
The Disaster Artist: il più bel brutto film della storia
Avete presente quando vi capita di vedere qualcosa e pensate: “questo saprei farlo anch’io!”?
È esattamente quello che pensò nei primi anni 2000 l’attore, produttore, sceneggiatore e regista Tommy Wiseau, che nel 2003 realizza il suo film The Room. Tommy, aspirante attore, stanco di vedere i suoi idoli sul grande schermo ed essere scartato a ogni provino, fa quello che chiunque di noi farebbe nel momento in cui tutte le persone che ci circondano ci fanno notare come il nostro sogno di diventare una stella del cinema sia ben al di là delle nostre possibilità… decide di spendere 6 milioni di dollari per realizzare il proprio film e recitarci insieme al suo miglior amico (Greg Sestero).
Unanimemente stroncato dalla critica per la sua sciattezza sotto ogni punto di vista, The Room vide crescere lentamente la propria popolarità grazie al mercato home video fino a diventare un cult ed essere riconosciuto come il “Quarto Potere dei brutti film”: il più bel brutto film della storia.
Ed è proprio questa folle storia ciò che si vede in The Disaster Artist (adattamento del libro omonimo scritto proprio dal co-protagonista di The Room, Greg Sestero), il come quel disastro di film abbia avuto origine fra un problema e l’altro, raccontando sia il dietro le quinte (il rapporto fra Tommy e Greg) sia riproponendo le scene iconiche del film, e che – esattamente come per The Room quattordici anni prima – è stato prodotto, diretto e interpretato da una sola persona: James Franco.

Considerando che le premesse per fare un film dignitoso ci fossero tutte, pare evidente non fosse quello l’obbiettivo di chi ha fatto il film (Franco), né di chi ha ceduto i diritti per far realizzare il film (Sestero). Il risultato è una marchetta senza infamia e senza lode che tutto sommato porta la pagnotta a casa, dando allo spettatore il minimo sindacale, ma che non riesce a nascondere neanche per mezzo secondo ciò che realmente è: un fottuto spottone (il film fa da traino al secondo film dell’accoppiata Wiseau – Sestero: Best F(r)iends che uscirà nelle sale americane durante questa prima metà del 2018 e si preannuncia una squallida trashata).
James Franco conferma ancora una volta che il suo posto non è quello dietro la macchina da presa (anche se alcuni non la pensano come il sottoscritto) e, se è lui stesso a dirigere, nemmeno quello davanti. In un certo senso il vero tributo a The Room si compie non sullo schermo ma al di fuori, grazie a Franco che per l’ennesima volta in carriera non si rassegna all’idea che fare il regista non sia roba per lui e proprio come Wiseau, produce, dirige e recita nel suo stesso film, con scarsi risultati.
Nonostante il cast stellare di amici suoi, il film non decolla. È una commedia che non fa ridere, o meglio, fa ridere, ma solo nei momenti in cui gli attori ricreano le scene del film tributato. Le gag originali sono banali e le altre, essendo la riproposizione esatta delle gag che lo spettatore ha visto e rivisto in The Room, sono facili da anticipare (tant’è che gli spettatori in sala ridevano svariati secondi prima che la gag si concludesse) e la risata non è dovuta alle gag riproposte da Franco & Co. ma al fatto che lo spettatore ripensa alla scena originale.
È evidente quindi che The Disaster Artist sia un film fruibile solo dai fan di The Room (checché ne dicano i critici americani) e che il film sia assolutamente irricevibile per chi non lo conosca, a maggior ragione a seguito del doppiaggio che sicuramente snaturerà ancor di più le scene cult e i personaggi.
Nella speranza che questa sia stata una delle ultime volte che James Franco si è detto “questo saprei farlo anch’io!”, per ciò che riguarda la sua malsana idea di stare dietro la macchina da presa e la sua ossessione per il realizzare film che ci fanno dire “questo saprei farlo anch’io!”, devo ammettere che se non altro il film riesce a comunicare il messaggio che si era prefissato – e da me condiviso – che sarebbe: guardate The Room!
Potete risparmiarvi un’ora e mezzo di film peraltro incomprensibile, se non si è visto il film che ne motiva l’esistenza, e che non aggiunge nulla a quest’ultimo, anzi – come al solito – anche The Disaster Artist modifica la vicenda reale, romanzandola laddove non occorrerebbe, per renderla più banale e vendibile a qualche improbabile casalinga del Massachusetts (parente anglofona di quella di Voghera).
The Room, d’altro canto, è vero!
Il vero tentativo di un uomo di realizzare un gran film, qualcosa di irripetibile, e di esserci riuscito senza assolutamente rendersene conto. Un film che nemmeno con tutto l’impegno del mondo, né a noi né tantomeno a James Franco, può farci dire: “questo saprei farlo anch’io!”