The Night Of è la nuova serie HBO con John Turturro: da non perdere.
Oggi parliamo di The Night Of, serie evento della HBO, uscita a luglio sulla rete americana e prevista in Italia per novembre. Ispirato ad una serie britannica, l’idea del pilota nasce nel 2012 ma la progettazione parte solo l’anno successivo – per bloccarsi subito a causa della morte di uno degli attori protagonisti, James Gandolfini. Così il testimone passa prima a Robert De Niro e poi a John Turturro, che accetta di trasformarsi in John Stone, avvocato difensore. È il 2014. Due anni dopo, scelto anche Riz Ahmed nei panni di Nasir Khan, altro protagonista e centro del racconto, il telefilm è prodotto. E’ una miniserie di otto puntate, in pratica un lungo film di otto ore e mezza.
Ma di cosa tratta The Night Of? È un crime procedurale che racconta le conseguenze della folle nottata newyorkese di Nasir (Naz per gli amici), giovane universitario pakistano. Bravo ragazzo, brava famiglia, bravo studente; fa i compiti per i figaccioni della squadra di basket e una sera riesce a farsi invitare a un party in centro. L’amico gli dà buca e allora Naz prende di nascosto il taxi del padre e parte. Ma la luce open del taxi non si spegne e una ragazza, Andrea Cornish, sale chiedendo di farsi portare al mare. E’ bella e sfacciata, Naz cerca di farla scendere ma alla fine cede; il mare è un po’ distante e quindi si dirigono verso l’Hudson.
Lì Andrea gli dà una pasticca di molly e una volta a casa inizia l’incubo. Alcol, droga, sesso; un risveglio stonato in cucina senza memoria alcuna, e la scoperta del cadavere insanguinato della ragazza in camera da letto. Questo tutto nella prima mezz’ora della prima puntata – quindi state buoni che non vi sto spoilerando nulla.
E’ da questo prologo un po’ mistery (dato che noi, di fatto, non sappiamo se Naz è davvero innocente oppure no) che il telefilm prende il via, dipingendo lo svolgersi di eventi cupi e drammatici. La carcerazione di Nasir ci sembra kafkiana – perché subito tendiamo a credere a questo ragazzo “dagli occhi da Bambi”, asmatico (il suo spray cortisonico viene trovato sulla scena del crimine) e quindi inconsciamente fragile ai nostri occhi. Com’è possibile che quel giovane sia colpevole di un simile scempio? Non può essere stato lui. E ci sconvolge il procedere cieco della giustizia, che in attesa del processo lo chiude a Rikers insieme al peggio del peggio.
Lì assistiamo alla sua trasformazione, da Naz a Sinbad, e la nostra bussola morale perde il Nord. Rasato, tatuato e muscoloso; così diventa lo studente modello che conoscevamo, si trasforma nell’arabo spacciatore che tutti gli americani (e tutti gli europei) hanno imparato ad evitare come la peste dopo l’11 Settembre. E lì, in aula con giudice e giuria, noi smettiamo di credergli. Persino la madre si domanda: ho davvero dato la luce a quel mostro? Solo John Stone, il suo squattrinato avvocato difensore, sembra non cedere alle apparenze. Non tanto perché davvero crede nella sua innocenza (un avvocato sa bene che la verità non è mai la difesa migliore), ma perché la sua esperienza in drogati, assassini e mascalzoni gli dice che qualcosa non torna.
È proprio Stone, quell’uomo vestito di stracci e sandali, con i piedi devastati dall’eczema, rifiutato dal figlio e dalle donne, l’unico a cercare di risolvere il mistero (badate bene, non di scagionare Naz), puntata dopo puntata, nonostante il suo unico fine sia essere pagato – subito e bene. Indizi, foto, video: tutto si somma sulle spalle di Nasir e Stone, e Chandra, l’avvocato che difende il ragazzo davanti la giuria e che paga Stone per aiutarla. Tutto studiato a puntino per farci credere il peggio delle persone di fronte a noi, solo per come appaiono. Polizia compresa, che con il Detective Dennis Box (definito come una subtle beast, una belva subdola, come si nota dai suoi interrogatori) assegnato al caso, descrive vizi e virtù di un sistema assurdo. Il poliziotto fiuta e cerca la verità, com’è giusto che sia, ma non si ferma di fronte a nulla, proprio come John Stone fa dall’altro lato della barricata. Basta arrivare al dunque: capire cos’è successo quella notte d’oblio.
La trama cattura (è pur sempre un giallo), ma sono i personaggi, le loro imperfezioni a conquistare il pubblico: la tragica umanità di cui sono permeati, la tristezza, la solitudine, la rabbia. Le poche parole e lo sguardo perso di Nasir dicono tanto di lui, così come è rivelatore il sollievo di Stone nel potersi rimettere le scarpe. The Night Of descrive questo: cosa fa di un persona un uomo? Cosa la rende viva? La fiducia di un genitore, l’abbraccio di una donna, una stretta di mano, una pozione contro l’eczema.
Ma cosa può far diventare un uomo… un mostro?
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