Film

The Outsider, o come imparai ad amare e diventare membro della yakuza

The Outsider: Netflix che cerca di alzare il tiro

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Katane. Yakuza. Jared Leto.

E va bene. E va bene. Accendo la tv, dannazione. Eccomi. Ma che modi.

Diciamo che questa è stata la reazione quando ho notato l’uscita di questo The Outsider. Uno degli ultimi lungometraggi che mamma Netflix ha prodotto con le sue manine belle. Ovviamente, dato il mio amore spassionato per gli yakuza movie, il cinema orientale e l’exploitation non potevo sottrarmi, così eccoci qui, con una paccata di biscotti in grembo e poca memoria a breve termine sulle indicazioni allarmiste della mia bilancia. La yakuza è più importante, si sa.

Siamo in Giappone (ma va?) negli anni ’50. In una prigione di stato, aspra come solo i giapponesi riescono a inasprire le cose, un ex soldato americano sconta una pena (non si sa perché) e salva all’ultimo momento un giapponese che era stato bellamente impiccato dai soliti boss della prigione che ce l’avevano con lui. I due vengono rinchiusi nella stessa cella a giocare a mahjong, fino a quando all’amico nipponico viene una strepitosa idea brillante per evadere. Di quelle che, sticazzi, perché non ci ha mai pensato nessuno?! Seguite il filo eh…

  • Prendo un coltello rimediato in cucina e lo affilo il più possibile sfregandolo sul pavimento. Il Miracle Blade III Serie Perfetta fatto in casa. Anzi, in prigione.
  • Mi metto in posizione da samurai e col suddetto coltello mi apro la pancia da parte a parte, senza emettere il benché minimo suono, ché non siamo a un raduno di scream-queens.
  • Il mio compagno di cella, incaricato di tenermi insieme i lembi della pancia, si spolmona per chiamare le guardie.
  • Le guardie arrivano.
  • Mi portano in ospedale.
  • Prima di svenire dico ai miei amici yakuza di andare a liberare anche il mio amico yankee che mi ha salvato dall’impiccagione e tenuto insieme la pancia mentre le mie budella volevano andare a fare un po’ di footing.
  • Evasione pierfieeeetta.
the outsider
“Il sashimi che hai avanzato non è compreso nell’all you can eat“.

The Outsider, prima avevi la mia curiosità, ma ora hai la mia attenzione”.

Il film, da questo punto in avanti, si trasforma in uno yakuza movie, visto però dalla prospettiva di un americano che si appropinqua al mondo delle famiglie di Osaka in lotta per il potere, in particolare quella degli Shiromatsu e dei Seizu. Uno dei traffici più frugiferi è quello dato dallo smantellamento di torpediniere utilizzate nella Seconda Guerra Mondiale e riconvertite in tonnellate di metallo da rivendere, oltre che il solito pizzo imposto ai commercianti della zona, il gioco d’azzardo e gli alcolici.

Nick (Jared Leto) verrà posto davanti alla scelta di continuare la sua sanguinosissima discesa agli inferi della yakuza, oppure tornare alla sua vita in America, rischiando tra l’altro una cattura per diserzione. La scelta è presto fatta e suggellata dai tatuaggi Irezumi che si fa realizzare sull’intera superficie della schiena.

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Ovviamente da The Outsider non aspettatevi un capolavoro, perché non lo è affatto. È sicuramente un buon film, con un attore sempre in palla, che interpreta una specie di sinistro spaventapasseri bianchiccio che ricorda molto il Jake Gyllenhaal visto in Lo sciacallo – Nightcrawler: emaciato, scheletrico, affascinato dal male e determinato a giungere ai suoi scopi, anche se questo comporterà aprire qualche gola.

Con le recenti uscite di Annientamento e The Outsider si vede che Netflix sta cercando di alzare il tiro, per provare a battersela coi colossi che escono nelle sale cinematografiche, ma – anche se i miglioramenti sono sensibili – per un motivo o per l’altro si nota ancora troppo la discrasia tra questi e gli altri lungometraggi. I difetti anche in questo caso sono palpabili, come una sceneggiatura in certi passaggi un po’ troppo scrocchiarella, una caratterizzazione dei personaggi secondari pressoché assente e un protagonista che molto spesso langue in silenzi fin troppo eccessivi, che contribuiscono di certo a tratteggiarne bene la sagoma, ma mai ad andare a fondo nelle sue motivazioni. Viste queste premesse avrebbero certamente potuto buttarla in caciara e pigiare sul pedale del divertimento, invece che insistere su quello di un dramma-noir a tratti algido e imbustato, ma non privo di moltissimi spunti di interesse.

Federico Asborno

L'Asborno nasce nel 1991; le sue occupazioni principali sono scrivere, leggere, divorare film, serie, distrarsi e soprattutto parlare di sé in terza persona. La sua vera passione è un'altra però, ed è dare la sua opinione, soprattutto quando non è richiesta. Se stai leggendo accresci il suo ego, sappilo.
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