
The Lego Movie 2: con la demenza insegniamo a volerci bene
Ho un ricordo molto intenso e pixeloso della prima volta che mi trovai davanti a The Lego movie. Fu amore a prima vista, io e lui, ci siamo guardati e ci siamo capiti, così, in un battito di ciglia. Fu inevitabile dunque il mio provare amore anche nei confronti dello spin-off (che volete, poligamia), forse un amore ancora più intenso. Ed è quindi col cuore colmo di buoni sentimenti che oggi ho l’onore di parlarvi di questo secondo capitolo del cartone animato migliore di sempre. Signore e signori: The Lego movie 2.
L’ho sparata grossa, lo sappiamo.

Di base tutti sapevamo che prima o poi questo The Lego movie 2 sarebbe arrivato, visto il finale del primo film, lasciato in sospeso di fronte a quegli esseri pucciosi, ma affamati. Perché il correttore si ostina a segnarmi come scorretto “pucciosi”? Treccani, accettaci. Ma io personalmente, all’annuncio che l’attesissimo (almeno da me) sequel sarebbe arrivato, ho avuto una crisi isterica: il risultato è che ora la porta di camera mia esiste, ma con un buco a forma di essere umano al centro.
Ma perché tutta quest’enfasi vi chiederete voi. Perché The Lego movie era stato capace di unire demenza, genio, morale e postmodernismo tutto in una botta sola. Certo, avevo anche quella solita paura che si prova quando esce un sequel di un film che adori, ma ero abbastanza rassicurato dall’ottimo lavoro fatto con Lego Batman e quindi tutto sommato dormivo sogni tranquilli.
Ammetto che inizialmente il film ha arrancato: mi sembrava si stesse muovendo a fatica cercando ostinatamente di staccarsi dal suo predecessore, ma rimanendone così dannatamente dipendente. Forse sarà stata una questione di ri-creazione del contesto, giusto per farci capire che hey! siamo tornati. E difatti poi The Lego movie 2 inizia a volare.

Qua è sorto il secondo problema: la questione morale. The Lego movie conteneva un insegnamento morale (e anche etico) assurdo. Riprendendo Orwell ed andando ad agire direttamente dall’interno dell’individuo (o del blocco di mattoncini lego in questo caso) ci regalava la convinzione di essere speciali.
E il secondo problema è stato questo: ma non è che, anche qui, stiamo ricalcando un po’ troppo le orme del precedente? Sentivo che qualcosa di nuovo doveva accadere, ma avevo la sensazione che stessero emergendo temi già trattati. E siccome quando guardo un cartone animato una delle prime cose a cui faccio caso è l’insegnamento che tale cartone vuole veicolare, ero turbato. Ma a questo arriveremo dopo, prima c’è tutto un discorso da fare.

Una cosa è sicuramente da riconoscere: a livello tecnico sono dei mostri. I creatori intendo, che hanno portato le animazioni e gli scenari ad un livello elevatissimo. O delicatissimo? com’è che era? Non che le animazioni di The Lego movie facessero cagare, anzi: quando mi animi in stop motion le onde del mare ricreate in mattoncini lego hai la mia verginità anale la mia completa dedizione. Però ecco, quelle animazioni, in alcuni punti, rimanevano un po’… legnose; a volte capitava di accorgersi del movimento “fotogrammato” dei personaggi.
The Lego movie 2 corregge questi errorini e alza la qualità, rendendo il film fluidissimo e delicatissimo. Altissima, purissima. Scusate, battuta… o meglio: bat-tuta. Tanto per rimanere in tema.
Che poi tu non puoi ambientarmi l’apertura del film in un deserto che richiama palesemente Mad Max. Io svengo sai, ho dei sentimenti.
Non so se mi sbaglio, ma ho letto una certa critica al pop, inteso in senso un po’ generico. Per intenderci e senza spoilerare: viene usata della musica poppissima per cercare di indottrinare i nostri eroi. Non so, forse è solo una minuzia, visto anche l’andamento successivo, ma mi sembrava un richiamo a quel “non devi omologarti, sei speciale” del primo film; che poi, se vogliamo, è anche un po’ il criterio morale di fondo di The Lego movie.
Per il resto però ‘stavolta le cose girano in maniera un po’ diversa. È stata lasciata nettamente da parte la critica sociale per dare molto più spazio ad un analisi dei sentimenti umani in senso lato. Non i sentimenti dei bambini, non quelli degli adulti, no, proprio i sentimenti. Sinceramente trovo unico il modo in cui viene mischiata l’idiozia e la demenza agli insegnamenti.
Per dire, Lego Batman poteva prendersi lo spazio per inserire veri e propri momenti drammatici con annessa riflessione SULLA SOLITUDINE, per poi spezzare completamente la tensione con una scenetta idiotissima.
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Ed un’altra domanda infatti è questa: come comunica la pellicola con i suoi vari strati di pubblico? Perché è chiaro che, come ogni cartone animato, il tuo pubblico elettivo sono i bambini, ma è altrettanto chiaro che in secondo luogo (se non parimenti) ti devi rivolgere anche agli adulti, soprattutto se sei The Lego movie.
Con noi adulti, so che molti di voi stanno ridendo. Con noi adulti comunica alla grande ed usa una retorica geniale. Ma coi bambini? Sì, perché che comunichi bene con gli adulti te lo aspetti, sai che il film rispetta certi standard. Coi bambini il rischio è molto alto. Innanzitutto perché la demenzialità può annoiare il bambino più intrigato e può sfociare nella volgarità da un momento all’altro. In secondo luogo devi trovare la cosa, il modo e il metodo giusti per trasmettere qualcosa al bambino. E siccome gli insegnamenti di The Lego movie non sono aria fritta, le cose non sono così semplici.
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Beh, il film comunica sublimemente anche coi bambini: con la sua freschezza, il suo ritmo, i suoi colori, i personaggi, il mistero e l’intrigo spinge il bambino a capire fino in fondo cosa sta succedendo e perché. E quindi, in teoria, anche a capire cosa il film vuole insegnargli, credo.

Un punto di forza sono proprio i personaggi. La creazione del personaggio teoricamente è il passo più importante nel processo di creazione di una storia, e per fortuna i creatori di The Lego movie hanno preso questa “regola” come un mantra. Ogni personaggio ha una caratteristica sua propria che lo contraddistingue da tutti, quella sua particolarità che intriga e incuriosisce, e molto spesso è anche spettacolare.
Ma il risultato ancora migliore viene ottenuto dal modo in cui i personaggi interagiscono, creando dubbi, incomprensioni e incoerenze, sbilanciando un equilibrio che già non c’era verso il rischio della distruzione. Ma così come i personaggi si legano, anche dalla distruzione fuoriesce un nuovo ordine, più stabile del precedente.
Non so perché l’ho chiusa in tono filosofico. A volte il mio stile prende il sopravvento sulle mie mani. O magari sono i poteri forti che mi controllano, qualcosa alla Bandersnatch.
Ma quindi ‘sto insegnamento morale? Come tutti si aspetterebbero, alla fine ne è valsa la pena. In un certo senso è vero che il sequel ricalca le orme dell’originale, ma per farne la sua base ideologica. Da lì si sviluppa un nuovo tema – che ha le sue basi, appunto, nell’ideologia del primo film – che per giunta potenzia anche il suo papà. The Lego movie 2 ci insegna ad oltrepassare le differenze e le esitazioni che abbiamo nei confronti degli altri, di quel primo passo indietro spontaneo che proviamo nel confronto col diverso, invitandoci a voler bene a tutti indistintamente.
È chiaro che sto un pochetto platonizzando la questione, ma il succo è quello. E la cosa fondamentale credo sia che il messaggio arriva nettamente più diretto al bambino che all’adulto. Il bambino ne resta colpito, folgorato, come da un qualcosa che gli apre un orizzonte. L’adulto lo riconosce come un qualcosa di già noto, ma ha la maturità per ricordare quante volte non lo applica; e ciò genera in lui un moto di coscienza.
Per concludere, mi sembra essenziale ribadire un’ultima capacità straordinaria del film: la comicità e la capacità di far ridere. È rischiosissima la scelta della comicità demenziale, basta davvero pochissimo per scadere nel banale o peggio nel volgare. Ed è vero che la saga in se talvolta risulta un po’ pedante nella reiterazione delle battute. Ma ciononostante ha l’estro per crearne sempre di nuove.
La qualità fondamentale, tuttavia, resta quella del saper creare le scene. È vero che la comicità è demenziale, ma non ingiustificata, ci si arriva con un senso, e questo salva sia dalla volgarità che dalla pedanteria. È magistrale il modo in cui quelle scenette che ci fanno ribaltare dalla sedia vengono create.
E comunque non dimentichiamoci mai che stanno animando in stop motion dei fottuti mattoncini lego. Siete scemi.