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The Purge Trilogy – I B-Movie di cui avevamo bisogno

Che cos’è The Purge?

È opinione comune associare il filone dei B-movie al sinonimo scadente; tutti quei film girati con due lire che vengono trasmessi la notte in ottava serata su Italia 1, per intenderci. Il pubblico però tende sempre a concentrarsi sull’aspetto più trash del prodotto, dimenticandosi uno dei fini più importanti di questo macro-genere: intrattenere e veicolare il messaggio del regista.

Prendiamo come esempio la trilogia di The Purge, diretta da James DeMonaco: ci troviamo di fronte a un franchise nato come B-movie e concepito come blockbuster; nonostante sia rivolto ad un’ampia fetta di pubblico, poiché si presenta come un cocktail di generi appetibili (dall’horror, all’action e al thriller), non perde di vista il suo obbiettivo, rimanendo fedele a un impegno sociale e politico.

Questi film non brillano di certo per sceneggiature di ferro o per una narrazione perfetta, è sicuro però che questa trilogia mostra una rara voglia di portare alla luce gli aspetti più inquietanti della violenza made in USA. Le parole d’ordine, dunque, sono coerenza e coscienza di sé.

– Gita a Washington 2040 –

La trama e i film

In una realtà alternativa o in un futuro distopico, nel 2022 gli Stati Uniti sono uno stato ancora più prosperoso di quanto non lo siano oggi; la criminalità è diminuita drasticamente e il tasso di disoccupazione è solo 1%. Merito dei Nuovi Padri Fondatori e della Notte dello Sfogo, durante la quale per 12 ore ogni cittadino è autorizzato a commettere ogni genere di reato, compreso l’omicidio. Immuni da questa dinamica sono però proprio i politici; una strategia che permette dunque ai cittadini statunitensi di liberare la rabbia e le frustrazioni represse degli scorsi 364 giorni tra di loro, per poi ritornare all’aura di apparente gentilezza e bontà di una società filo-nazista e fratricida.

Operazione commerciale di tutto rispetto (visti i discreti incassi al botteghino), la trilogia di The Purge, reso in italiano con lo sfogo e nei titoli con La notte del giudizio, è un (quasi) perfetto esempio di filone cinematografico di serie b del XXI secolo, richiamando la muscolarità degli action anni ’80 e scegliendo di spaventare lo spettatore con jumpscares piuttosto cheap, ma sempre contestualizzati.

Progetto iniziato nel 2013 con il primo capitolo, un home invasion forse non pienamente compreso dal pubblico, al quale viene solo mostrato un microcosmo nell’universo dello sfogo, The Purge procede per gradi, mostrando con questo film come il pericolo di questa notte si annidi in un quartiere benestante e borghese, stereotipato e fastidiosamente perfetto.

La visione si allarga progressivamente con il secondo capitolo, The Purge: Anarchy, dove il film cambia respiro, rinuncia in parte a gli ambienti claustrofobici del primo e diventa quasi un revenge movie. Lo spettatore vive insieme al gruppo dei personaggi principali il terrore della città e dei pericoli in essa dispersi, sentendosi costantemente braccato.

Il tasso di tamarraggine aumenta a dismisura nell’ultimo capitolo, The Purge: Election Year, dove politica, culto religioso e componente action portano il tutto ad un livello di intrattenimento molto alto, ma allo stesso tempo politicamente impegnato.

– Vincitore del premio “Studente dell’anno” –

No hero, no problem?

Scordatevi un vero e proprio protagonista per ogni film. Filo conduttore tra i tre diversi capitoli è Dwayne, interpretato da Edwin Hodge, ovvero un ribelle appartenente ad un movimento di protesta contro i Nuovi Padri Fondatori; difficile però considerarlo un vero e proprio protagonista, più un richiamo tra i film della saga, nonostante la sua parziale evoluzione capitolo dopo capitolo.

Di tutta la possibile carne da macello che ci viene presentata (sì perché di quello si tratta), lo spettatore potrà provare ad affezionarsi più facilmente a Leo Barnes (Frank Grillo), prototipo per eccellenza di badass e personaggio rilevante nel secondo e terzo film.

Oltre a queste due figure, però, una delle piccole imperfezioni della trilogia sta proprio nel fatto di non riuscire a far percepire la forza e la sinergia tra i personaggi, che risultano eccessivamente stereotipati e caricati nella recitazione.

Proposti come film corali in cui la sopravvivenza del gruppo è la condizione chiave (che sia della famiglia o di un manipolo di sconosciuti questo non ha importanza), la caratterizzazione dei singoli non è del tutto da buttare, ma il vero motivo d’interesse sta nel sottotesto politico e nella disumanità della Nuova (vecchia) America.

– Un surrogato di stereotipi e band punk-rock –

Il potere ai potenti e la denuncia di DeMonaco

In questo Halloween di sangue le strade sono costellate di pazzi mascherati, sadici e gruppi militarizzati. Ma non è solo la pura follia a farne da padrona: all’appello abbiamo un governo calcolatore che i propri membri, i Nuovi Padri Fondatori vedono in uno stato ipocrita una terra in cui non c’è spazio per la povertà; traffico di denaro, mercato di armi e la criminalità organizzata sono una componente necessaria di questa notte nonché il volto oscuro e l’altra faccia di quest’America Rinata e guerrafondaia.

Il piano per il bene superiore passa dalla corruzione e dal desiderio di arricchirsi; la visione utopica e imperialista di uno stato modellato sulla dottrina nazifascista, questo il quadro dipinto da James DeMonaco: con lui dietro alla macchina da presa a dirigere tutti e tre i capitoli, l’intero filone mantiene una coerenza stilistica piuttosto rara nella Hollywood di oggi, soprattutto per un prodotto presentato come un involucro da blockbuster ma che ha al proprio interno una poetica da cinema d’autore.

-Un giovane Papa Bergoglio serve messa –

Figli di Carpenter e di GTA

Considerabile un unico lungometraggio da quasi 5 ore, The Purge Trilogy è il risultato dell‘influenza carpenteriana, di cui film come 1997: Fuga da New York e Essi vivono ne condizionano l’ambientazione e le tematiche. La condanna all’indole guerrafondaia, al consumismo e la denuncia alle condizioni di vita più disparate delle minoranze razziali sono tematiche riprese da Carpenter, vate registico evidentissimo per DeMonaco.

Dall’eleganza e l’ostentata ricchezza di The Purge, il viaggio dello spettatore continua nei bassifondi e nelle strade di Los Angeles in un escalation che porta la saga verso richiami ed estetica video-ludici nel panorama della capitale Washington (un videogioco a stampo GTA su questi film non sarebbe affatto una brutta idea).

– Ho sbloccato le armi con i trucchi!! –

Dalla parte dei più deboli

Una saga, cinematograficamente parlando, tutt’altro che perfetta, con alcuni buchi di sceneggiatura fin troppo evidenti e alcune scelte da parte dei protagonisti alquanto discutibili, ma che riesce nel suo intento primario: divertire e far riflettere.

Attualissimi come pochi altri film riesco ad esserlo, la trilogia mostra lo scontro e tra fazioni più povere (rappresentate generalmente da gruppi afroamericani) e i conservatori nazionalisti USA; nelle notti in cui la gente “libera la bestia” nel tentativo di purificarsi, la resistenza simboleggia i movimenti di protesta dei fine anni ’50 rivendicando il proprio diritto alla vita. Una nuova guerra di secessione, narrata per immagini, dove la violenza ne fa da padrona.

– Ernesto “El Che” Guevara (2023) –

E non finisce qui…

Mai apprezzata fino infondo dalla critica oltreoceano (per usare un eufemismo), il rischio è di guardare a questa saga come troppo self-serious, ma armati di spirito giusto il risultato finale è più che godibile.

Con un prequel in produzione, The Purge: Island, ma con DeMonaco più defilato e relegato alla produzione, la saga sembra non fermarsi qua ed è intenzionata a mostrare gli oscuri misteri che hanno portato all’elezione dei Nuovi Padri Fondatori.

In attesa del nuovo capitolo, il rewatch o la visione sono d’obbligo, tanto quanto dare una possibilità a questi film massacrati da tutti, ma che nell’industria cinematografica di oggi portano una ventata di aria fresca.

Ora la scelta sta a voi, se liberare la bestia o combattere contro lo sfogo.

– A tutti voi, un buono sfogo! –

Davide Casarotti

Antipatico e logorroico since 1995. Scrivo di Cinema da quando ho scoperto di non saper fare nulla. Da piccolo volevo fare il cuoco, crescendo ho optato per il giornalista; oggi mi limito ad essere pessimista, bere qualche birra con gli amici e andare al Cinema da solo. Giuro, non sono una brutta persona.
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