Film

The Hateful Eight – Schizzi di Tarantino

Quel film che se lo vedete doppiato fate piangere Gesù

E Giuseppe. E Maria. Non voglio inaugurare il mio primo post su TheMacGuffin con una sega mentale sul doppiaggio (in realtà vorrei, oh, se vorrei. Ma mi sono già sfogata altrove, e a voi ruvidi lettori senza cuore le mie rimostranze da eroina hitchcockiana fragile poco interessano).

The Hateful Eight è nelle sale italiane da pochi giorni e le ho già sentite tutte. Ho la mia piccola lista nera di commenti che accompagnano l’uscita di ogni nuovo film di Tarantino (e una lista più lunga con i nomi e i cognomi delle persone a cui le ho sentite pronunciare, per quando deciderò che sono stufa di lavorare e voglio farmi mantenere in carcere dai contribuenti):

  • Bello, ma non il migliore Tarantino: la leggenda narra che qualche hipster troppo avanti lo abbia detto persino quando sono uscite Le Iene. Il “miglior Tarantino” per questi individui è probabilmente il suo amatoriale fetish in super8 coi piedi della compagna di banco girato in seconda media.
  • Ormai Tarantino è tutto maniera, scimmiotta Tarantino: questi sono gli intenditori che non si sono accorti che Tarantino era (lui sì) talmente avanti da scimmiottare Tarantino quando ancora Tarantino non era Tarantino. Nel super8 dei piedi c’è un’inquadratura-citazione a Jackie Brown.
  • La sceneggiatura questa volta è lenta, non regge la lunghezza del film: appena uscirà il lungometraggio di Masha & Orso vi regalo io il biglietto per soddisfare il vostro palato fino da intenditori di sceneggiature. Giuro.

Tornando a noi. Anzi: tornando a loro.

Kurt Russell, tirato fuori dal congelatore ai tempi di Grindhouse e tenuto prudentemente in frigorifero da allora per non far ammosciare la panna, è un cacciatore di taglie pelosetto che deve accompagnare al patibolo la fuorilegge Jennifer Jason Leigh.

Sorpreso da una tormenta di neve fa su in carrozza altri due viaggiatori smarriti: il collega Samuel Jackson (che non mettercelo gli pareva brutto) e lo sceriffo Walton Goggins. L’allegra brigata trova rifugio alla locanda di Minnie, un posticino isolato e già piuttosto affollato.

Da Minnie c’è un messicano dall’aria peccaminosa, un vecchio generale sudista con lo sguardo confuso, Michael Madsen che dichiara “ho fatto tappa qui perché sto andando a trovare la mamma” (la cazzata più abusata dopo “vado a comprare le sigarette”) e con quella faccia nessuno gli crede da subito, un Tim Roth commovente col suo accento inglese decontestualizzato, ma soprattutto: non c’è Minnie.

Tim-Roth-Kurt-Russel-og-Jennifer-Jason-Leigh-i-The-Hateful-Eight

A questo punto, scatta il Cluedo: a Kurt Russell non la si fa. Mangia la foglia e capisce che almeno uno dei presenti è in combutta con la prigioniera e vuole fargli la pelle per liberarla. Il problema è: chi? E quanti sono i cospiratori?

The Hateful Eight è un incantevole diorama in 70mm: ambientato praticamente in un unico set, potrebbe tranquillamente essere rappresentato a teatro. Mi ci gioco una copia del blu-ray che qualcuno lo farà. E andrò a stringere personalmente la mano a chiunque decida di mettere in commercio un modellino 2 metri per 3 della locanda di Minnie con le relative action figure.

Il genere western è una scusa, o meglio ancora, uno strumento per raccontarci la società americana: il pregiudizio, la discriminazione, la paura, le profonde fratture che dividono un paese allo stesso tempo molto veloce nell’accogliere un cambiamento e molto lento nell’assimilarlo. Tarantino gigioneggia e gioca a fare Tarantino? Sì. Sì. Mille volte sì. Ma lui può permetterselo; voi potete permettervi al massimo di dire “grazie, signore, posso averne un altro?”.

Ho visto The Hateful Eight solo una volta, tra altre otto probabilmente vi vorrò deliziare con elucubrazioni mentali e parallelismi vagamente anali. Nel frattempo, mi limito a dirvi i miei cinque top del film. E sì, ci sono degli spoiler. Piagnoni. Saltate la lista se non l’avete visto.

  1. La colonna sonora di Morricone, che ve lo dico a fare.
  2. Il magico momento in cui Kurt comincia a spruzzare sangue a schizzo.
  3. Il primo soffocotto cinematografico di Quentin declinato in versione stupro omosessuale interrazziale.
  4. Tim Roth. In ogni asimmetrico angolo della sua faccia meravigliosa.
  5. Samuel Jackson che per un attimo gli parte l’Ezechiele 25.17 e si mette a pontificare sullo stufato.

Insomma, fate i bravi, non dite le cose brutte su Quentin, e andate a vedere The Hateful Eight. In 70mm. E in lingua originale. Ogni volta che qualcuno doppia Tim Roth una fata cade morta.

Sara Boero

Sua madre dice che è nata nel 1985, a lei sembrano passati secoli. Scrive da quando sa toccarsi la punta del naso con la lingua e poco dopo si è accorta di amare il cinema. È feticista di Tarantino almeno quanto Tarantino dei piedi. Non guardatele mai dentro la borsa, e potrete continuare a coltivare l'illusione che sia una persona pignola.
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