
The New Mutants: il travagliato canto del cigno dell’universo X-men
Della storia produttiva di The New Mutants si parlerà senz’altro per molto tempo, forse più del film stesso. Dopotutto stiamo parlando di una pellicola che ci ha messo ben 5 anni ad arrivare al cinema, tra riscritture del copione, ritardi, reshoot programmati ma mai effettuati e una data d’uscita rinviata più e più volte nell’arco di un biennio. Una lunga sequela di spiacevoli circostanze che hanno fatto guadagnare al cinecomic di Josh Boone la nomea di “film maledetto” (ma tranquilli, c’è già The Batman a insidiare il primato).
Tutto comincia nel 2015, quando Boone, reduce dal successo di Colpa delle stelle, propone alla Fox un spin-off della saga degli X-men dedicato al gruppo dei “Nuovi Mutanti”. Il progetto, che nelle intenzioni del regista dovrebbe essere il primo capitolo di una trilogia, si distingue dagli altri film dei mutanti Marvel per il tono, a metà strada tra la commedia adolescenziale alla John Hughes e un horror di Stephen King. Ai produttori il concept piace, così Boone inizia a lavorare allo script, che inizialmente è molto legato a X-Men: Apocalisse. I problemi iniziano quando quest’ultimo incassa meno del previsto.
I piani alti si spaventano e costringono il regista a eliminare tutti i riferimenti al film di Singer. Boone obbedisce (spostando tra l’altro l’ambientazione dagli anni ’80 ai giorni nostri), ma il risultato non piace, così vengono chiamati altri sceneggiatori a rimaneggiare il testo. Inoltre, quando arriva il momento di girare, viene subito messo in chiaro che il film dovrà rispettare tutti i criteri necessari per rientrare nel famigerato rating PG-13 (quindi violenza e parolacce al minimo). Ancora una volta, Boone sta al gioco e gira il suo film. Poi però accade l’impensabile: i due Deadpool e Logan si portano a casa un botto di soldi, dimostrando che anche i cinecomic classificati R possono avere successo. I produttori allora ci ripensano e decidono di organizzare delle riprese aggiuntive per enfatizzare la componente orrorifica.
Peccato che la decisione avvenga nello stesso periodo dell’acquisizione della Fox da parte della Disney. Durante questo processo di transizione, tutte le produzioni rimangono ferme, compresa The New Mutants. Quando la situazione finalmente si sblocca, i membri del cast (quasi tutti attori ragazzi) sono ormai troppo cresciuti, pertanto dei reshoot non se ne fa più niente. Tutto a posto quindi? Ma neanche per sogno! Al contrario comincia l’odissea per l’uscita in sala, rinviata prima per far spazio a Dark Phoenix, poi a causa dell’emergenza Coronavirus. Arriviamo così allo scorso 2 settembre, il giorno in cui finalmente il film arriva nei cinema italiani. Proprio quando ormai mi ero convinto che non l’avremmo mai più visto. Ma la lunga attesa è stata ripagata?
Prima di discuterne forse è meglio spendere qualche parola sulla trama. The New Mutants ruota attorno a cinque giovani mutanti – Dani Moonstar (Blu Hunt), Rahne Sinclair (la Maisie Williams di Game of Thrones), Illyana Rasputin (la Anya Taylor-Joy di The VVitch, Split e Glass), Sam Guthrie (il Charlie Heaton di Stranger Things) e Bobby da Costa (Henry Zaga) – che si ritrovano isolati/intrappolati in un ospedale psichiatrico abbandonato. A seguirli c’è solo la dottoressa Cecilia Reyes (la Alice Braga di Io sono Leggenda), la quale sostiene di volerli aiutare a conoscere e padroneggiare i loro poteri prima di trasferirli in un’altra struttura (forse la magione di Xavier?). Qualcosa però non torna e mentre i protagonisti cercano di scoprire il vero motivo per cui sono lì, strane presenze fanno capolino nella struttura, mettendo a rischio le vite di tutti.
La premessa non è niente male e testimonia il desiderio di Josh Boone di realizzare un cinecomic diverso dal solito. Di fatto The New Mutants è un interessante ibrido tra Breakfast Club e Nightmare 3, in cui le buone intuizioni non mancano. Per esempio è il film dell’universo X-Men che più di tutti spinge l’acceleratore sulla mutazione come metafora della pubertà, con tutti gli aspetti negativi che essa comporta. Se nei capitoli precedenti la questione era appena accennata, qui la scoperta dei poteri è vista come un processo doloroso, sia a livello fisico che emotivo, che riflette le ansie, le paure, il disorientamento e il senso di solitudine che caratterizzano il passaggio dall’infanzia all’età adulta.
Oltre a questo, la pellicola affronta anche altri temi, come il senso di colpa e l’autoaccettazione. Argomenti importanti e tutt’altro che banali, che sfortunatamente non trovano uno sviluppo adeguato nella storia. L’impressione è che The New Mutants si limiti solo a scalfire la superficie di quello che voleva dire, e chissà se un minutaggio maggiore avrebbe aiutato (il film dura poco più di 1 ora e mezza). Ma in generale tutta l’opera è percorsa da questa sensazione di “vorrei-ma-non-posso”. A partire purtroppo da quello che doveva essere l’elemento di maggior richiamo: l’orrore.
Per quanto il tasso di violenza sia piacevolmente spinto per gli standard del PG-13 (beccati questo, Venom!), la paura vera e la tensione latitano. Tolta qualche sequenza azzeccata con gli Uomini Smiley, si vede lontano un miglio che Boone non è a suo agio con l’horror e, per una volta, avrei preferito che i reshoot pensati per migliorare tale aspetto si fossero svolti davvero.
Il regista se la cava decisamente meglio sul versante adolescenziale (non poteva essere altrimenti, visti i precedenti). I rapporti di complicità, affetto e rivalità che si instaurano tra i giovani mutanti sono tratteggiati con precisione e naturalezza. In questo Boone è aiutato dalla bravura degli attori (la Taylor-Joy su tutti) e dall’ottima chimica di cui godono. Peccato solo che i personaggi, pur essendo ben caratterizzati, non abbiano tutti un arco narrativo ben definito (mi riferisco in particolare a Bobby). Fanno eccezione Dani e Rahne, protagoniste di una storia d’amore omosessuale coraggiosa per il genere e per nulla forzata, che costituisce forse la parte migliore del film.
Certo, per ogni passo in avanti se ne contano almeno tre indietro. The New Mutants rimane un prodotto ambizioso ma timido, che promette tanto per poi osare poco. A mancargli è il coraggio di proporre qualcosa di davvero innovativo e memorabile, capace di rivoluzionare il mondo dei lungometraggi tratti da fumetti. Al contrario preferisce adagiarsi sui canoni dello young adult e tendere alla semplificazione. Se però si accetta tale realtà, ciò che resta è comunque un B-movie più che godibile, che si lascia guardare con piacere e (salvo un terzo atto troppo frettoloso) scorre senza intoppi per tutto il suo runtime.
Quindi The New Mutants è promosso o bocciato? Diciamo che è il tipico film il cui dietro-le-quinte è più avvincente del risultato finale. C’è molto potenziale inespresso al suo interno, tante idee che non hanno trovato sbocco e che non potranno più essere esplorate in futuri seguiti. Sì, perché uno degli effetti dell’accordo Disney-Fox sarà l’imminente riavvio della saga degli X-Men, stavolta nel contesto del Marvel Cinematic Universe. Ciò vuol dire che difficilmente la trilogia di Boone verrà completata e The New Mutants sarà, a titolo ufficiale, l’ultimo capitolo della serie.
Se devo essere onesto, gli X-Men meritavano un commiato migliore, specie dopo quel primo tentativo fallimentare che è stato Dark Phoenix. Eppure, tenendo conto di tutti gli incidenti di percorso che ha attraversato, è chiaro che poteva andarci peggio (qualcuno ha detto Fant4stic?). Già solo per non essere quel disastro annunciato che tutti temevano, The New Mutants andrebbe premiato. Magari non sarà la pellicola rivoluzionaria che sperava di essere, ma la sufficienza tutto sommato riesce a strapparla.