Film

The Old Guard: Ho attraversato gli oceani del tempo per trovare la noia

The Old Guard è il tipico film da guardare attorno alla pizza mentre si fa caciara per non prestare attenzione a una trama che invece ci farebbe urlare un grosso “vaffa” allo schermo. Fosse per me mi fermerei qui, ma sarebbe ingiusto non dedicare almeno altre due righe a un prodotto che sin da trailer e poster si presentava come mediocre, contrariamente a quanto sostenuto da certe penne oltreoceano che paiono esaltarsi per ogni cosa.

A conti fatti, le premesse di The Old Guard non sono nemmeno male: Andy (Charlize Theron) è il leader di un gruppetto di mercenari immortali che attraversano le epoche svolgendo missioni ad alto rischio. Assunti dall’ex CIA Copley (Chiwetel Ejiofor), Andy e compagni si recano in Sudan per salvare dei bambini rapiti, ma tutto si rivela un’imboscata del committente che vuole venderli a un’industria farmaceutica intenzionata a ottenere la loro immortalità. I veri problemi iniziano quando si è trattato di ricamare una trama convincente sopra queste sinossi, ispirate a un fumetto di Greg Rucka su disegni Leandro Fernandez. Ma partiamo dalle cose belle.

The Old Guard è diretto da Gina Prince-Bythewood, regista perlopiù di commedie e drammi alla sua prima prova nell’action puro. Bisogna dargliene atto, le scene di sparatoria o zuffa non arriveranno ai livelli di un John Wick o (per restare in tema “originali Netflix”) Tyler Rake ma sono girate molto bene e costituiscono un buon motivo di intrattenimento adrenalinico e violento al punto giusto. Però la Prince-Bythewood nasce per prima cosa come cineasta attenta agli attori, e la cosa si riflette sulle performance, davvero decorose pur non esaltanti.

Charlize Theron ormai è un po’ come Liam Neeson, accetta di menare come un fabbro in tutti gli action che le vengono proposti e al solito è sempre all’altezza della situazione. Dopo essere esploso nel ruolo dello “Zingaro” in Lo chiamavano Jeeg Robot, Luca Marinelli mostra tutta la sua espressività anche oltreoceano, e vederlo brandire una spada in un modo che fa impallidire Harry Potter, lo ammetto, mi ha dato grande piacere. Il cast di supporto presenta volti piuttosto anonimi ma professionali, con l’eccezione di un Chiwetel Ejiofor col pilota automatico e a sorpresa di un quasi scheletrico Harry Melling (l’antipaticissimo Dudley Dursley) nel ruolo del folle magnate di turno.

Le mancanze di The Old Guard sono tutte nel manico, ovvero la sceneggiatura. Il sottotesto della diversità (immortalità e omosessualità) come fonte di dolore ed emarginazione rimane a malapena accennato, perdendosi in una tutto sommato classica storia alla 007 priva di guizzi. Nessun dialogo è mai davvero ficcante, la trama scorre piatta e telefonata in ogni risvolto, e lo stesso fattore immortalità rischia di privare le sequenze d’azione (salvo un paio di casi) della sensazione di pericolo necessaria a farci preoccupare per le sorti dei protagonisti.

Ciò che però ti fa davvero gridare al cringe in The Old Guard è la colonna sonora, una playlist di canzoni pop che per nulla ci azzeccano con l’atmosfera e le scene d’azione. Possono starci se si è un pubblico più giovane che non presta attenzione a queste cose, ma stonano tantissimo e provocano più di una risatina involontaria a chi ha da un pezzo abbracciato il cinismo dell’età adulta. Nulla a che vedere con l’uso suggestivo dei Queen in Highlander, di cui si preferisce la visione.

Riccardo Antoniazzi

Classe 1996. Studente di lettere moderne a tempo perso con il gusto per tutto ciò che è macabro. Tenta di trasformare la sua passione per la scrittura e per il cinema in professione.
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