerevoli sono le opere di narrativa, i film o le serie TV che lo vedono protagonista o, più spesso, antagonista. Buona parte di questa fortuna è dovuta al fatto che, durante la Guerra Fredda, si sapeva ben poco sul KGB e sulla reale natura e portata delle sue operazioni. Ciò ha consentito di creare una quantità di storie basate su presupposti anche piuttosto fantasiosi. Da uno di questi nasce The Americans.
Elizabeth e Philip Jennings sono una coppia di coniugi della media borghesia. Fanno gli agenti di viaggio, hanno due figli, abitano in una villetta nella classica suburb americana dove vivono in perfetta armonia con i vicini. In poche parole, agli occhi del mondo esterno, incarnano in maniera stereotipata il sogno americano. Ed effettivamente è normale che siano così, perché in realtà i Jennings sono costruiti a tavolino. Ebbene sì, il KGB, nel decennio che deciderà la Guerra Fredda, ha pensato bene di addestrare i suoi agenti in modo che potessero integrarsi a perfezione nella società statunitense e riuscissero a infiltrarsi in modo insospettabile direttamente in territorio nemico. Persino il loro inglese è assolutamente impeccabile, frutto di anni trascorsi con la proibizione assoluta di parlare il russo. The Americans, gli americani, sono dunque l’ultima frontiera dello spionaggio sovietico, una vera e propria serpe in seno per gli Stati Uniti.
The Americans, la storia di una famiglia?
Con una sinossi così, lo spettatore potrebbe aspettarsi un susseguirsi vorticoso e adrenalinico di azione e colpi di scena. E in effetti i colpi di scena ci sono, non fraintendetemi, ma la serie preferisce un ritmo blando, seguendo il quale può sviscerare al meglio i complessi rapporti familiari dei protagonisti e la loro psicologia.
I Jennings sono due personaggi abbastanza diversi tra loro. Elizabeth è un vero e proprio soldato, una macchina da guerra al servizio dell’Unione Sovietica. Accetta di formare una famiglia senza amore, per puro senso del dovere. Per buona parte della serie passa come una regina di ghiaccio, ma – nel corso degli episodi – riesce a crescere moltissimo umanamente e mostra a volte una sensibilità inaspettata. Phil, al contrario, si dimostra subito la persona più “normale”, incline ad affezionarsi ai nuovi affetti famigliari. Sembra a tratti inadatto alla vita da spia, ma nei momenti decisivi tira fuori intatto il suo senso del dovere.
A complicare la convivenza di due caratteri così diversi – ma che, forse, possono completarsi a vicenda – si aggiungono i due figli. Pure loro imposti dai piani alti come tutto il resto, riescono ovviamente a incidere in modo peculiare sui genitori. L’istinto genitoriale è, infatti, più forte di ogni piano a tavolino. Grazie ai loro ragazzi i Jennings riusciranno a cementare la loro relazione e a interrogarsi sempre più spesso sulla moralità delle loro azioni.
A completare il quadretto famigliare, ecco il vicino di casa Stan. Come nella migliore tradizione americana, gli agenti sono obbligati a tenere buoni rapporti. Piccolo particolare, Stan è un agente dell’FBI, il che complica notevolmente le cose.

Che storia è, dunque, The Americans?
Il ritmo della serie potrebbe essere per qualcuno esageratamente lento. In effetti, la pazienza e la ricerca del dettaglio è tratto distintivo della serie. Portate pazienza anche voi, perché vi posso assicurare che, in questo modo, la serie riesce a seguire in modo perfettamente equilibrato sia le trame spionistiche, sia il privato dei Jennings. Dunque, per rispondere alla domanda del sottotitolo, The Americans è l’unione perfetta tra un prodotto d’azione/poliziesco e un dramma familiare. Due generi spesso pensati come separati vengono amalgamati con grande maestria. Il risultato è una serie coesa, portata in scena in modo accurato e competente. Un particolare di una missione, un personaggio secondario, una frase detta di sfuggita, niente viene dimenticato o accantonato dagli sceneggiatori. Anche dopo molto tempo un collegamento sorprendente potrebbe riproporsi in qualche momento topico.
Quanto al contesto storico, la storia si svolge negli anni ’80, decennio conclusivo della Guerra Fredda. Mi è capitato di leggere in giro per internet alcune critiche all’accuratezza storica della serie. Vero, forse alcuni modelli di auto sono anacronistici e – per una serie così attenta al particolare – questa cosa può far storcere un po’ il naso. Personalmente, tuttavia, sono soddisfatto. The Americans, infatti, è puntualissima nel fornire informazioni allo spettatore per aiutarlo a contestualizzare le puntate nel tempo, in maniera precisa ma non invadente. Così, la notizia della morte di un Segretario del Partito Comunista, il discorso dell’Evil Empire di Reagan o David Copperfield che, in TV, fa sparire la Statua della Libertà sono tutti elementi utili per dare un “quando” alla serie. E, perché no, per conoscere un po’ meglio quegli anni, il che non guasta.

Il cast
Prima di chiudere spendo ancora qualche parola sullo straordinario cast. In The Americans, compaiono diversi bravi attori, anche in ruoli gregari. Mi vengono in mente giusto due nomi: Margo Martindale e Dylan Baker. Anche la giovane Holly Taylor è brava a dar vita a una delle adolescenti più convincenti mai viste su piccolo schermo. Tuttavia, senza nulla togliere agli altri, sono i protagonisti Keri Russell e Matthew Rhys a rubare la scena. Alle prese con il non facile compito di suscitare empatia nel ruolo di un paio di assassini, i due danno vita a due eccellenti personaggi tragici, capaci di trasmettere emozioni complesse anche soltanto attraverso gli sguardi e il linguaggio del corpo. Il cast di livello è la ciliegina sulla torta per questa serie, già forte di una solidissima sceneggiatura.
In estrema sintesi, The Americans è una serie che proprio non potete perdervi. Snobbata dalle giurie dei maggiori awards e dal grande pubblico (forse perché ancora oggi è difficile per un americano simpatizzare per agenti del KGB), la vicenda di Philip ed Elizabeth è comunque quanto di meglio ci sia in TV, in quanto a serie drammatiche. Sì esatto, con buona pace di Game of Thrones. Perché The Americans è praticamente perfetta.
Fatemi sapere cosa ne pensate sulla nostra pagina Facebook e correte a recuperarla se ancora non l’avete vista. Già che ci siete, visitate anche i nostri amici di Serie TV News e Serie TV La nostra droga.