
The Prestige: Christopher Nolan e il suo miglior trucco
Ora, osserva attentamente…
Che cos’è, per tutti noi, un’ossessione? Una crescente preoccupazione? O la paura di poter perdere qualcosa di veramente prezioso, che custodiamo gelosamente? Christopher Nolan prova a darci una risposta, mettendo in scena la sua opera più profonda e intima: il film è del 2006, ed è The Prestige.
Nella Londra di fine ‘800, ormai all’epilogo dell’età vittoriana, due illusionisti, Angier (Hugh Jackman) e Borden (Christian Bale) lavorano come aiutanti di scena per il signor Cutter (Michael Caine), fino a quando un terribile incidente durante un numero di magia porterà i due giovani prestigiatori ad affrontarsi in una vera e propria sfida per realizzare il trucco perfetto, tra sabotaggi e conflitti interiori.
Immediatamente, il film è presentato (nel vero senso della parola) nei tre diversi atti che lo compongono: “la promessa”, “la svolta” e “il prestigio”. Per il suo trucco, Nolan cela il segreto nella struttura narrativa che ruota su sé stessa, creando così una spirale ipnotica; è attraverso flashback, ricordi e pagine di diari che la storia prende finalmente vita (scelta stilistica già adottata e adoperata agli estremi in Memento).
Sarebbe riduttivo però attribuire solo all’apparente complessità della linea temporale la bellezza e il motivo dell’efficacia della pellicola; a brillare sono i personaggi, dal dualismo tra i protagonisti maschili alle figure femminili di Olivia (Scarlett Johansson) e Sarah (Rebecca Hall), ognuno di essi riesce a far sì che lo spettatore possa affezionarsi, empatizzare e provare quel desiderio di felicità e realizzazione di cui sono alla disperata ricerca, affrontando con lo loro delusioni, ostacoli e sofferenze.
Lo scontro del (fine) secolo
Per Angier e Borden, la felicità non è che pura utopia; un sentimento fugace, oppresso dalla smania di potere e di successo e dal desiderio di vendetta. Spinti ad una lotta continua, i fardelli che si affliggono sui due prestigiatori non sono altro che le loro ossessioni più recondite e la innata propensione all’autodistruzione.
In un film come The Prestige, che non ha paura a giocare con i generi (dalla fantascienza, al dramma e al thriller), i protagonisti sono sicuramente tra i personaggi più riusciti e meglio scritti da Nolan: ambizioni che si spingono oltre ogni limite fisico e scibile dell’umano, uomini dediti al sacrificio e mai mossi da ragioni banali; a ogni visione si riesce a comprendere una nuova sfaccettatura dei loro caratteri tanto simili quanto distanti nel profondo. Questa vicinanza tra i due non è altro che un ulteriore punto di forza per il film.
Un cast stellare per una sceneggiatura di ferro
In The Prestige ci si interroga su quanto possa essere difficile amare, condividere la propria vita con qualcuno, dedicandogli le giuste attenzioni o l’amore che si merita. Il crescente dolore e la lenta rassegnazione trasmesso dal personaggio di Sarah, moglie di Borden, mette il luce tutte le crepe del loro rapporto; una donna costretta a ritagliarsi un piccolo spazio nel cuore del suo amato e condividerlo con l’ingombrante presenza della magia e dei segreti.
Inizialmente presentata come mero oggetto del desiderio (sensuale come nessuna donna probabilmente è stata nei film di Nolan), il personaggio di Olivia non è altro che lo sguardo nell’anima di Angier e la tentazione nascosta di Borden; voce della verità e una personaggio capace di compiere scelte difficili.
Il cast di contorno è stellare: da un sempreverde Andy Serkins a un elegantissimo e meraviglioso David Bowie nei panni di Nikola Tesla; a non brillare particolarmente questa volta è Michael Caine, infatti John Cutter è un personaggio contraddittorio, non incisivo e motivo di confusione per lo spettatore.
Il passato non è mai stato così futuristico
In un involucro apparentemente freddo e distaccato, la fotografia di Wally Pfister gioca con i contrasti chiaroscuro e un taglio di luce che sembra quasi celestiale. La resa finale è perfetta, riuscendo a creare atmosfere più cupe man mano che la storia prosegue.
Se l’ambientazione richiama le grandi scoperte in ambito scientifico e tecnologico di fine ‘800, Nolan al contrario ci cala in un’apparente realtà alternativa: nell’illusione del regista, lo spettatore viene catapultato nel futuro; ipnotizzato e ingannato gli viene chiesto di immergersi in una dimensione onirica e realistica allo stesso tempo.
L’occhio onnisciente di Nolan
Dal trucco alla scenografia, l’intervento registico è meticoloso: narra la faida tra due uomini spinti al limite delle proprie possibilità, destrutturando il racconto e presentandolo come un trucco di magia; l’insistenza su questi temi per praticamente tutta la durata del film potrebbe essere intesa anche come un limite per lo spettatore, che già ad una seconda visione potrebbe però cogliere i foreshadowing disseminati per la pellicola e compiacersene.
Un Nolan ai massimi livelli, che forse nella sua carriera ha toccato altre poche volte; tra i più amati dalla sua “fan-base” e tra i più apprezzati dalla critica, The Prestige vi lascerà spiazzati, con più domande che risposte; un film che riesce a intrattenere e allo stesso tempo colpisce per il suo calore e la sua raffinatezza. Una cicatrice indelebile nel mio cuore.