Film

The Favourite – La Favorita: cattive ragazze al potere

La verità vera è che a me Lanthimos faceva un po’ paura. Ancora traumatizzata dalla visione di Alpis avevo skippato The Lobster, preoccupata dalle reazioni contrastanti e disparate dei miei amici. Con La Favorita mi ha spiazzata, discostandosi con decisione da quel presumin (*cercare sul dizionario genovese-italiano) da autore fighetto che tanto mi sta sui Baglioni.

La Favorita: tre persone, prima che donne

Due cortigiane (Emma Stone e Rachel Weisz) si contendono con ogni arma verbale, fisica o sessuale i favori della regina Anna d’Inghilterra (Olivia Colman). Con una generosa spruzzata di dono della sintesi, la trama de La Favorita è tutta lì. Ma credetemi, c’è abbastanza.

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Non voglio farne una questione di genere perché nemmeno il film sale in cattedra su questo tema, però va riconosciuta a Lanthimos la capacità (rara) di aver portato in scena tre personaggi femminili rotondi, credibili, sfaccettati. Tre persone prima ancora che tre donne, come giustamente sottolineato durante la conferenza stampa.

Anna e le sue due intraprendenti cortigiane non si comporterebbero in modo diverso se tutte, o alcune, di loro fossero di sesso maschile. Hanno personalità distanti e definite, piene di carisma, davanti a cui i protagonisti secondari maschili sbiadiscono nell’anonimato delle persone mediocri.

Il conflitto in crescendo

La rivalità tra le due cortigiane, il conflitto centrale del film, è un crescendo orchestrato benissimo – anche nella graduale esposizione delle due personalità – che mantiene alto il ritmo e la tensione narrativa.

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Entrambe le protagoniste sono disposte a sporcarsi le mani pur di mantenere lo status di favorita della regina, approfittandosi del disperato bisogno d’amore di una donna fragile, ferita e malata. Le motivazioni sotterranee e profonde di questo bisogno però emergono lentamente, rivelando a poco a poco lati oscuri inaspettati.

Il finale, che anche se sono le due del mattino sono abbastanza lucida da non spoilerarvi, è una rappresentazione potentissima della gabbia e della condanna che i nostri stessi desideri possono diventare.

La messa in scena classica ma non scontata

La Favorita nella messa in scena del contesto storico si mantiene prudentemente al di là de Le relazioni pericolose e al di qua di Marie Antoinette, concedendo poche sequenze “sopra le righe” a livello rappresentativo (una su tutte la scena del ballo). Poche ma incisive, e sufficienti a fomentare nello spettatore un sano straniamento. Lo stesso straniamento con cui gioca la colonna sonora, che a tratti evidenzia l’unità narrativa delle scene con una punteggiatura di archi e di percussioni scandita e crescente.

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Con una narrazione lineare, elegante e pulita, Lanthimos cerca di scendere dal trono di autore nasino per iniziati auto-eletti, e di salire sul carrozzone del cinema.

Per quanto mi riguarda, ci riesce a pieni voti.

Sara Boero

Sua madre dice che è nata nel 1985, a lei sembrano passati secoli. Scrive da quando sa toccarsi la punta del naso con la lingua e poco dopo si è accorta di amare il cinema. È feticista di Tarantino almeno quanto Tarantino dei piedi. Non guardatele mai dentro la borsa, e potrete continuare a coltivare l'illusione che sia una persona pignola.
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