Film

La forma dell’acqua – The Shape of Water: innamoratevi del mostro della laguna

Il giorno stesso in cui La forma dell’acqua – The Shape of Water è stato presentato in anteprima al Festival del Cinema di Venezia (qui il Daily 2 in cui ne parlammo) fu definito “capolavoro istantaneo”.

La forma dell'acqua

L’ultima fatica di quel geniaccio di Guillermo Del Toro è infatti in qualche modo la summa di tutti i suoi film precedenti.

Come il primo Tim Burton, infatti, Del Toro ha dimostrato di sapersi destreggiare con generi diversi conferendo a tutti il proprio stile. Se Burton rivoluzionò i cinecomic con i due Batman, Del Toro ha infuso la propria inquietante magia ai due Hellboy. Come Burton fece una straordinaria incursione nella fantascienza con Mars Attacks!, così Del Toro è riuscito nell’intento non facile di portare sugli schermi l’estetica degli anime giapponesi sui robottoni con Pacific Rim. Ma se le atmosfere gotiche di Tim Burton sono spesso strumento di evasione dalla realtà, incubi infantili fatti per turbarci ma da cui è possibile risvegliarsi, il cuore pulsante di Guillermo Del Toro è mischiare alla favola dark il crudo realismo.

Tutto questo è presente in La forma dell’acqua, ambientato durante gli anni della Guerra Fredda, grandioso approccio di Del Toro a un altro genere: il romance.

La protagonista

La vera protagonista di La forma dell’acqua è in realtà… l’acqua. Non è solo un riferimento buttato lì, ma quasi un’entità che domina il film in tutte le sue parti. L’acqua è l’habitat naturale della Creatura. L’acqua è la pioggia. L’acqua dà vita a una delle immagini più poetiche del film, su cui infatti si apre. L’acqua è ciò che filtra dalle porte, dalle pareti. L’acqua è persino lo scrigno dove fin dall’inizio del film viene consumato il piacere sessuale. L’acqua è, insomma, una dimensione in cui Elisa si trova inspiegabilmente a suo agio.

La forma dell'acqua

Poi c’è lei, Elisa appunto, interpretata da Sally Hawkins: una donna muta che lavora in un laboratorio governativo di Baltimora tenuto sotto stretta sorveglianza dai russi. C’è chi dice che questo film è un retelling de La Bella e la Bestia, ma già Elisa è una freak: nessuno sa da dove viene, è stata trovata da piccola sul greto di un fiume con delle cicatrici sul collo e senza corde vocali, come se qualcuno gliele avesse asportate di proposito. I suoi unici due amici sono a loro volta dei “freaks” per quell’epoca: Zelda (Octavia Spencer), collega afroamericana complementare di Elisa – tanto una tace quanto l’altra parla – discriminata due volte in quanto nera e in quanto donna; e Giles (Richard Jenkins), vicino di casa, omosessuale di mezza età single e gattaro.

La tematica fantasy, come da tradizione di Del Toro, si lega perciò a una dimensione storica anche troppo realistica. I due argomenti sono evidentemente l’uno lo specchio dell’altro – la Creatura è un’esclusa in una società che genera esclusi.

Il mostro

La forma dell'acquaGuillermo Del Toro è un regista profondamente citazionista – basti vedere il già nominato Pacific Rim oppure Crimson Peak, un mix tra il romanzo gotico e gli horror inglesi degli anni ’50 – ed è impossibile non individuare in La forma dell’acqua un riferimento abbastanza evidente a quel film cult che è Il mostro della laguna nera del 1954, dove un mostro metà pesce metà uomo getta nel terrore un gruppo di scienziati in spedizione nel Rio delle Amazzoni e a un certo punto si incapriccia della donzella in pericolo della situazione, la rapisce e obbliga gli eroi a un salvataggio in extremis.

Se l’estetica della Creatura di Del Toro è chiaramente presa da lì, i rimandi incrociati si sprecano: il Dracula di Bram Stoker, i film di King KongDel Toro però sembra stavolta rendere piena giustizia al mostro e non solo a lui: anche Elisa non è più la vittima. Lei e la Creatura sono pari e si innamorano l’uno dell’altra in un rapporto di perfetta complicità ed equilibrio.

Come interprete della Creatura di La forma dell’acqua ritroviamo una vecchia conoscenza: Doug Jones, già Fauno ne Il labirinto del fauno (il film messicano che lanciò Del Toro alla fama internazionale) e Abe, un altro uomo pesce, nei due Hellboy (oltre che di svariati altri personaggi più o meno camuffati nella filmografia del regista). Una scultura vivente nelle mani di Del Toro, che cambia pelle – è il caso di dirlo – a ogni film, tanto che ormai, sotto i chili di trucco, lo si riconosce comunque, sempre.

La forma dell'acqua

Il sesso

Una cosa che colpì molto la stampa di Venezia è come il film, nel suo essere così particolare e favolistico, tratti in una maniera estremamente realistica e rilassata il tema della sessualità femminile. Nello specifico ci si riferiva a una serie di scene in cui all’inizio del film viene mostrata la routine giornaliera di Elisa, che tra le tante altre attività ne comprende una – ovviamente nella vasca da bagno, dove se no? – tanto banale quanto raramente rappresentata.

In una cultura in cui ancora si propina il cliché della donna praticamente asessuata fino all’arrivo dell’uomo giusto, persino in prodotti che vorrebbero spacciarsi da “trasgressivi” (50 sfumature sempre degno rappresentante), le storie in cui viene mostrato che le donne hanno una libido suscitano ancora una meraviglia significativa. Tanto che Del Toro ha dovuto rispondere a chi metteva in risalto la scena con un semplice “volevo mostrare una serie di abitudini normali.

La forma dell'acqua

E anche in seguito il rapporto non casto di Elisa con la Creatura, che poteva fin troppo facilmente indurre lo spettatore a battute becere, viene trattato con una delicatezza che smonta ogni sarcasmo, ma senza che il discorso venga evitato. Del Toro ci va dritto contro, anzi, rispondendo in anticipo a ogni possibile FAQ sulla fisiologia dell’uomo pesce.

In definitiva, non è solo un amore sublimato alla King Kong e Ann: tra Elisa e il mostro c’è un vero e proprio desiderio epidermico.

Il cattivo

A minacciare Elisa e la Creatura ci pensa quella faccia inquietante di Michael Shannon, che porta sullo schermo un cattivo sadico ma anche estremamente grottesco (dirò una sola parola: dita). Ciò che spinge Elisa ad aiutare la Creatura è assistere alle ripetute violenze inflitte da quest’uomo sul “mostro”.

La forma dell'acqua
La parte più disturbante è mettersi nella prospettiva di quest’uomo: ai suoi occhi, la Creatura è un’entità non umana, minacciosa e che perciò non ha diritti. E qui suonano campane fin troppo familiari: non serve scomodare il mostro della laguna per pensare a casi nella realtà in cui creature di vario genere – umane e non – vengono trattate come aliene e incomprensibili solo in virtù della loro diversità.

Michael Shannon è il bambino che stacca le ali alle farfalle, lo stragista che spara a vista a chi ha la pelle nera, l’impiegato assunto che schiavizza i tirocinanti.

Ne vediamo di simili ogni giorno.

I premi

A Venezia Del Toro ha vinto nientemeno che il Leone D’Oro e sta già bissando questo successo con gli Oscar. Si è portato a casa, infatti, ben 13 nomination, sfiorando perciò la zona record – 14 è il numero massimo di nomination mai raggiunte da pellicole in gara.

Il che è straordinario per un film che è visionario ma di respiro molto semplice e intimo.

La forma dell'acqua

La forma dell’acqua è perciò uno dei principali frontrunner sia ai premi principali, sia per quanto riguarda i premi tecnici. Ancora una volta dovrà confrontarsi con il suo involontario acerrimo rivale fin da Venezia, Tre manifesti a Ebbing, Missouri di Martin McDonagh: ci ritroviamo punto e a capo, poiché sono sicuramente i due principali contendenti al premio principale. Uno ha spuntato il Leone D’Oro, l’altro il Golden Globe al Miglior Film Drammatico. Chi vincerà stavolta?

Del Toro dovrebbe avere invece la vittoria in tasca nella categoria in cui McDonagh non è neanche candidato, ovvero Miglior Regia. E questo completerebbe un cerchio, perché  sarebbe il terzo regista messicano in un decennio a vincere quell’Oscar – l’hanno preceduto infatti i suoi due amiconi Alfonso Cuaròn nel 2014 con Gravity e Alejandro González Iñárritu nel 2015 con Birdman… e di nuovo nel 2016 con Revenant (sborone).

Sinceramente, vorrei che vincesse Sally Hawkins nella categoria Migliore Attrice per questo personaggio dolcissimo e poetico, anche se quasi tutti danno favorita Frances McDormand (sempre per Tre manifesti).

Ma la Elisa interpretata dalla Hawkins è muta e, si sa: la disabilità è notoriamente un acchiappa-Oscar.

Non perdo del tutto le speranze.

Buon San Valentino!

La forma dell'acqua

La distribuzione italiana ha piazzato l’uscita di questo film per il 14 febbraio e devo ammettere che è una trovata di marketing molto azzeccata e divertente.

Vi invito perciò a festeggiare la giornata degli Innamorati innamorandovi anche voi del mostro della laguna!

Anche se temo che vorrà dire farsi strada al cinema nelle orde barbariche che staranno andando a vedere 50 sfumature di rosso.

È qui che mi domando se vi sia un pelo di ironia intenzionale nell’uscita concomitante dei due film.

Tipo: in quella sala lì c’è un film dalle tinte horror su una donna in piena Sindrome di Stoccolma per un mostro. Di là, invece, proiettiamo La forma dell’acqua di Guillermo Del Toro.

E voi, cosa scegliete?

Francesca Bulian

Storica dell'arte, insegnante, fangirl, cinefila. Ama i blockbusteroni ma guarda di nascosto i film d'autore (o era il contrario?). Abbonata al festival di Venezia. "Artalia8" su YouTube, in genere adora parlare di tutto ciò che di bello e sopportabile gli esseri umani sono capaci di produrre.
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