
The Old Man & the Gun – L’addio più romantico di sempre
Lowery, my dear Lowery…
The Old Man & the Gun è l’addio alle scene di Robert Redford. The Old Man & the Gun è l’ultimo film del regista più promettente che gli States abbiano da offrirci, David Lowery. Un’istituzione vivente e un altro eclettico prodigio in regia. Direi che le premesse ci sono tutte, che dite? Armato di cappuccino e di una voglia irrefrenabile di perdere la testa per un film, ecco che mi siedo in platea.
Si spengono le luci, ma solo dopo un monologo del mio amico Monda. Clip de La Morte corre sul fiume completamente a caso. Ora si comincia per davvero.
Gli occhi colmi di lacrime e di sogni
La storia è quella di un ladro di banche, di un maestro della fuga di nome Forrest Tucker (personaggio realmente esistito); un uomo elegante, dai modi gentili e amichevoli tanto da suscitare simpatia nelle sue “vittime”. Un giorno, nel mezzo di una fuga dalla rapina, Forrest incontra Jewel mentre cerca di riparare il suo mezzo. Due chiacchiere e tra i due c’è subito alchimia; lui ne rimane ammaliato. Come innamorato.
A dare la caccia a quella banda di vecchietti rapinatori, il det. John Hunt, il ritratto del bravo padre di famiglia e dell’eterno sfigato.
Innanzi tutto, lasciatemi dire una cosa: poche volte in vita mia ho visto un film dove i personaggi fossero scritti e cuciti come abiti ai propri interpreti. The Old Man & the Gun è fin dalla sequenza iniziale un’opera colma di amore per il cinema, di eleganza estrema e di gusto estetico davvero raro. Me l’hai fatta di nuovo, Lowery. Dal primo all’ultimo minuto si respira romanticismo, ma non quello delle frasi scritte su Facebook: The Old Man & the Gun ha un’anima soul, piena di note country blues e di sfumature jazz che accompagnano i meravigliosi fotogrammi di un heist movie con i controcazzi. Tempi giusti in ogni momento, poco importa che si tratti di tensione, d’azione o di commedia. Quanto sei bravo Lowery?
E poi che attori! Da un magnifico Robert Redford nei panni del rapinatore, a un sempre perfetto Casey Affleck, a una Sissi Spacek come non la si vedeva da tempo fino a Donald Glover… Tutti in parte, tutti grandiosi e perfettamente scritti.
Volevo piangere dalla contentezza. E l’ho anche fatto.
Così nel genere, così dritto al cuore
Come detto poco fa, è la scrittura a fare davvero la differenza: non troverete un dialogo moscio, mal scritto o privo di significato; un’ironia pungente, manco per idea decontestualizzata e un tono nostalgico che riesce a dare quel qualcosa in più. Ogni dettaglio conta e tutto viene narrato con una mano perfetta in regia: mai eccessivo, mai fine a sé stesso, Lowery fa di The Old Man & the Gun un film di genere inserendoci poi ogni altro genere esistente. Mancava solo l’horror con Forrest che staccava a morsi la testa di qualcuno e avrei gridato al Quarto potere.
Una sceneggiatura e una colonna sonora che valgono già ogni premio esistente per quanto mi riguarda, con quel finale toccante che mi ha fatto tornare bambino e sognare a occhi aperti in una sala piena di gente. Una ricerca dell’Io, un’odissea alla scoperta di chi siamo realmente e che cosa conta davvero nelle nostre vite. Il tutto narrando la storia di un vero stronzo e di un criminale, ma vorrei evitare i moralisti come la peste.
Più passano le ore, più The Old Man & the Gun decanta, più ho voglia di vederlo ancora. Perché saprà farvi amare, per un’ultima volta, quel mostro sacro di Robert Redford; perché è riuscito a scalfire il mio cuore algido grazie a un sorriso. Perché The Old Man & the Gun è il motivo per cui amo il Cinema: saper raccontare una storia con il cuore, diretta e senza pretese… facendo emozionare tutti. L’importante è mettersi in gioco, anche a una certa età, con il sorriso sempre stampato in volto.

Ora vi ho messo troppo hype. My bad. Colpa di una recensione da fanboy.