“Gli uomini che giocano per denaro non daranno mai quanto coloro che giocano per amore del calcio”
Ecco segnatevi bene questa frase, anzi imparatela a memoria se siete in astinenza da Serie A.
Alla fine del 1800 il giuoco del pallone, per dirla in termini forbiti, non era ancora arrivato in Italia, ma spopolava già in Gran Bretagna. Ovviamente era molto diverso da come viene inteso ora, altro che polemiche sul Var.
Era più una scusa utilizzata dai ricchi per far un po’ di attività fisica e rilassarsi. Artur Kinnard ne è l’esempio pratico.
Giovane rampollo dell’alta borghesia, bello, pieno di soldi, amante del vino è il giocatore simbolo degli Old Etonians, squadra che domina ogni stagione la coppa nazionale. Quindi oltre ad essere il marito che tutte le mamme vorrebbero per le proprie figlie, casualmente è anche tra i responsabili della Football Association. (Questa società ancora oggi si occupa di organizzare tornei e campionati.)
Anche se all’epoca il campo era un banale prato verde con assi di legno a delimitare le porte, era importante stabilire un regolamento per permettere uniformità e gestire facilmente i rapporti con i vari club associati.
Una delle cose più importanti, era il principio secondo il quale i giocatori non dovevano ricevere un vero e proprio stipendio, ma bastava un rimborso spese legato alle trasferte.
Ma voi vi immaginate un Messi e Ronaldo dell’epoca dribblare ed esultare senza incassare millemilamilioni all’anno?
Il calcio una volta era solo passione, qualità che, parlando a livello di professionismo, sembra aver perso praticamente del tutto.
Con il passare degli anni però, sempre più pubblico si stava emozionando a questo sport, facendo nascere una fiammella in tutti gli uomini, senza distinzioni di classi sociali. Quindi, inevitabilmente, ogni città sentiva sempre di più l’esigenza di avere una propria squadra.
Un giorno, precisamente nel 1882, il calcio cambiò per sempre. La colpa di ciò, siamo sicuri che ci perdonerà, è di Fergus Suter, talentoso fantasista scozzese che decise di trasferirsi insieme all’amico e compagno Jimmy Love, nella piccola squadra del Darwen.
I due accettarono questo cambiamento su invito di un proprietario di mulini che coltivava il sogno di alzare la FA Cup. Una squadra di operai poteva permettersi il lusso di compiere questa impresa o già allora vincere era una prerogativa dei ricchi?
Da questo dilemma nasce The English Game, interessante serie disponibile su Netflix.
Uno degli sceneggiatori è Julian Fellowes, premio oscar per la sceneggiatura di Gosford Park e creatore di Downton Abbey.
È innegabile il fatto che anche in questo caso le ambientazione tardo vittoriane, e la riproduzione fedele di usi e costumi dell’epoca, generano un discreto fascino sugli spettatori. Addirittura si trasformano in elemento di successo per quel pubblico femminile che odia le litigate con il fidanzato quando si inventa scuse inutili per vedere la partita.
Il calcio ovviamente c’è, ma non è così presente come viene da pensare. C’è spazio giusto per due dribbling qua e là, ma più che goal spettacolari ci sono tante spinte e calcioni che lasciano il segno. Gli amanti del pallone però, soprattutto quelli più sfegatati potranno cogliere tra le righe alcuni piccoli particolari che possiamo citare nella nascita del calcio mercato, i primi abbonamenti e sponsor, le divise non come siamo abituate a pensare, ma soprattutto la gioia e dolori dell’essere tifosi.
L’ultima puntata, la migliore di The English Game, spiega chiaramente il processo che ha portato alla nascita del calcio moderno, ma allo stesso tempo da una visione di come il capitalismo sia stato un elemento cardine per la figura di questo sport.
Oggi, la lotta di classe non si gioca più in campo tra gli Old Etonians o il Darwen, ma si è trasferita nelle curve, non facendo però distinzioni tra tifosi, ben che meno tra giocatori della squadra X o della squadra Y,
Passati gli anni è rimasta la magia di vedere 22 persone che rincorrono un pallone cercando di segnare un goal più dell’avversario, anche se il calcio moderno, è innegabile dirlo, ha dei problemi. Ormai, soprattutto in Europa ci sono Big che dominano campionati nazionali e coppe, mentre alle altre squadre è stata quasi rubata la possibilità di sognare o di festeggiare grandi traguardi.
Il calcio all’inizio nasce dai ricchi, poi viene sfruttato dalle classi più povere che con passione e sacrificio riescono a dare tutto per tutto. Negli ultimi anni, è ritornato di nuovo nelle mani della classe dominante. Miliardari che non si fanno troppi problemi a comprare un calciatore offrendo giusto qualche milioncino in più rispetto alla concorrenza.
“Gli uomini che giocano per denaro non daranno mai quanto coloro che giocano per amore del calcio”
Rileggere questa frase ora, rapportata a come si è trasformato il calcio moderno, sicuramente lascia un certo retrogusto. Menomale che The English Game è il the utile per sciacquarsi la bocca e ricominciare a sognare dietro un pallone che rotola verso la porta.